Cosa ci dice il premio miglior “Fritturista” assegnato dalla 50 Top Pizza alla pizzeria Bob, che non frigge

Di fronte a una delle realtà di pizza più creative e interessanti d’Italia, Bob Alchimia a Spicchi, 50 Top Pizza si concentra sui fritti, che però sono assenti dal menu. Un'occasione persa per le pizzerie che fanno fare il grande salto alle pizzerie stesse. La nostra analisi.

Cosa ci dice il premio miglior “Fritturista” assegnato dalla 50 Top Pizza alla pizzeria Bob, che non frigge

Le premiazioni vorrebbero, nel pensiero di chi le organizza e attribuisce i suoi riconoscimenti, essere il più possibile delle messe cantate, con un rituale ben definito e senza imprevisti, una passerella ideale per far sfilare la crème de la crème del proprio settore e fare foto sorridendo e salutando il pubblico adorante, esibendo il proprio award.

Vorrebbero, il condizionale è d’obbligo. In tanta affettazione (che è parte della celebrazione, ci mancherebbe), qualsiasi sbavatura risalta come una macchia di sugo su una camicia bianca: a volte c’è chi ne approfitta -in buona fede- come lo chef Aitor Zabala che per la prima volta ha portato sul patinatissimo palco della Michelin una protesta politica sull’immigrazione, in altre è l’organizzazione che fa confusione, creando momenti che passano alla storia.

Ci ricordiamo tutti degli Oscar del 2017, quando Warren Beatty premiò La La Land come miglior film per poi scoprire, a discorso di accettazione già iniziato, che il vincitore era realtà Moonlight. È successa più o meno una cosa simile durante l’ultima premiazione di 50 Top Pizza, seguita classifica internazionale sulle pizzerie, in cui è stato attribuito un premio per i migliori fritti a un locale che, di fritti, non ne ha mai fatti.

Bob Alchimia a Spicchi, una grande pizzeria contemporanea (che non frigge)

margherita trasparente bobLa margherita trasparente di Bob, magnifico gioco di chiarificazioni e acidità

Nella parte alta della 50 Top Pizza si trova, come è facile immaginare, il gotha del settore, e al sedicesimo posto si trova “Bob Alchimia a Spicchi”, creatura di Roberto Davanzo e Anna Rotella, ideatori di un progetto che sta portando aria nuova in tutta la gastronomia calabrese, non solo tramite il lavoro d’eccellenza del loro locale ma anche con l’organizzazione del Bob Fest, che ogni anno porta nella regione grandi nomi della pizza, del fine dining, della miscelazione e della pasticceria in un evento che è ormai uno dei più apprezzati del calendario mangereccio.

Il cuore del progetto Bob è quello di mettere la pizza al centro di tutto: nel menu infatti non ci sono altre referenze, giusto delle monoporzioni di lievitati come pizza alta o maritozzi salati, e anche le posate sono bandite: tutto è porzionato e proporzionato per essere mangiato esclusivamente con le mani, e non provate a portarvi coltelli e forchette da casa.

In quest’ottica così “pizzocentrica”, è facile capire come non ci sia nemmeno un’offerta di fritti come antipasti: un’idea che sta riscuotendo successi nelle pizzerie in stile romano e napoletano, raggiungendo in molti casi risultati virtuosistici. Supplì, montanarine e frittatine piacciono a tutti, ma da Bob si è deciso, con coscienza e coerenza, che nella loro carta sarebbero di troppo.

Insomma, si potrebbe premiare Bob per qualsivoglia motivo, con un qualunque pretesto, per mettere in luce la ricerca gastronomica che il ristorante calabro applica alla pizza, concedendo alla stessa i meriti che normalmente alle pizzerie non sono concessi. A partire, per esempio, dalla totale assenza delle pizzerie dalla Guida Michelin.

Per la prima volta un ristorante Dim Sum riceve la stella Michelin (ma le pizzerie no) Per la prima volta un ristorante Dim Sum riceve la stella Michelin (ma le pizzerie no)

Ma, tornando ai protagonisti di questa vicenda, a elargire il premio è Top Pizza, che dal 2017 si è imposta come classifica di riferimento per la pizza, e non solo in Italia: il progetto curato da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro prevede anche premiazioni per Stati Uniti, Asia e Pacifico, America Latina ed Europa, e proprio ieri è stata annunciata la Top 50 italiana, con i relativi premi speciali. Premi speciali che, va detto, sono la bellezza di 19, divisi tra i 16 sponsor, che su 50 premiati vuol dire che quasi la metà dei presenti si porta a casa, oltre la presenza in classifica, almeno un altro premio extra, che non sia mai che qualcuno si offenda.

