Gorizia e Nova Gorica sono state scelte quest’anno, insieme, come Capitale Europea della Cultura 2025: una scelta che parla di dialogo tra confini dopo un lungo tempo di divisione e che mette in luce soprattutto la volontà di dimostrare come, qui, tradizioni e culture non siano mai state veramente separate. La tavola ne è un esempio, con un’offerta gastronomica in cui le radici friulane si mescolano alle influenze austro-ungariche e slovene. Il risultato è un patrimonio di grande valore. Ecco una serie di locali, tra ristoranti, osterie e trattorie, in cui poterlo assaggiare.
Trattoria Al Cacciatore e Osteria La Preda de La Subida
Sotto l’insegna de La Subida Sirk, riferimento inappuntabile a Cormons, convivono due realtà: la Trattoria al Cacciatore, stella Michelin dal 2007 e l’Osteria la Preda de La Subida. La prima ha compiuto un percorso di crescita di rara coerenza, che dagli anni ’80 ha portato l’osteria di famiglia a trasformarsi in ristorante fine dining. Due i menu degustazione (ed entrambi da 5 o 7 portate, a 80 o 95 euro) oltre alla possibilità di scegliere alla carta: in tutti i casi, l’impronta (lo chef è Alessandro Gavagna) emerge pulita nell’impiego e nelle cotture rispettose della selvaggina (il daino con insalata di albicocche ne è un esempio), nella trasformazione delle verdure locali, nella scelta di salumi e formaggi e nella capacità di trasformare la cucina del territorio, anche la più povera, nella versione più raffinata di sé.
Più informale il tono e i piatti dell’Osteria, che fa della convivialità e della condivisione il suo punto di forza. L’attenzione al territorio rimane comunque un punto fermo. Completa l’offerta, l’ospitalità strutturata a mo’ di albergo diffuso con case e dimore letteralmente immerse nel bosco circostante.
Castello di Spessa
Duplice offerta gastronomica anche per il Castello di Spessa a Capriva del Friuli. Trasformato in resort, dopo essere stato acquistato nel 1987 (insieme ai vigneti circostanti) dall’imprenditore Loretto Pali, comprende – oltre a 70 ettari della DOC Friuli Isonzo e 28 nel Collio – un resort, un campo da golf, una cantina medievale e due ristoranti: La Tavernetta al Castello, il ristorante gourmet e l’Hosteria del Castello. Se la cucina del primo è più raffinata e più legata al territorio (in particolare nell’uso delle erbe spontanee e dei formaggi), proponendo anche qualche piatto di mare, l’Hosteria ha una proposta più golosa e trasversale. Interessante il menu dedicato a GO!2025: 4 portate a 64 euro.
Trattoria al Giardinetto
Solida e storica insegna familiare, che vede da molti anni la famiglia Zoppolatti succedersi alla guida di un locale che riesce a fondere accoglienza e calore da una parte – complici gli arredi rassicuranti e curati – e cucina del territorio dall’altra. La carta unisce i piatti della tradizione del Collio goriziano con quelli di origini austroungariche, allungandosi anche verso il confine sloveno e il mare. La mano non è rimasta tuttavia immobile e sa rileggere i classici con uno sguardo più attuale. Menzione per i piatti stagionali in cui le paste fresche giocano con le erbe spontanee (i blecs con sclopit, per esempio).
Trattoria Alla Luna
In pieno centro, nei pressi del mercato coperto, l’insegna aperta nel 1876, dal 1960 è gestita dalla famiglia Pintar. Mamma Celestina continua, in cucina, la tradizione dei piatti della tradizione culinaria mitteleuropea mentre Elena, in sala, segue la clientela. I tratti tipici della trattoria ci sono tutti: negli arredi, negli abiti tradizionali ma soprattutto nella carta dove dagli antipasti ai dolci si srotola la storia del territorio friulano, sloveno e austriaco. Dai prosciutti cotti e crudi tagliati a mano, ai prodotti d’oca, dalle zuppe agli gnocchi dolci alle palacinke, dal salame alla friulana con aceto ai cevapcici, fino ai dolci, tra strucoli e kock di gries.
