Vino: pronta la prima vendemmia di Ruzzese, vitigno andando distrutto nell’800

Un'imprenditore di La Spezia ha fatto risorgere il Ruzzese, un vino andato perduto nell'Ottocento a causa della fillossera.

Vino: pronta la prima vendemmia di Ruzzese, vitigno andando distrutto nell’800

Si chiama Ruzzese il vino tanto amato da papa Paolo III, che se lo faceva spedire direttamente da La Spezia. Mai sentito? Beh, difficile biasimarvi: il pontefice in questione morì nel 1549, e il vigneto andò distrutto nell’Ottocento dal flagello della fillossera. Oggi, tuttavia, è risorto grazie agli sforzi dell’azienda Ca’ du Ferra’ di Bonassola, che è fiera di presentare la prima vendemmia dopo anni di sforzi ed esperimenti.

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Se parlare di risurrezione o miracolo potrebbe apparire sacrilego (considerando che c’è di mezzo pure il papa), ciò che l’imprenditore agricolo di Bonassola Davide Zoppi è riuscito a compiere rimane comunque un’impresa: nel corso degli ultimi anni, infatti, la sua azienda è passata da 77 a 1500 barbatelle di Ruzzese, reintrodotte con cautela e perizia sui tipici terrazzamenti liguri che si affacciano sul mare da un’altitudine di 400 metri. Il piano di recupero fu avviato in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Torino, che aveva individuato la pianta madre del vitigno 18 anni fa ad Arcola (La Spezia), e si è concluso con l’annuncio della prima vendemmia, pronta a essere degustata.

Una prima vendemmia che, di fatto, varrà all’imprenditore il premio ‘Viticoltore etico’ a Vinitaly 2022 nello stand della Regione Liguria. Tutto molto bello, dunque, ma quali sono dunque le caratteristiche di questo Ruzzese? “Si tratta di un vino amabile appassito che siamo riusciti a ricreare e che nel Cinquecento dalla zona di Bonassola veniva spedito addirittura a Roma” spiega Zoppi. “Il bottigliere di papa Paolo III Sante Lancerio, considerato il primo ‘sommelier’ della storia moderna ci racconta che Paolo III Farnese soleva berlo durante le grandi tramontane, addirittura ci faceva la zuppa o lo beveva mangiando fichi mondati e zuccherati. Abbiamo recuperato un’identità culturale che per noi è tradizione contadina, riproposta in una maniera un po’ più glamour perché oggi siamo nel 2022. Felici di ricevere il premio ‘Viticoltore etico’ a Vinitaly 2022, una spinta a fare ancora di più”.