Le pazze spese al ristorante dell’ex abate di Montecassino

Tra le spese pazze di Monsignor Vittorelli, ex abate di Montecassino, anche la bellezza di 3.800 euro spesi in 5 ristoranti

Le pazze spese al ristorante dell’ex abate di Montecassino

Non sarà né il primo, né l’ultimo: di sicuro ha le mani ben bucate l’ex abate dell’Abbazia di Montecassino, Pietro Vittorelli, pizzicato (insieme al fratello Massimo), a occultare denaro ecclesiastico per benefici personali.

Ci ha pensato il Nucleo Anti-Riciclaggio della Guardia di Finanza a ricostruire tutte le “uscite”. Che, puntualmente, si configurano in ambito turistico-gastronomico.

Le indagini partono dal 2013: l’ex abate è fresco di viaggio in Sudamerica, non si ferma. Sembra avere parecchi impegni istituzionali che richiedono una necessaria e costosa sosta all’Hotel Principe di Savoia a Milano. Conto finale, 2.086 euro. Tra pellicce (1.490 euro alla Bottega Veneta) e resort di lusso (3.500 euro a quello di San Casciano), sono notevoli le scelte gastronomiche del prelato.

Cosa avrà mai scelto al Piccolo Lago di Verbania, due stelle Michelin per spendere ben 614 euro, speriamo almeno con la mancia? Forse ha sperimentato “In Cucina con Marco” (leggi: tavolo dello chef), percorso dal poco modico prezzo di 180 euro, vino escluso a scelta dalla cantina.

Accenni di cucina orientale al Sushi Samba di Londra dove l’abate ha speso 690 euro. Sicuramente avrà avuto modo, insieme alla sua cricca, di provare sushi e sashimi su larga scala. Un uomo dalla mente gastronomica priva di confini.

La serie di locali romani inizia con ristorante Antico Arco: 421 euro.

Per non parlare del conto da 800 euro nel raffinato ristorante tutto pesce Il SanLorenzo di Roma. Avrà provato il menu degustazione da 85 euro dello chef napoletano Enrico Pierri?

Sempre nella capitale abbiamo il conto più salato: 1.279 euro al ristorante Mirabelle, una delle terrazze gourmet più ambite di Roma. Qui non ci resta che sognare: “Suggestioni”, si chiama il menu degustazione, con informazioni da richiedere esplicitamente.

Insomma, uno che spende 800 euro in una salumeria romana (fatto accaduto il 6 febbraio dell’anno precedente), avrà pure buon gusto nel mangiare, no?

[Crediti | Link: Corriere Roma]