A Milano i ristoranti del potere piangono miseria

A Milano i ristoranti del potere piangono miseria

“C’era la fila, adesso siamo vuoti”. Fino a poco tempo fa beneficiavano dei conti a 4 cifre pagati, non sempre di tasca loro, da assessori e consiglieri regionali, oggi i ristoratori amati dal potere politico milanese si lamentano. I tagli ai costi della politica si fanno sentire.

Da Berti, il più vicino a Palazzo Lombardia, il titolare Gigi Rota è preoccupato, le strisciate delle carte di credito della Regione sono un ricordo. Al Montecristo in Corso Sempione, specialità pesce e crostacei, era di casa l’ex assessore Domenico Zambetti arrestato per compravendita di voti con la ‘ndrangheta. “Un carissimo cliente da molti anni” spiega inquieto il titolare Gianfranco Cavozza.

Altro ritrovo per i palati del Pirellone amanti del pesce il ristorante Il Sambuco dell’Hotel Hermitage, in una traversa di via Paolo Sarpi. Roberto Formigoni ci va ancora ma per mangiare carne alla brace preferisce il Piccolo Fumino, dietro via Mac Mahon. Filetto al sangue e bottiglie di vino pregiate. Resiste anche Da Giannino, il ristorante di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani per il dopo partita. Frequentato anche da Ignazio La Russa, Mariastella Gelmini, Mario Mantovani e altri.
[Repubblica Milano]