Ca’ d’Oro Alla Vedova, Venezia, recensione: il bacaro della Polpetta

Recensione del bacaro di Venezia, Ca’ d’Oro Alla Vedova, tappa fondamentale del nostro tour per bacari. I cicchetti, i prezzi, l'ambiente, le foto, le opinioni.

Ca’ d’Oro Alla Vedova, Venezia, recensione: il bacaro della Polpetta

Siamo a Ca’ d’Oro Alla Vedova di Venezia, storico bacaro veneziano di Calle del Pistor, famoso per le sue polpette. La nostra recensione

Un lunedì di ottobre, orario aperitivo, un paio di compagni di bacari. Per la verità i compagni di cicchetti sono in ritardo e l’attesa in Strada Nova – percorso obbligato che dalla stazione conduce verso Rialto – si rivela così un interessante momento di approfondimento etno-antropologico con osservazione sul campo. La meta prescelta per la nostra ultima recensione dei bacari di Venezia è un luogo storico che ha visto crescere generazioni intere. Il nome ufficiale è “Trattoria Ca’ D’Oro alla Vedova” ma da tutti è affettuosamente nota come “La Vedova”. Poco importa infatti che si trovi in linea diretta con la calle che porta alla fermata del vaporetto che conduce ad uno dei gioielli architettonici cittadini, la Ca’ D’Oro appunto: qui conta la storia.

E la storia narra che dalla morte del padre del proprietario, che ne lasciò vedova la madre, i clienti abituali per identificare il locale dove darsi appuntamento per un’ombra dicessero “andiamo dalla vedova”. E Vedova, maiuscolo, fu.

Alla Vedova

Sistemata in fondo ad una calle – e quindi nascosta alla vista – funziona perfettamente per separare chi è veneziano da chi è turista. I secondi ci arrivano con app e geolocalizzatori, chiedendosi se sia davvero dove dice la mappa. I primi – ed è affascinante vedere come la ritualità si ripeta celebrando se stessa – conoscendo esattamente la calle in cui entrare, o la inforcano direttamente o, nel bel mezzo di una passeggiata di gruppo, di fronte alla proposta di un componente (“ci prendiamo una polpetta?”), si bloccano, deviano e varcano la soglia. L’età dei clienti è irrilevante: la Vedova è intergenerazionale.

Ambiente e servizio

Alla Vedova

Alla Vedova

Nonostante l’uso del termine “atmosfera” generi ormai reazioni inconsulte, qui non solo è d’obbligo ma rappresenta la corrispondenza perfetta tra aspettative e realtà. Fotografie, mappe e stampe alle pareti, pentole di rame appese al soffitto, mobilio antico, tavoli e sedie che sanno di trattoria autentica, lampadari d’epoca, ninnoli: su tutto, quell’illuminazione giallina che ammorbidisce gli occhi e li strega subito. Prima ancora del bancone, è insomma l’ambiente ad affascinare: certo, il contesto è profondamente diverso dai bei tempi andati – seduta ai tavoli la clientela è quasi totalmente straniera – e i prezzi si sono alzati leggermente, ma il fatto che il cliente veneziano ci entri per il cicchetto, che ben più del pasto consumato fuori identifica la fruizione cittadina, è segno che il locale non solo è amato ma è rimasto pressoché ai livelli di un tempo.

Al banco e ai tavoli il personale ci sa fare. Non gigioneggia, è professionale e cortese. Ricordatevi di prenotare se avete intenzione di cenare: sperare di trovare un posto libero all’ultimo, è utopia.

Cicchetti e prezzi

Esaurita la doverosa premessa di cronaca in cui vi diciamo che Alla Vedova è ristorante oltre che bacaro, possiamo ora dedicarci al cicchetto per eccellenza per cui si viene qui: la Polpetta. Il maiuscolo è voluto ed esposto sul bancone con modestia. Non troneggia, semplicemente sta. Istituzione dalla crosta croccante e abbronzata e dal ripieno saporito, consistente, che non tradisce ricicli di avanzi (impossibile, viste le quantità di esemplari preparate), servita calda, la Polpetta si fa addentare con fierezza e senza arrendevolezza. Pretende attenzione esclusiva e forse solo i veneziani, abituati, riescono ad addentarla con leggerezza, mentre chiacchierano. Per tutti gli altri il morso è preceduto da osservazioni, commenti, espressioni felici e perfino silenzi.

Alla Vedova

Alla Vedova

Alla Vedova

Consumato il rito, si può far vagare lo sguardo lungo il bancone che vede sarde in saor, baccalà, seppie alla griglia, insalata di piovra… i classici insomma. Il crostino con il mantecato, particolare non irrilevante, è preparato al momento evitando così l’effetto pane umido e superficie ossidata del baccalà. Altrove gommose ed insapore, qui le seppie sono saporite e morbide. I prezzi? A partire da 2 euro per cicchetto.

Ora che siamo arrivati alla fine del nostro tour per i bacari (i più significativi, ovviamente. A recensirli tutti ci vorrebbero dei mesi e un fegato di ricambio) possiamo dirlo: l’intenzione era di chiudere in bellezza. Non è un caso insomma se abbiamo lasciato la Vedova come ultima tappa. Il timore tuttavia era quello di rimanere delusi, trovando una macchietta, una diva ormai invecchiata e ridotta a maschera di sé stessa. Così non è stato: nonostante il bacaro veneziano sia ormai diventata un’attrazione al pari dei monumenti cittadini, le possibilità di trovare qualche angolo autentico esistono ancora.

Alla Vedova

Informazioni

Ca’ D’oro Alla Vedova

Indirizzo: Cannaregio  3912 Ramo Cà d’Oro

Numero di telefono: 041 5285324

Orari di apertura: 11.30 – 14.30; 18.30 – 23.30. Chiuso giovedì e domenica mattina

Tipo di cucina: tradizionale bacaro veneziano con cucina

Ambiente: informale

Servizio: rapido e cordiale

Voto: 4.6/5