Ho guardato Roberto Formigoni perché ero di cattivo umore e volevo peggiorarlo. Ci sono riuscito.
“Nessuno di voi ha mai fatto vacanze di gruppo? Quando si fanno vacanze di gruppo cosa succede, uno si fa carico dei biglietti perché conosce l’agenzia, l’altro si fa carico del pagamento dell’albergo, il terzo paga le escursioni, il quarto i ristoranti, poi a fine vacanza si tirano i conti ed eventualmente si conguaglia“.
Sono stati un minuto e 50 secondi infernali però straordinariamente stimolanti. Ovvero istruttivi, di ripasso concentrato di una serie di cliché vanzinari sulle vacanze –ristoranti compresi– da rubricare alla magniloquente voce i politici hanno perso il contatto con la realtà. Voce che gli italiani conoscono bene, purtroppo.
Fare vacanze di gruppo significa seriamente quel che ha detto Formigoni o sono le parole di un cripto-politico da troppi anni privilegiato Governatore della Lombardia? (17 — diciassette). Scusate, ma nelle vostre vacanze di gruppo c’è davvero chi paga tutti i biglietti, chi tutti gli alberghi, le escursioni, i ristoranti tanto alla fine eventualmente si conguaglia?
No, perché se per caso non è così siete degli sfigati, sappiatelo. Sfigati, malinconici e tristi come il cronista che ha avuto l’ardire di raccontare con la dovuta cautela sul Corriere, pensa te che impunito, che le vacanze di Formigoni sono state pagate #asuainsaputa. Come ipotizza un’indagine in corso.
“Io in genere faccio vacanze di gruppo, il giornalista del Corriere fa le vacanze sempre da solo? Eh ma che sfigato! Eh ma le vacanze da solo ragazzi, che malinconia, che tristezza, che sfigato. Voi non fate mai vacanze di gruppo? Quando fate vacanze di gruppo vi regolate come me, sì o no?”
Allora, quando fate vacanze di gruppo vi regolate come lui, sì o no?