Bob, miglior Fritturista: la cringiata alla premiazione di 50 Top Pizza

ULTRA NOCCIOLA bob alchimia a spicchiL’ULTRA NOCCIOLA di Bob Alchimia a spicchi, lievitato dolce dedicato alla nocciola di Cardinale

Ed è l’Oleificio Zucchi è lo sponsor del premio “Il Fritturista – Valorizzazione dell’Olio 2025 – Zucchi Professional Award”, attribuito a Bob e sarà proprio Roberto a ritirarlo, non senza qualche perplessità: “ha ritirato il premio sul palco con educazione – si legge dai social della pizzeria calabrese – certo che da lì a poco si sarebbe chiarito l’errore, cosa che a fine cerimonia non è avvenuta”. “Saremmo felici di cedere il premio al fritturista che realmente lo merita”, chiudono con grande sportività. D’altronde, come sottolineano sempre loro “non abbiamo mai avuto né avremo una proposta di fritti in menu” insomma, difficile si sia trattato di una svista.

Il chiarimento atteso arriva poco dopo sempre via social, lasciando più ombre che luci sulla faccenda. Perché se la signorilità di Davanzo e Rotella è ormai chiara, e loro chiudono qualsiasi polemica con un “grazie del chiarimento”, noi, dopo aver letto la risposta di 50 Top Pizza, non possiamo essere altrettanto accomodanti.

Secondo l’organizzazione si è trattato di un “errore di comunicazione con il settore grafico, perché in realtà volevano premiare l’impegno della pizzeria per la gestione colta ed efficace dell’olio di oliva, simbolo della dieta mediterranea”. Colpa del grafico, quindi. Ma se il premio si chiama “fritturista”, vuol dire che è il grafico a scegliere i premi e come intitolarli?

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Bob oltretutto sta facendo un lavoro stupendo di riscoperta e rivalutazione dei grandi prodotti calabresi, che non sono solo cipolle e ‘nduja, oltre a dimostrare una lungimiranza che, se un domani esisterà una scena gastronomica regionale forte ed identitaria, lo si dovrà principalmente a quanto viene fatto a Montepaone: sicuri che l’olio d’oliva sia rappresentativo di tutto questo? Si potrebbe andare avanti un bel po’ a trovare argomenti sul perché questa pezza sia peggio del buco, ma forse dicono bene quelli di 50 Top Pizza in conclusione al loro “chiarimento” quando dicono: “chi non fa non sbaglia, a noi è capitato e ce ne scusiamo”.

E loro fanno, eccome. Dal palco durante la premiazione hanno ripetuto un loro vecchio slogan che è quello delle “centomila pizzerie visitate”: se intendono in un anno, fanno circa 27 pizzerie al giorno, tutti i 365 giorni. Un numero che, diviso per tutti i contributori (che non si sa quanti siano) e per tutte le regioni mondiali non è impossibile, ma ci lascia un po’ come Roberto Davanzo mentre ritira il premio come miglior fritturista, educati ma perplessi.

E badate che chi vi scrive ha contribuito a stilare la classifica delle migliori 100 gelaterie d’Italia: da queste parti sappiamo cosa significa provare tantissimi locali per poi tirare delle somme. Non ne proviamo 100.000 (e anzi, siamo sotto il migliaio, facendo un’accurata pre-selezione), ma li proviamo eccome.

A voler essere maliziosi verrebbe da pensare che, con così tanti sponsor da accontentare che vogliono vedersi affiancati a nomi di spicco della pizza mondiale, e così tanti pizzaioli da accontentare arricchendo il loro palmares con una nuova, scintillante onorificenza, si renda necessario un complesso lavoro di attribuzione, parafrasi al pomodoro e mozzarella del manuale Cencelli di democristiana memoria: riuscire ad accontentare tutti è mestiere non facile, e ha i suoi rischi.