Pizza ai tempi del Coronavirus: Canal+ e Gino Sorbillo, fenomenologia dell’indignazione

Dal video di Canal+ sul Coronavirus e l'Italia alla reazione, divenuta istituzionale, del pizzaiolo Gino Sorbillo, l'indignazione all'italiana spiegata con una pizza.

Pizza ai tempi del Coronavirus: Canal+ e Gino Sorbillo, fenomenologia dell’indignazione

La fenomenologia dell’indignazione attraverso la tv francese Canal+, il brutto meme della pizza bruciata “Notre Dame” e Gino Sorbillo, protagonista assoluto della querelle tra Italia e Francia ai tempi del Coronavirus

L’Italia è una Nazione di indignati. Non siete d’accordo con questa oltraggiosa e irrispettosa dichiarazione? Bene: indignatevi. Fatta questa dovuta e concisa premessa, facciamo un passo avanti: è sempre giusto o sempre sbagliato, indignarsi? La risposta a questa domanda, che dovrebbe essere sulla carta delle più retoriche, è no.

Dico “sulla carta” perché sembra che ormai la grande massa degli italiani, trascinata a un’euforia parossistica del parlare e sparlare a briglia sciolta dalla marea dell’iperdemocrazia social, sia divisa in maniera irreparabilmente manichea su qualsiasi argomento: tutto è bianco o è nero, tutto va bene o non va bene niente, chi si indigna si indigna sempre, chi non si indigna, non si indigna mai; e si crede meglio a prescindere di quegli altri. È la morte del pensiero critico.

Pizza Coronavirus

Perché pensiero critico sarebbe capire che è inutile indignarsi per ogni cazzata, ed osservare che dietro certe provocazioni non c’è l’intenzione di offendere, ma quella di risvegliare gli animi e le coscienze civili. Quelle provocazioni costruttive bisognerebbe sposarle, anziché aizzarvi contro i cani, anziché indispettirsi le si dovrebbe impugnare come occasioni per compiere esami di coscienza, capire se e dove si è sbagliato, migliorarsi.

Pensiero critico sarebbe però anche, talvolta, capire che indignarsi non è sempre sbagliato: ma che anzi, in certi casi, è sacrosanto. I furbetti e i fighetti che la sanno sempre lunga, i progressisti per partito preso sempre pronti a dare addosso ai matusa lamentosi, quelli che si sentono di detenere le chiavi dell’humor e dell’ironia; anche loro di tanto in tanto dovrebbero guardarsi attorno e capire se la massa dalla quale tanto gli preme distinguersi, per una volta, non abbia ragione di sentirsi attaccata; non faccia bene a levare gli scudi.

Faccio ammenda: io, che sono shitposter e mematore, e mi pregio da sempre di essere un pensatore libero, mi ascrivo in genere alla categoria di quelli che sfottono gli indignados perché, nella stragrande maggioranza dei casi, è inevitabile trovarli ridicoli. Sempre per l’orgoglio di essere un pensatore libero però, ma libero per davvero e non per etichetta, mi soffermo sempre a valutare se certe volte chi lamenta un affronto possa forse avere ragione.

Canal+, il video che ci ha fatti indignare

Questa lunga riflessione deriva da un caso specifico: se siete lettori accorti avrete indovinato, il caso in questione è quello del video dei francesi di Canal+, che vede la caricatura di un pizzaiolo nostrano scatarrare allegramente su una bella Margherita accompagnato dalla scritta “Pizza Corona – CoVid 19”.

Dopo la pubblicazione del video, dopo che questo via Facebook è diventato – sic – virale, è seguita un’ondata di sdegno che ha attraversato la nostra Penisola, seguita dalla contro-onda di chi ha subito censito e deriso la rabbia e gli arrabbiati, e derubricato il segmento incriminato a boutade, ironia, pezzo di satira.

Quello che mi sono chiesto io, è: se la satira, per sua costituzione, ha un intento moralizzante; dov’è questo elemento in questo video? Qual è il messaggio che vuole sferzare le coscienze degli italiani, e spingerli a migliorarsi? Ho guardato e riguardato, ma non ho trovato traccia di nulla di analogo. Qualcuno ha azzardato che fosse una stilettata indirizzata all’incapacità di noi italiani di rispettare regole e quarantene, ma niente, non regge: nel video non si allude a viaggi e spostamenti, né a leggi rispettate o infrante. Non è, per dire, il tweet in cui si legge “Il Coronavirus è come la pasta: i cinesi l’hanno inventato, ma sono stati gli Italiani a diffonderlo per il mondo!”; ove il messaggio satirico sull’importanza di attenersi alle misure contenitive e di quarantena è netto, preciso e arriva all’obiettivo.

Non è neanche la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto di Amatrice, “Sisma all’italiana”, nella quale sopra la scritta “Lasagnes” è rappresentato un macabro pasticcio in cui gli strati sono macerie, ed il ragù cadaveri: perché la vignetta, al di là del caso mediatico che ne è scaturito (eravate, anche lì, tutti indignati), è evidente che voglia mettere all’indice non la disgrazia dei terremotati; ma il sistema politico criminale e connivente delle concessioni edilizie, ossia ciò che ha trasformato una scossa tellurica in una tragedia immane.

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Nel video di Canal+ non c’è niente di tutto ciò. Non c’è un messaggio. Non c’è niente di costruttivo. Non è satira. Quello che è, invece, è un circle jerk tra francesi, un messaggio indirizzato dall’emittente della periferia parigina ai più bassi e frustrati istinti dei suoi connazionali, una strizzata d’occhio che li rassicura sul fatto che gli odiati e approssimativi cugini che rubarono il Mondiale 2006, con il contagio in atto, avranno finalmente quello che meritano.

