L’acqua di casa mia è meglio di quella in bottiglia, Coop spende un milione di euro per dircelo

Non ci sono più i pelisullostomaco di una volta. A prima vista, questa cosa della Coop che lancia la campagna “Acqua di casa mia” (costo: un milione di euro) per invitare gli italiani a bere più acqua del rubinetto, è di una spropositata demenza. Perché mai dovrebbe farlo visto quel che ricava vendendo minerale in bottiglia, e perché mai dovrebbe prendersi il disturbo di pagare gli spot a Luciana Littizzetto? Dunque, vediamo di capirci qualcosa. Gli italiani bevono una media di 195 litri di minerale a testa ogni anno: primi in Europa. Un’abitudine che incide sul bilancio familiare dal momento che, secondo Legambiente, l’acqua del rubinetto costa in media 0,5 millesimi di euro al litro, mentre quella in bottiglia 50 centesimi al litro.

Sì, ma il vizietto costa caro anche all’ambiente. Per trasportare la minerale dalle fonti alla tavola viaggiano ogni anno 480.000 tir (una fila di 8.000 km, come andare da Roma a Mosca e tornare). In pratica, trasportare su gomma 100 litri d’acqua per 100 chilometri produce emissioni di anidride carbonica per oltre 10 chili. Bevendo acqua del rubinetto, per ogni 100 litri di acqua si immettono in atmosfera 0,04 chili di CO2: 250 volte di meno.

Dice: “Sì, ma io l’acqua dell’acquedotto non la bevo, è cattiva e fa male”. Non è così, in Italia l’acqua cosiddetta “del sindaco” è buona e sicura (le norme prevedono la verifica di 50 parametri fisici e microbiologici). Comunque, per convicere i più diffidenti, Coop vende a 9 euro una caraffa filtrante che rende più gradevole l’acqua di casa.

Resta da capire, benefici di immagine a parte — è pur sempre una campagna ambientalista — perché Coop non pensa ai cervelli del marketing che hanno avuto l’idea come a delle braccia rubate all’industria conserviera.

Della caraffa a 9 euro abbiamo detto. Poi ci sono i risparmi sugli altissimi costi di logistica dell’acqua in bottiglia. Inoltre, Coop ha appena raddoppiato le fonti di approvvigionamento dell’acqua a marchio proprio. La disponibilità di quattro fonti (più un’altra al Sud ancora da individuare) permette di ottenere una riduzione della distanza media che le bottiglie percorrono, con evidenti risparmi, oltre ai benefici per l’ambiente. E comunque, nei supermercati sarà ancora possibile comprare acqua minerale.

Chariti alcuni aspetti, rimane il fatto che sfidare la potentissima lobby delle acque minerali è comunque un gesto coraggioso. Non a caso Mineracqua, la Federazione italiana dei produttori di acqua minerali, risponde alla Coop con una pubblicità che vedremo nei principali quotidiani italiani. Lo slogan:? “Acqua minerale. Molto più che potabile”, come a dire che quella del rubinetto è solo bevibile.

Che ne dite, vi fidate dell’acqua di casa? Questa è la volta buona che comprate la caraffa filtrante e basta spese folli per la minerale?

[Fonti: LA Stampa]