Vino dolce, dall’Università di Scienze Gastronomiche lo studio sul trend del consumo

Uno studio condotto da alcuni studenti dell'Università di Scienze Gastronomiche ha analizzato il trend nel consumo di vino dolce.

Vino dolce, dall’Università di Scienze Gastronomiche lo studio sul trend del consumo

Nel corso di un evento svoltosi presso la Banca del Vino di Pollenzo è stato presentato l’esito di un progetto di ricerca sul campo condotto da 20 studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche, coordinati dal docente del corso di Food Entrepreneurship MIchele A. Fino, che ha analizzato il mercato per studiare il trend di consumo del vino dolce, con focus particolare su Moscato d’Asti e Asti Spumante.

uva-moscato

Lo studio è stato declinato in forma di questionario telefonico in modo da poter creare un contatto diretto con i rispondenti, ed è stato somministrato a un campione di qualità ineccepibile formato da 400 Osterie d’Italia e Osterie del Buon Formaggio della guida Slow Food, ricevendo un totale di 190 risposte. Tra le percezioni generali del sondaggio è emerso che molti ristoratori stanno effettivamente cercando di educare il cliente al consumo dei vini dolci (il 94,3% degli intervistati ha dichiarato di avere almeno un vino dolce in carta), anche risollevando l’immagine del Moscato d’Asti (percepito sovente come prodotto industriale), e che il trend di consumo dei vini dolci è effettivamente basso, ma non in discesa. Dopotutto, c’è da sottolineare che la maggior parte dei consumatori preferisce bere un calice a fine pasto, e raramente ordina una bottiglia intera, e va inoltre considerato che molti preferiscono concludere il pasto con un liquore o un amaro (tanto che il 57,41% degli intervistati ritiene che questa preferenza possa essere la causa del basso consumo generale di vini dolci). E diciamo “concludere il pasto” non a caso: il 62,2% dei clienti lo consuma in abbinamento al dolce, e il 29,1% con i formaggi.

Va evidenziato, inoltre, a proposito del focus su Moscato d’Asti e Asti Spumante, che questi due vini hanno subito un calo di popolarità all’interno del mondo delle Osterie Slow Food. Il Sud Italia merita chiaramente un discorso a parte: qui si è generalmente più attenti alla propria offerta tradizionale, e c’è una grande offerta di vini dolci, liquorosi o fortificati locali che pertanto vengono preferiti alle alternative del resto d’Italia. Il calo di popolarità potrebbe anche essere legato all’imperversare della pandemia, tanto che la maggior parte dei clienti sono soliti ordinare un vino dolce per festeggiare un’occasione particolare (e quasi mai per accompagnare un pasto ordinario) e quindi l’impossibilità di riunirsi con le proprie famiglie per celebrare un qualcosa ha causato una flessione negativa nel consumo.

spumante

Dal sondaggio è emersa anche una scarsa conoscenza riguardo la grande varietà di vini dolci da parte dei ristoratori stessi: il vino più citato è infatti stato il passito che, seppur rappresenti una varietà in costante crescita, ha volumi incomparabili a quelli dell’Asti Spumante e Moscato d’Asti. Inoltre, si può affermare senza ombra di dubbio che quest’ultimo giovi di una reputazione migliore rispetto allo Spumante, tanto che nel solo Piemonte (Regione d’origine di entrambi i vini) solamente il 19% dei ristoratori ha dichiarato di avere un’Asti DOCG in carta (contro il 100% per il Moscato).

Infine, nel corso di un incontro introdotto da una relazione storica di Pietro Stara, sono stati degustati 5 Asti DOCG metodo classico realizzati dalle cantine Marcalberto, Cuvage, Contratto, Cantina Sociale Alice Bel Colle e Gancia. Le annate assaggiate sono andate à rébours dal 2019 al 2012 e i vini sono stati tutti largamente apprezzati dagli intervenuti, che ne hanno constatato l’eccellente qualità produttiva, i pérlage molto fini e le peculiarità aromatiche variegate, emerse nonostante l’uvaggio fosse 100% moscato. Sono risultati di grande interesse sia i vini che hanno avuto un lungo affinamento sui lieviti e hanno trovato una sboccatura recente (come nel caso di Gancia, 2012 ma sboccatura 2021) sia i vini che hanno avuto una sboccatura qualche anno fa, dopo un periodo di maturazione sui lieviti meno prolungato (come il MC di Alice Bel Colle, annata 2013 e sboccatura 2015). Alla degustazione hanno preso parte giornalisti, scrittori, esperti di vino e di spumante metodo classico nello specifico di livello nazionale e internazionale.