È dal mancare grossolanamente qualsiasi scusante satirica che deriva il cattivo gusto a mio avviso indiscutibile del video in questione: dall’infierire su una situazione critica non per denunciare i comportamenti umani che potrebbero averla acuita, ma per rincarare la dose tipizzando e stigmatizzando chi ne è vittima: un gesto da bulli.

Sono dalla parte di chi si indigna, questa volta: non perché condivida l’indignazione – il mio humor sa essere molto più nero di quanto non lo sia stato quello di Canal+ – ma perché chi, per sua sensibilità, si indigni stavolta ha tutti i buoni motivi per farlo.

Ma attenzione: uno dei grandi problemi dell’avere ragione è il rischio portarsi con facilità dalla parte del torto. Il sentirsi protetti da una posizione di vantaggio morale, se non si ha misura, sa scatenare reazioni scomposte e patetiche, che rischiano di ridurre in poche mosse l’offeso alla stregua dell’offensore.

pizza Notre-Dame

È così affiorata sul web, rilanciata da diverse pagine tra cui il profilo personale dell’ex-deputato leghista Leonardo Tarantino, la foto della “pizza Notre-Dame”: si tratta di una pizza carbonizzata, ovviamente. Si risponde al passo falso dei francesi con un’altra uscita di dubbio se non pessimo gusto, ove ancora una volta non c’è traccia di satira né di ironia, o tantomeno di intelligenza.

Cosa forse più grave però, in entrambi i casi, è che non ci sia la capacità di capire che Notre-Dame è patrimonio non della Francia ma dell’umanità, o che l’epidemia non è un problema italiano, ma un problema di tutti (e in special modo di chi ci è dirimpettaio).

E invece no: si gioca Italia-Francia, non vince nessuno ma vediamo chi perde di più. È più facile per media e istituzioni minori, rispetto allo sforzo immane che richiede concentrarsi su questioni che necessiterebbero della collaborazione di tutti, optare per dei diversivi che dirottino l’attenzione collettiva verso le rivalità piccole; sulla superficialità da campanile dell’homo homini lupus.

Gino Sorbillo e la pizza #NoCoronaVirus

Allora via di altre sciocchezze: come quella del pizza-star Gino Sorbillo, fuoriclasse della comunicazione social e dell’impasto alla partenopea, che in risposta all’oltraggio d’Oltralpe pensa bene di venirsene fuori con una pizza “#NoCoronaVirus”; radunando in una manciata di ore sul proprio canale Facebook oltre 17k reazioni, più di milleduecento commenti e quasi ottomila condivisioni dopo aver postato un video che dedica – cito – “ad alcuni francesi #imbecilli che si sono permessi di offendere la nostra pizza italiana approfittando dell’emergenza planetaria del #Coronavirus: venite ad imparare i segreti della nostra pizza che tanto ci invidiate così come tante tante altre cose… Anzi, è inutile che venite perché non siete neanche all’altezza di imparare…”.

Pizza Coronavirus; Gino Sorbillo

Insomma, il video e la pizza con scritta in simil-catarro al basilico postati da Sorbillo nella sua risposta a tono a Canal+ – e che tono – mietono consensi facendo leva sul sentimento del Ridateci La Gioconda e sul Tanto Non C’avete Manco Il Bidè, che infatti si rincorrono a più riprese tra i commenti.

Poi oh, se la cosa si fermasse qui, all’essere una boutade promozionale pur se di discutibile caratura populista, ci potrebbe pure stare.

Ma non si ferma qui.

Nel senso che il video in questione, in virtù della sua pronta e ampissima diffusione, viene eletto “emblema della resistenza” e ripreso acriticamente da tutte le maggiori testate giornalistiche nazionali – non una riflessione sulla potenziale natura offensiva del messaggio di risposta, che io abbia visto, non una – nonché da uno stuolo di personaggi pubblici sui propri profili; diventando in buona sostanza, nonostante la superficialità del messaggio e le sue intrinseche connotazioni stereotipanti di razzismo di ritorno, la posizione ufficiale dell’Italia sul CoronaPizza-gate; con buona pace del silenzio assoluto degli organi istituzionali a tutti i livelli.

gino sorbillo coronavirus

Nel frattempo, il pizzaiolo-portavoce viene invitato a fornire il suo parere sulla questione internazionale a Fuori dal coro di Mario Giordano, inserito da La Verità in un trafiletto sulla possibilità che i primi contagi europei si siano verificati in Germania e quindi fuori dagli amati patrii lidi, posta una foto a calice levato di Paolo Liguori in visita presso uno dei suoi ristoranti, “anche lui contro i francesi che hanno offeso, attraverso un video, la specialità italiana che ha conquistato il mondo”.

Epilogo della vicenda? Conclusione in bellezza con il pizzaiolo-campione-d-Italia, Luigi di Maio (che per chi lo avesse dimenticato, è Ministro degli Esteri) e l’ambasciatore francese in Italia Christian Masset immortalati da uno stuolo di fotografi mentre siedono tranquilli e sorridenti davanti a una pizza coi piennoli gialli del Vesuvio; preparata naturalmente da Sorbillo nel suo Lievito Madre di piazza Augusto Imperatore a Roma. Pace fatta e tutta la tarantella finita a tarallucci e vino, specialità tipica italiana quanto e più della Margherita.

 

E questo resta, come sempre, dopo tutto il casino: che chi è più furbo, a destra e a sinistra, riesce a capitalizzare consensi e affari sfruttando l’attrito generato dal clamore; mentre la massa dei commentatori indignati, e quella degli antagonisti hipster che li deridono, rimangono a galleggiare quiete in attesa del prossimo argomento su cui si dovranno scannare.