La sintonia tra gastrofanatici e Aldo Grasso dopo l’insulto di Adriano Celentano

Aldo Grasso, il più acuto e temuto critico telesivo d’Italia, stava scrivendo che il Festival di Adriano Celentano è uno dei più brutti Festival della storia, proprio mentre Celentano sul palco dell’Ariston, in mezzo al suo ‘ndo cojo cojo a target multipli, pensava a lui. “Ci rattristiamo se un deficiente come Aldo Grasso scrive un’idiozia sul Corriere della Sera“. Risultato: replica di classe del critico (un post scriptum al suo articolo sul sito del Corriere: “Mentre scrivevo questo pezzo mi sono arrivati gli insulti in diretta da Sanremo. Non ho altro da aggiungere”), e indignazione generalizzata contro Celentano, che, secondo copione, fa schifo a tutti anche se tutti lo guardano.

L’insulto di Celentano è l’occasione per verificare lo stato della sintonia tra noi gastrofanatici e Aldo Grasso, la cui perfidia incantatrice è stata spesso indirizzata agli attovagliati, da Benedetta Parodi, “la Gabanelli di Studio aperto” alle “markette” del Gambero Rosso.

In definitiva, secondo voi l’insulto di Celentano al nemico al nemico da abbattere Grasso aveva un minimo di senso? Prima di prendere posizione ripassiamo alcuni psicobiblici attacchi del critico.

Alfonso Signorini, La notte degli chef, 2011. “Vedere tre Master Chef come Gennaro Esposito, Davide Oldani e Fulvio Pierangelini andare in tv e disquisire di cucina con Emanuele Filiberto e Belén Rodriguez è una cosa che mette infinita tristezza. Quanto è noioso lo chef Signorini”.

Antonella Clerici, La prova del cuoco, 2010. “Piace al pubblico perché non sa muoversi, si concia come un Ferrero Rocher gigante e, impalpabile come un paracarro, fatica a padroneggiare la scena. Piace perché è prevedibile in tutto quello che dice e che fa. Vai, Antonella, sei una di noi!”

AIS, associazione italiana sommelier, Il Premio Internazionale del Vino, 2009. “Il vino è una cosa troppo importante per lasciarla in mano ai sommelier. Almeno in Tv. E’ solo una battuta, una di quelle che ti salgono dal cuore quando segui un programma sul vino voluto da Franco Ricci dell’AIs di Roma, e non capisci bene cosa sia: se una festa, se un markettone, se un’autopromozione o altro”.

Benedetta Parodi, Cotto e Mangiato, 2010. “Nella scuderia Mediaset c’è una grande giornalista, si chiama Benedetta Parodi, la Gabanelli di Studio aperto. Sue le inchieste più sconvolgenti, suoi i servizi più esemplari: la Parodi non ha paura di nessuno, non guarda in faccia nessuno. Del resto si è fatta da sola, è entrata in un mondo per lei sconosciuto, come ha mostrato lo strepitoso provino di Matricole”.

Gambero Rosso Channel, 2005. “L’ impressione è che le sue proposte non siano molto diverse da quelle offerte da Melaverde di Edoardo Raspelli (anzi, spesso Raspelli è più convincente dei vari Stefano Bonilli, Daniele Cernilli, Marco Sabellico), che molti servizi assomiglino fin troppo alle promozioni (quelle che Chiambretti chiama markette)”.

Carlo Cracco, Joe Bastianich, Bruno Barbieri, Masterchef, 2011. “La vera forza di Masterchef è nella sua attenta costruzione, nella meticolosa miscela di tutti gli ingredienti narrativi. Specie la cattiveria dei giudici: per primo Joe Bastianich, capace di portare Luisa alle lacrime; e poi Carlo Cracco, sguardo truce e cuore indecifrabile, e Bruno Barbieri, affabile ma rigoroso”.

[Crediti | Link: Corriere,it, Flickr, immagine: Excite]