Vino, l’ambivalenza del calice: si beve di meno ma i consumatori aumentano

In Italia si beve meno vino ma si beve in di più. Tutto chiaro? In altre parole, nonostante siano calati i volumi di consumo, sono aumentati i consumatori.

Vino, l’ambivalenza del calice: si beve di meno ma i consumatori aumentano

In parole povere si beve di meno ma si beve in di più. Troppo confuso? Vero, ma non potevamo resistere all’idea di uno scioglilingua. Stando alla più recente analisi redatta dall’Osservatorio dell’Unione italiana vini (Uiv), che ha elaborato nuovi dati Istat sui consumi di alcolici nel 2021, nello Stivale si beve meno vino – in termini di quantità o volumi effettivi – ma sono di fatto aumentati i consumatori, che ora ammontano a circa 30 milioni (di cui il 66% di uomini e il 44% di donne).

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Dando un’occhiata ai dati emerge che, nell’ultimo decennio, il numero complessivo di consumatori sia aumentato del 2,3% (mentre è ben più alto quello relativo alle sole donne – +9%), con una netta crescita soprattutto nelle fasce di età più mature (+11,4% per coloro con età compresa tra i 55 e i 64 anni e +19,3% per coloro che invece hanno superato i 65); mentre diminuisce sensibilmente la schiera di chi beve vino tutti i giorni (-16,8%). La classifica delle regioni più amanti del calice è guidata dall’Umbra (dove il 62% dei cittadini è consumatrice regolare), seguita dalle Marche (60%) e, qualche punto percentuale più in basso, dal Veneto, dall’Emilia-Romagna e dalla Valle d’Aosta (59%); mentre con quasi 1/5 la Lombardia è in testa alla ripartizione dei consumatori per regione, seguita da Lazio (10%) e Veneto (9%).

“Oggi il vino è uno status culturale, conoscerlo vuol dire essere una persona preparata e curiosa, perché ad attrarre non è solo il prodotto ma anche il territorio, le storie e il contesto sociale” ha commentato a tal proposito il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi. “Per questo riteniamo sbagliato che la Commissione europea accomuni il vino con altre bevande utilizzate per i consumi compulsivi”.