Totò, un marchio registrato: cosa ne pensano i ristoratori napoletani

Abbiamo chiesto ad alcuni ristoratori e pizzaioli napoletani che fanno ampio uso del nome, pardon marchio, "Tòtò" che cosa pensino del fatto che il beniamino della loro città venga tutelato dagli eredi.

Totò, un marchio registrato: cosa ne pensano i ristoratori napoletani

Esplosive. Potrebbero essere definite così le interviste rilasciate la scorsa settimana ai quotidiani Il Mattino e il Messaggero da Elena Anticola De Curtis. Nipote di Totò, la De Curtis, forte di un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Torino, ha chiarito la forte volontà di tutelare il nome e l’opera del celebre nonno da utilizzi indiscriminati a scopi commerciali. Il provvedimento dello scorso giugno, di cui vi abbiamo dato notizia, ha riconosciuto agli eredi proprio la possibilità di impedire l’utilizzo non autorizzato del nome e dell’opera di Totò (in particolare della celebre poesia ‘A livella). A parere della De Curtis, l’eccessiva presenza del nome e dell’immagine di Totò nei contesti più disparati ne lederebbe il diritto all’immagine e svilirebbe la portata del suo patrimonio culturale. E c’è di più: gli eredi non escludono la creazione di un vero e proprio brand, in modo che chi volesse riferirsi a Totò abbia regole ed indicazioni precise cui attenersi, come fosse un franchising. Nel mirino della famiglia, inevitabilmente,  anche i numerosissimi ristoranti, locali e pizzerie che hanno nella loro insegna e nei loro ambienti richiami all’artista.

Le conseguenze della tutela del nome Totò: il caso di Bologna

Sebbene nell’intervista a Il Mattino, la De Curtis si sia detta disponibile a cercare mediazioni con i proprietari di esercizi commerciali, diversa è la storia che hanno raccontato Raffaele e Francesca Acampora al Resto del Carlino. Da anni la famiglia Acampora possiede una pizzeria a Bologna. Nel suo nome, il problema: “Totò e Peppino”. La pizzeria bolognese è stata raggiunta lo scorso agosto dalla diffida dei legali della famiglia De Curtis. Novanta giorni per rimuovere dal loro locale qualsiasi allusione al comico. I proprietari raccontano di aver dovuto stravolgere tutto, anche gli arredi del proprio locale, che ora si chiama “Terra Mia”.

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Inoltre, hanno dovuto corrispondere anche un importo per cinque anni di diritti di immagine, senza che dai legali degli eredi arrivasse nessun cenno più conciliativo. Un grande danno economico e il dispiacere di vedere anni di attività quasi cancellati, anche perché molti clienti potranno credere che al cambio del nome corrisponda un cambio di gestione.

Cosa dicono i ristoranti “Totò” a Napoli

totò

Facile immaginare che tra le tante diffide partite dagli eredi De Curtis molte abbiano raggiunto la città natale del comico, Napoli. Quasi impossibile, del resto, non inciampare in insegne, quadretti, statuine e busti di Totò nel capoluogo partenopeo. E se alcuni ristoratori non si sono fatti raggiungere o ci hanno laconicamente comunicato di non poter lasciare dichiarazioni sulla questione, affermando di essere già in contatto con la famiglia del Principe della risata (viene da chiedersi in che termini), non ha avuto problemi a darci una sua opinione Francesco Bianchini. Banchini è proprietario dello storico ristorante pizzeria “Totò, Eduardo e… Pasta e fagioli” di Corso Vittorio Emanuele, una delle principali arterie di Napoli. Una pizzeria con cucina saldamente ancorata alla tradizione che fa della pasta e patate, dello scarpariello e della genovese dei suoi manifesti, più che dei piatti forti. L’ ambiente è semplice e familiare e gode di una veranda con vista sul Vesuvio.  Raggiunto telefonicamente, il ristoratore non usa mezzi termini.

Trovo tutta questa situazione estremamente paradossale. Non riesco a capire come sia possibile che un’iniziativa del genere sia nata solo ora, a decenni dalla morte di Totò e dopo che per tanti anni la figlia Liliana non ha mai richiesto niente di simile. Io stesso l’ho incontrata più volte a manifestazioni in onore del padre e, pur ben conoscendo il nome della mia attività, non mi ha  mai contestato nulla.”

“Il mio locale – continua Bianchini –  ha questo nome da più di trent’anni, non riesco proprio a immaginare di cambiarlo, anche perché lo sento una parte di me, visto che il cognome di mia madre è proprio De Curtis. Capisco e sono d’accordo che Totò vada tutelato, ma non credo che questa tutela possa passare dal divieto di utilizzarne il nome, soprattutto nella nostra città. Vantarsi di Totò, ricordarne il nome e l’attività significa omaggiarlo. Totò rispecchia la nostra città, è diventato proprio un simbolo di napoletaneità.”

Cosa accadrà ai tanti locali di Napoli che fanno riferimento al celebre attore? Ai posteri l’ardua sentenza (sperando che si possa ancora dire!)