L’antica pizzeria da Michele a Firenze, recensione: la noia oltre l’hype

Recensione de L'antica pizzeria da Michele al Mercanto Centrale di Firenze: il menu, i prezzi, le pizze e tutte le informazioni utili, oltre alle nostre opinioni.

L’antica pizzeria da Michele a Firenze, recensione: la noia oltre l’hype

Sono a Firenze, davanti a L’antica pizzeria da Michele, ma prima di entrare e prendere qualche appunto mentale per scrivervi come andrà la memoria non può che correre a qualche anno addietro, quando da Roma spesso capitavo a Napoli e immancabilmente aleggiava il nome di una pizzeria leggendaria…

Da Michele, dicevano più o meno tutti, è la pizzeria più buona di tutta la città ma, aggiungevano, è complicatissimo andarci. O meglio, sarebbe stato anche semplice recarsi lì, pur essendo Michele un po’ fuorimano rispetto alle tratte più battute, ma una volta sul luogo sarei stato destinato a un’attesa di ore e ore e ore… Alcuni a volte con fare un po’ carbonaro mi assicuravano che chiamando alcuni taxi tramite quelli – e solo tramite loro – sarebbe stato possibile prenotare… Non seppi mai quanto di vero ci fosse in questa cosa dei taxi e così non andai mai da Michele, dovevo contentarmi dei racconti di una pizza perfetta, archetipica, semplice: lì sarebbe stato possibile ordinare solo i grandi classici – margherita e marinara – e mangiarli in fretta per far spazio a nuovi affamati. E chissà che parte della sua fama non sia dovuta all’attesa fuori dal locale, capace, durante le ore di fila, di far montare un languorino perfetto per apprezzare ancora di più quella pizza leggendaria.

Tuttavia oggi sono qui di fronte alla sede fiorentina di questa notissima pizzeria – ad onor del vero si tratta di una delle innumerabili sedi di Da Michele in the world, franchishing nato dallo storico locale napoletano – e anche se l’ambiente non può che essere diverso e certamente meno carico di stratificati miti gastronomici, potrò finalmente recensire la pizza di Da Michele, o per essere esatti la pizza di Michele che si mangia qui, a Firenze, giusto sulla piazza del Mercato di San Lorenzo. Al netto dell’hype con cui è arrivata in Toscana.

L’ambiente

Di fronte alla pizzeria, sulla piazza, c’è un dehors. Pensiamo di prendere posto all’interno di questo spazio – in teoria più sicuro, perché più ventilato – ma dopo un attimo ci accorgiamo che l’intero perimetro di questa prosecuzione del locale è cinto da tende di plastica trasparente, in più il dehors è pieno. Siamo gomito a gomito con altri avventori, buttiamo un occhio all’interno del ristorante e lo vediamo vuoto. A questo punto chiamiamo un cameriere e gli diciamo che vorremmo spostarci dentro, proprio per via delle distanze interpersonali.

Portate pazienza, non è che voglia fare la cronaca dei miei movimenti all’interno del locale (non sono impazzito), è che mi aiuteranno a svelare un particolare interessante.

Il cameriere per altro non conoscendoci non sa che svolgiamo una vita attiva (io per esempio continuo ad andare in giro per ristoranti e a recensirli), ai suoi occhi potremmo essere degli ipocondriaci allo stadio terminale, e potenzialmente anche dei cacacazzi. Dunque ci dice di seguirli e in un locale totalmente deserto ci fa accomodare nell’unico tavolo posto esattamente sulla traiettoria che durante tutta la sera tutti i camerieri dovranno compiere infinite volte per portare i piatti in cucina, sfiorandomi a ogni passaggio il gomito destro.

La mancanza di attenzione sarebbe perdonabile se non mi mettesse nella posizione ideale per osservare che purtroppo nella sede di Michele di Firenze i camerieri che indossano come si dovrebbe la mascherina sono appena un paio. Altri la portano come un elegante reggi-mento, oppure non la mettono affatto – come fa il capo-sala alla cassa, che ovviamente ogni tanto si muove qua e là (e con lui i suoi teorici bacilli). Anche i pizzaioli in realtà non indossano mascherine, ma per loro la questione è diversa dato che hanno a che fare con un forno che spara sui 400° e soprattutto sono separati dalla sala da una parete di plexiglas. Non è che io sia chissà che maniaco delle leggi (anzi…), è che se non rispettiamo le due norme in croce che ci siamo dati in un mese torniamo al punto in cui oggi stanno Francia e Spagna, cioè alle porte di un nuovo lockdown – meglio mascherine su e ristoranti aperti che mascherine giù e locali chiusi, non vi pare?

