Vino, Federvini: “La guerra rischia di farci perdere il mercato orientale”

Nel 2021 l'acquisto di vino in Russia e Ucraina ha rappresentato circa 400 milioni di euro, quasi il 6% dell'export del nostro vino nel mondo.

Vino, Federvini: “La guerra rischia di farci perdere il mercato orientale”

La filiera vitivinicola italiana – e mondiale – sempre più in difficoltà a causa della guerra in Ucraina. A lanciare il grido d’allarme Micaela Pallini, presidente di Federvini e alla guida della distilleria familiare di Roma.

“Penso prima di tutto alla tragedia umanitaria, ai tanti morti, alla devastazione di città e campagne, a chi è costretto a fuggire dalla propria casa. Ma dopo tanti giorni, è tutto il sistema che si sta sgretolando”spiega la presidente ai microfoni de La Repubblica.

E a sgretolarsi potrebbe essere presto anche la filiera del vino italiano, che negli ultimi anni aveva puntato molto proprio sul mercato russo e ucraino: nel 2021 l’acquisto di vino in questi Paesi ha rappresentato circa 400 milioni di euro, quasi il 6% dell’export del nostro vino nel mondo.

“Il pacchetto di sanzioni comminato alla Russia dal Consiglio europeo ha di fatto risparmiato il vino, sancendo un divieto alle spedizioni verso Mosca solo per le bottiglie sopra i 300 euro, ma il mercato è comunque paralizzato e non c’è all’orizzonte alcuna prospettiva – continua Pallini -. La progressiva escalation ha innescato ulteriori tensioni sui prezzi di tutte le materie prime comprese quelle agricole, sia come diretto riflesso del ruolo dell’Ucraina e della Russia nelle forniture globali, sia indirettamente come risposta dei mercati all’instabilità politica e alle incertezze conseguenti agli effetti delle sanzioni”.

“Le imprese del settore spumantistico, prevalentemente concentrate nelle Regioni settentrionali del Paese, sono quelle più colpite – dice Micaela Pallini -. In particolare, la Russia rappresenta una destinazione molto rilevante per la denominazione Asti, con un valore nel 2021 pari a circa 21 milioni di euro. Anche i vini aromatizzati, in particolare il Vermouth, hanno una presenza consolidata con trend di crescita importanti e un valore di circa 18 milioni”

“Il rischio – conclude Pallini – maggiore è che arrivino contro sanzioni che rendano ancora più difficile continuare a commerciare con quel Paese. Perdere il mercato orientale sarebbe gravissimo per le nostre aziende”.