Vino naturale: il New York Times mette in discussione il mito enologico contemporaneo

Il vino naturale è più salutare - o generalmente migliore - di quello tradizionale? Il mito enologico del momento è stato esaminato dal New York Times.

Vino naturale: il New York Times mette in discussione il mito enologico contemporaneo

Naturale – una parola che comanda fiducia e, se vogliamo, perfino autorità. Dopotutto l’essere umano, per quanto si sforzi di dimenticarsene, è di fatto un costrutto naturale, e pertanto è comprensibile che trovi un senso di appartenenza e rassicurazione in tutto ciò che rientra in questo reame: “naturale” è più affidabile, più sano, più amico. In questo mito si inserisce la figura del vino naturale, a cui generalmente vengono associati caratteristiche come meno mal di testa, meno postumi da sbornia, meno mal di pancia, meno disidratazione. Di nuovo, l’equazione regge: naturale uguale migliore. Ma è davvero così? Gli esperti del New York Times se lo sono chiesti e tratto alcune interessanti conclusioni.

vino

Partiamo dalle basi – o meglio ancora, dalle definizioni. Se un prodotto biologico deve di fatto rispondere a una serie di regole più o meno stringenti ma di fatto obbligatorie, il vino naturale è nel migliore dei casi il risultato di un insieme di principi” soggettivi e buone intenzioni; che possono spaziare dall’impiego di uve da agricoltura biologica alla mancanza di lievito passando alla non aggiunta di solfiti. In altre parole, al termine “naturale” non corrisponde un regolamento – un bel pasticciaccio, poiché significa che ogni singola azienda può interpretarlo a modo suo. E per quanto riguarda pesticidi e solfiti? Semplice: secondo Anita Oberholster, esperta del settore dell’uva e del vino a presso l’Università della California a Davis, tutto il vino venduto nel contesto degli Stati Uniti contiene quantità pressoché infinitesimali di residui di pesticidi, virtualmente innocui alla salute umana; mentre l’esposizione a solfiti non influisce negativamente sulla salute “a meno che non si sia tra quel 2 e il 3% che soffre di intolleranza”. Ma qui apriamo un capitolo che, di fatto, non ci interessa.

“Indipendentemente da come viene prodotto, il vino – o qualsiasi bevanda alcolica – può causare danni significativi” conclude il Times. Una tesi che trova una importante risonanza che molti miti o credenze comuni – vino rosso che fa bene all’intestino, al cuore o al colesterolo – non hanno riscontri scientifici certi; mentre nel caso delle conseguenze negativecancro, malattie cardiache, ictus e via dicendo – “sono numerosi e ben documentati”. Insomma, se vi piace il vino naturale bevetelo – ma allo stesso tempo siate consapevoli che non è necessariamente più salutare di quello tradizionale.