Osteria Caramella
Nel cuore di Cormons, è un’insegna disinvolta e accogliente. Una ventina di posti, altrettanti in vini in mescita e un menu che conta felicemente su pochi piatti, tutti espressione del territorio, dai fornitori alle ricette. Taglieri di salumi e formaggi, cjarsons e gnocchi tra i primi, frico, gulash, e cevapcici tra i secondi, oltre a insalatone e dolci tipici: gubana, ovviamente ma anche palacinke.
Enoteca di Cormons
Situata in Piazza XXIV Maggio, è ormai un’istituzione. Aperta nel 1984 e recentemente rinnovata (lo scorso marzo), è contemporaneamente centro di promozione e valorizzazione del Collio, spazio di mescita e punto vendita (al piano terra), sala conferenze per corsi, degustazioni, eventi e convegni tecnici (al primo piano). E’, soprattutto, una società cooperativa nata dalla volontà dei vignaioli di Cormòns (oggi affiancati dai produttori del Collio e della Provincia di Gorizia) di valorizzare il territorio a partire da un progetto condiviso forte di diverse aziende vitivinicole. Oltre ai vini, si assaggiano salumi e formaggi tipici.
Ronchi Rò
Un casale ristrutturato nelle Collio, al confine con la Slovenia, fa da cornice alla cucina guidata dall’italo-siriano Fares Issa, capace di far vivere agli ospiti un’esperienza gastronomica che arriva a tavola ma parte dall’ambiente circostante, tra prati e boschi, con raccolta di erbe spontanee e cucina all’aperto. Cucina a vista, pochissimi i coperti (12, con la possibilità di ampliarne il numero d’estate grazie ai tavoli all’aperto) ed una carta che abbandona la tradizionale suddivisione in antipasti, primi e secondi, essendo invece costruita attorno ai vini del territorio (prevalentemente bianchi del Collio), oggi circa 150 etichette. L’agriturismo offre anche la possibilità di soggiornare, 5 le camere disponibili.
Al Piave
A Mariano del Friuli, è una trattoria storica della regione, a conduzione familiare dal 1991. Due sale, un caminetto in pietra e una cucina che pur tenendo fede al territorio, alle eccellenze locali e e alla tradizione, non è rimasta ingessata ed immobile. Tra i piatti più rappresentativi quelli che vedono la pasta fresca fatta in casa (tagliatelle, pappardelle, ravioli) e la carne, in particolare selvaggina (cinghiale, cervo e maiale). Chiudono, le proposte stagionali e quelle alla griglia. Menzione per la presenza, volutamente mantenuta, dell’osteria all’ingresso e per un restauro, realizzato nel 2006, rispettoso dell’ambiente e che ne ha mantenuto la rusticità.
Ristorante Le Dune
Si rimane a Mariano del Friuli per una solida insegna di pesce fondata nel 1992, un azzardo per i tempi, che di recente ha cambiato gestione mantenendo inalterati tradizione e stile, oltre che focus della proposta. Si può scegliere tra tre menu degustazione (a 40, 60 e 65 euro, rispettivamente per 4 portate di cotti, 4 di crudi o 7 antipasti tra crudi e cotti) o alla carta. Da segnalare i piatti che rappresentano una contaminazione con la cucina sarda, seconda anima del locale (la fregola ne è un esempio). La carta dei vini segue il menu, con vini locali e della Sardegna.
Locanda alle Vigne
Nato all’interno dell’azienda agricola Subida di Monte, la struttura attuale è frutto di un progetto di ristrutturazione che ne ha valorizzato posizione e caratteristiche: se da un lato le ampie vetrate della sala permettono di godere della vista sulle colline, dall’altra il fogolar richiama la tradizione friulana del luogo attorno a cui riunirsi. La cucina spazia dai riferimenti a piatti classici della zona a proposte assai più contemporanee in cui il legame con il territorio lo dà la materia prima. Locanda Alle Vigne offre anche l’opportunità di prenotare degustazioni dei prodotti dell’azienda agricola.
