Vino senza etichetta? Dall’Australia arriva Crate: tutte le info sono nella capsula

Crate è un vino australiano senza l'etichetta: tutte le informazioni obbligatorie sono contenute nella capsula.

Vino senza etichetta? Dall’Australia arriva Crate: tutte le info sono nella capsula

Un packaging minimalista che più minimalista non si può – a patto, forse, di eliminare del tutto la bottiglia e tornare a bere il vino direttamente dalla botte o dalla vasca d’acciaio di turno: ci stiamo riferendo a Crate, vino proveniente dall’Australia e particolare in quanto senza etichetta. I più maliziosi tra voi potranno pensare che si tratti di uno stratagemma per evitare una eventuale introduzione delle ormai famigerate etichette con indicazioni sanitarie, già presenti in Irlanda e che tanto spaventano i produttori nostrani e di altri Paesi del Vecchio Continente; ma in realtà Crate è stato ideato con l’idea di ridurre al massimo il suo impatto ambientale. Via la carta, via l’inchiostro e via la plastica superflua, in altre parole: sulla capsula c’è abbastanza spazio per tutte le informazioni del caso.

Il caso di Crate, il vino senza etichetta per tutelare l’ambiente

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Il vino è prodotto dall’azienda Fourth Wave Wines, che come brevemente accennato ha sede in Australia; ma il merito di questa particolarissima soluzione è però di Denomination, agenzia di grafica internazionale che fa proprio della sostenibilità il proprio cavallo di battaglia. Come anticipato, il segreto di Crate sta nella capsula, che di fatto contiene tutte le informazioni obbligatorie per legge, dal logo del marchio alla varietà dell’uva utilizzata, fino naturalmente all’annata, la regione di provenienza e le diciture legali o il codice a barre. Non manca, per di più, un pratico QRCode utilizzabile a discrezione del consumatore per accedere a ulteriori informazioni.

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La stessa filosofia sostenibile è stata applicata anche nel resto del prodotto: il cartone utilizzato per le casse è riciclato al 100%, il vetro arriva da bottiglie riciclate, e il prodotto in sé può essere acquistato solamente in casse in modo da ridurre la sua impronta di carbonio per il trasporto. Anche il “contenuto” stesso delle bottiglie è orientato secondo lo stesso criterio: le uve utilizzate, infatti, provengono da piccoli vignaioli in un’ottica di piena sostenibilità sociale; con i proventi delle vendite che vengono reinvestiti nelle singole realtà produttive.

“Oggi i designer hanno il compito di ripensare completamente a come funzionano gli imballaggi” ha commentato Rowena Curlewis, co-fondatrice di Denomination. “Occorre muoversi verso la loro riduzione al minimo, anche considerando l’energia necessaria per la stampa e la serigrafia”. Un approccio condiviso anche da Nicholas Crampton, comproprietario di Fourth Wave Wines: “Crate sta facendo luce sulle alternative agli imballaggi convenzionali che utilizzano etichette di carta, un bene sempre più prezioso”.