Washington, un ristorante vieta l’ingresso a una chef perché indossava le Birkenstock

Un ristorante di Washington ha vietato l'ingresso a chef Marjorie Meek-Bradley perché indossava un paio di Birkenstock.

Washington, un ristorante vieta l’ingresso a una chef perché indossava le Birkenstock

Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore? Possiamo dire che un qualcosa sia veramente accaduto se non viene condiviso nelle storie di Instagram? E soprattutto – le Birkenstock sono infradito, ciabatte o sandali? Domande a cui, con ogni probabilità, l’umanità non riuscirà mai a trovare una risposta; anche se di fatto il personale di Shoto, ristorante nel centro cittadino di Washington DC, non ha alcun dubbio su quest’ultimo enigma. Quando gli chef Michael Rafidi, Danny Lee e Marjorie Meek-Bradley si sono presentati al locale in questione, infatti, a quest’ultima è stato vietato l’ingresso poiché le sue Birkenstock violavano il codice di abbigliamento in quanto – udite, udite – classificabili come infradito.

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Ora, discussioni su cosmo, filosofia e calzature a parte, a onor del vero va sottolineato che il codice di abbigliamento di Shoto viene di fatto comunicata ai commensali al momento della prenotazione: “Come promemoria amichevole” si legge nell’email di conferma “ricordiamo che Shoto impone un codice di abbigliamento smart casual. Si prega di notare che non sono ammessi abbigliamento sportivo, maglie, pantaloncini, abbigliamento da spiaggia o infradito”. I tre chef, evidentemente rimasti sbigottiti (tanto da decidere di passare la serata in un altro locale), si sono immediatamente rivolti ai propri follower per condividere l’accaduto: Meek-Bradley, la nostra colpevole, ha fondamentalmente accusato il locale di essere troppo “fighetto” e ribadito che di fatto le Birkenstock non sono infradito; mentre il collega Danny Lee si è rivolto alla platea di Instagram spiegando come codici di questo tipo siano raramente coerenti, poiché “il pensiero sessista/classista/elitario/razzista” finisce per guidarli.

“Apprezzo e accolgo con favore le critiche costruttive” ha risposto Arman Naqi, socio amministratore di Shoto. “Tuttavia, e soprattutto considerando che si tratta di persone locali e del settore, sono stato scoraggiato nel vedere il modo in cui hanno scelto di affrontare questo problema sui social media. Non facciamo e non possiamo fare eccezioni in base a chi sono le persone, anche se sono colleghi chef e ristoratori che rispettiamo molto”.