Vino: Enoteca Pinchiorri di Firenze mette parte della sua cantina all’asta

Alla più importante casa d'aste al mondo, l'americana Zachy's Don Zacharia, saranno messe all'asta 2.500 bottiglie di vino da collezione sulle oltre 60 stipate nella cantina dell'Enoteca Pinchiorri, ristorante fiorentino tre stelle Michelin di Annie Feolde e Giorgio Pinchiorri.

Vino: Enoteca Pinchiorri di Firenze mette parte della sua cantina all’asta

Alla più importante casa d’aste al mondo, l’americana Zachy’s Don Zacharia, saranno messe all’asta 2.500 bottiglie di vino da collezione sulle oltre 60 stipate nella cantina dell’Enoteca Pinchiorri, ristorante fiorentino tre stelle Michelin di Annie Feolde e Giorgio Pinchiorri.

“Enoteca Pinchiorri: The Legendary Cellar”, il nome dell’asta già la dice lunga sull’importanza che ha la collezione di vini della cantina del ristorante fiorentino, a due passi dal Ponte Vecchio dove per un coperto si può spendere fino a 2-300 euro.

Il valore a base d’asta delle 2.500 bottiglie sfiora i 2 milioni di euro. E se pensare di investire tali cifri nel vino possa sembrare un azzardo, i numeri dicono esattamente il contrario: Knight Frank Luxury Investment ha calcolato che in 10 anni solo le auto d’epoca si sono rivalutate di più: 334% contro il 192% dei vini pregiati e 70% di orologi e diamanti.

I lotti più pregiati dell’asta dei vini Pinchiorri sono le due bottiglie di Romanée-Conti Domaine 1990, a 30 mila euro, le due magnum di Vosne Romanèe Cros Parantoux del 1999 che possono arrivare a 100 mila euro e le 6 bottiglie di Bordeaux Pétrus del 1961, circa 40 mila euro.

Sembra inoltre che la crisi Coronavirus non abbia influito sugli affari dell’Enoteca Pinchiorri, che quindi mette all’asta parta della sua cantina esclusivamente per motivi di “immagine”.

“La crisi Covid – spiega Giorgio Pinchiorri a Il Messaggero-  non ha influenzato su di noi. Zachy’s ci aveva chiamato prima dell’esplosione della pandemia. Certo, in questo momento è anche utile, ma per noi è una ulteriore vetrina delle straordinarie eccellenze che abbiamo”.

Fonte: Il Messaggero