Comunque sia: il locale è trasandato al punto giusto, i camerieri compiono le loro evoluzioni su un impiantito di mattonelle chiare finto-antiche, alle pareti c’è tutta una teoria di ovvie immagini di Napoli in salsa pop, un bel muro in cotto antico, e lungo il soffitto corrono gli ormai frequenti tuboni hipster in rame per l’areazione e chissà cos’altro, mentre il forno è tempestato da una pioggia di piccole maioliche variopinte.

Il menu

Il menu sta tutto in un foglio pieghevole, un po’ unticcio. Da Michele resta piuttosto essenziale anche nella sua release fiorentina. Come antipasto ci sono dei fritti (che vanno dall’euro e mezzo degli scagliozzi di polenta, ai 12,50 del fritto misto – che comprende anche le crocchette di patate e le montanarine); seguono poi direttamente le pizze (sono otto, compresa una fritta e un calzone, e vanno dai 6,50 della marinara e della cosacca, ai 10 della salsiccia e friarielli); chiude la prima pagina del pieghevole una selezione di birre in bottiglia (una selezione non certo indimenticabile, come del resto quella dei vini della pagina successiva). I dolci, tutti a 5,50 (a esclusione dei nodini fritti alla nutella o al pistacchio, in carta a 6 euro) rappresentano un piccolo spaccato della classica pasticceria napoletana, cui è aggiunto quello che a Firenze è ormai considerato un vero imprescindibile, il cheese-cake.

I fritti e le pizze

La montanarina e, vi dirò, anche la crocchè di patate le vedo di buon occhio a Firenze, anche in quanto rarità. Reperti di una gastronomia vocata a rappresentare una classica ma perfetta entrée per la pizza ma che purtroppo non hanno per ora scortato ovunque il piatto principe del pianeta (ma sì, andiamo all in), o almeno non in terra toscana. Quelle che mangio qui inoltre sono fritture abbastanza asciutte (anche se da questo punto di vista meglio la crocchetta) e, per quanto prive di qualsiasi guizzo, filologicamente corrette.

Poco dopo è la volta delle pizze. Il disco è generosissimo – quella di Michele è il prototipo della ruota di carro – ed eccede abbondantemente le dimensioni del piatto, mostrandosi non privo di irregolarità. Assaggio la margherita, sottile: l’ho ordinata con la doppia mozzarella nell’unica variazione possibile che ho deciso di concedermi. Il bordo non è molto alto, la pizza è decisamente bassa ed elastica (direi troppo elastica…), il sugo non è distribuito uniformemente (e così neppure le briciole di fiordilatte) e dunque il fondo – secondo me a sua volta non steso in modo omogeneo – presenta alcune sfasature, insomma qua e là la pizza risulta più o meno cotta. Qualche difetto, insomma, c’è. Viene un po’ da dire, beh, tutto qua? Cerco di non pensarci quando mi faccio passare la mia metà di Napoli. Con questa la situazione peggiora nettamente. Qui la distribuzione del condimento, e in particolare delle alici, è decisamente errata, di cinque acciughe quattro me le trovo in un unico quarto di pizza. Con la pummarola (e quindi con la cottura) va ancora peggio che con la margherita (anzi, mi viene in mente che ordinando la margherita con doppia mozzarella potrei paradossalmente aver mascherato difetti in cottura forse più vistosi), ma soprattutto essendo questa una seconda metà, per quanto io mangi rapidamente la pizza, mi ritrovo a masticarla ormai decisamente gommosa. E salatissima. Temo sin da ora la combinazione tra gommosità dell’impasto, ed eccesso di sale in fase di digestione… Speriamo bene.

L’opinione

Non fosse bastato scoprire che quella di Michele a Firenze è in buona sostanza nient’altro che la solita noiosa pizza mi ritrovo durante la notte a svegliarmi quattro volte per una sete che non mi lascia tregua. Alzarsi quattro volte a causa di mezza Napoli vuol dire che gli errori in fase di scelta degli ingredienti e costruzione della pizza sono importanti. Paghiamo 33 euro, con un’acqua e una birra, non è molto ma sono deluso e come se non bastasse non ho dormito.

Informazioni

L’Antica Pizzeria Da Michele

Indirizzo: Piazza Del Mercato Centrale 22R
Orari di apertura: aperto tutti i giorni dalle 12 alle 16 e dalle 18 alle 23.
Sito Web: www.pizzeriadamichelefirenze.it
Tipo di pizza: napoletana, a ruota di carro
Servizio: disattento
Ambiente: rustico contemopraneo

Voto: 2,75/5