Rosenbar
Con affaccio sul Parco della Rimembranza, non lontano dal centro, è un’insegna di riferimento per chi cerca piatti legati alla stagione e ispirati ai principi di Slow Food. La carta conta sul pesce dell’Adriatico, salumi della famiglia D’Osvaldo, formaggi locali, pasta fatta in casa e delle verdure degli orti goriziani (una su tutte e la più nota, la rosa di Gorizia) Immancabili gli gnocchi ripieni di susine. L’ambiente è curato, con riferimenti alla dimensione mitteleuropea, e d’estate ci si può accomodare anche in giardino. Oltre che alla carta si può scegliere anche un menu degustazione. Da provare i sardoni impanati con radicchio e fagioli.
L’Argine a Vencò
Non servirebbero presentazioni per il ristorante di Antonia Klugmann, un’insegna in autentica simbiosi con il luogo, a partire proprio dagli interni e dagli arredi. La cucina è un inno al territorio, con piatti che utilizzano vegetali, erbe selvatiche, carni, pesce, frutta e formaggi. Due i menu degustazione: uno da sette portate e uno da dieci, “Territorio – Vita in movimento” più rappresentativo della visione della chef. La carta dei vini corre tra Trieste e il Carso, il confine con la Slovenia per arrivare alle pendici delle Prealpi. Presenti anche referenze del resto d’Italia e internazionali.
Osteria Vinars
Gestita dall’azienda agricola Brumat, da cui arrivano molti degli ingredienti dei piatti proposti, è un luogo che ben rappresenta l’identità delle osterie friulane di un tempo. Gli interni – arredati secondo lo spirito giapponese del Wabi-Sabi – si dividono in due sale: nella prima trova posto un lungo bancone con cassetti, un tempo sistemato in una merceria, nella seconda una piccola collezione di zuppiere inglesi. Da assaggiare praticamente tutti gli insaccati, prodotti dalla stessa azienda agricola e che alleva direttamentegli animali, poi i formaggi tipici, mostarde ed infine cotechino e brovada.
Atmosfere La Stua
Un po’ birreria un po’ enoteca, è un locale che comprende anche un ristorante ed una gastronomia. Se nel dehors è il grande platano ad accogliere, all’interno lo sono gli arredi, i tavoli di legno, il bancone e la piccola cucina (a vista). Delle due sale, una è dedicata al ristorante, l’altra al bistrot e la cucina riflette questa doppia anima. Così, se tra le proposte del primo compaiono piatti tradizionali e rivisitati della cucina italiana (paste, risotto ma anche e carni alla brace), il secondo gioca su piatti più veloci, golosi e da condividere (taglieri con salumi e selezione di formaggi, bruschette, pizze alla pala, panini e focacce).
Locanda Devetak
Una delle più rappresentative ed antiche insegne del territorio. Si trova a S. Michele al Carso ed appartiene alla famiglia Devetak fin dal 1870. Da osteria e diventata ristorante e poi locanda, azienda agricola, passando attraverso la storia, tra esilio e prima guerra mondiale. Oggi sono Avguštin assieme alla moglie Gabriella e alle 4 figlie a condurre egregiamente il locale, che conta anche una cantina scavata nella pietra del Carso con oltre 13.000 bottiglie. Tre le sale, tra arredi semplici, pavimenti in cotto e travi di legno a vista. La cucina è veramente un libro di storia del territorio, tra sapori sloveni, austriaci e italiani: da segnarsi lo snidjeno testo (gnocchi lievitati) e la lasagna di palacinke, la tagliata di cinghiale e la trippa alla carsolina. Si sceglie alla carta o con menu degustazione (6 portate 60 euro, 4 a 49 euro). Stella verde Michelin.