Report e il petrolio della Haven nel pesce che mangiamo

Conoscevamo il cormorano incatramato dalla marea nera della BP nel Golfo del Messico. Ma se avete visto Report ieri sera, sapete che dentici e scorfani del Golfo di Genova, sono suoi parenti stretti. Nulla in confronto al marciume scoperto dalla magistratura durante l’inchiesta sull’Arpal, l’agenzia per la protezione ambientale della Liguria.

Report ne ha parlato riferendosi all’affondamento della petroliera Haven, ma abbracciare tutti gli aspetti di questa catastrofe in 2 ore di programma è difficile anche per Milena Gabbanelli.

Per esempio, sappiamo che nel maggio scorso la magistratura ha messo sotto inchiesta quindici persone con accuse che vanno dall’abuso di atti d’ufficio alla corruzione, tra queste, tutti i dirigenti dell’Arpal.

Bisogna dire poi che la zona di Arenzano, città di fronte alla quale è affondata la Haven, si era già conquistata una fama sinistra per la presenza dello Stabilimento Stoppani, produttore del famigerato cromo esavalente, lo stesso del film su Erin Brockovich con Julia Roberts. Ecco, nelle acque del Mar Ligure naviga un quoziente di cromo superiore a ogni soglia di pericolosità, che inquina i fondali e avvelena i pesci.

Già, i pesci. Chissà perché dei pesci si parla poco, anche le telecamere li snobbano.

Eppure triglie e acciughe finiscono direttamente nei nostri piatti, e pur se oggi quel mare sembra limpido e trasparente, i danni sulla fauna ittica continuano al punto che in alcune zone la pesca andrebbe vietata per secoli. Ma se i controllori (l’Arpal) sono quelli che sono, c’è poco da sperare.

Nessuno prima di Report ci aveva mostrato i danni subiti da aringhe, acciughe, gamberetti e scampi che mangiamo tranquillamente nei ristorantini liguri, anzi, si è fatto di tutto per nasconderli.

Ma oggi, mettendo a repentaglio l’amore per il pesce, abbiamo visto con i nostri occhi cos’è accaduto nel lago Atabascha, in Alaska, inquinato dal petrolio.

Trattandosi di un lago, le condizioni per studiare l’inquinamento della fauna erano ottimali. Un lago non è il mare, l’ambito di ricerca è circoscritto, e le prove vengono “a galla”. Ecco allora, in tutto il suo orrore, cosa succede ai pesci che sguazzano nel petrolio: tumori, deformazioni, avvelenamenti.

Tutta roba che l’Agenzia di Protezione Ambientale della Liguria non vi darà mai.

[Fonti: Rai, Arpal, Casa della Legalità, No Stop, Il Fatto, Kataweb]