I manager del food & beverage: una buona combinazione di soft e hard skill

Quali skill sono necessarie al manager del food and beverage? Ce ne parla, Francesco Venuti della ESCP Business School.

I manager del food & beverage: una buona combinazione di soft e hard skill

In collaborazione con ESCP.

Un manager di successo del settore del Food & Beverage deve saper combinare efficacemente una solida formazione tecnica in ambito manageriale, una conoscenza approfondita del proprio settore specifico e dei suoi trend in atto ed emergenti, e una serie di skill e caratteristiche che spaziano da una forte e sempre bruciante passione per la propria attività alla dimestichezza con la gestione degli aspetti più emozionali dei propri consumatori, da uno spirito inquieto e curioso alla voglia di sperimentare costantemente qualcosa di nuovo e al desiderio di volersi spingere sempre oltre.

Lo sa molto bene il gestore di un ristorante che, accanto alle competenze gestionali che devono essere solide e approfondite, deve saper far vivere ai propri clienti una esperienza in cui l’aspetto emozionale diventa sempre più importante, trasmettere passione, ma anche avere un continuo desiderio di sperimentare qualcosa di nuovo e di innovare.

Francesco-Venuti

Allo stesso modo, un product manager di una grande azienda del settore & beverage è alle prese con aspetti simili, seppure diversamente declinati nel proprio specifico mercato. Anche i business che sembrano in apparenza avere meno spazi per l’innovazione (quale – ad esempio, fra i molti citabili – il settore delle acque minerali confezionate), richiede in realtà una attenta analisi dei propri trend in atto ed emergenti (i trend nel settore degli spirits sono notoriamente più lunghi e lenti di quelli di quasi tutti gli altri segmenti del food & beverage), una cura particolare agli aspetti più emotivi derivanti dal consumo del proprio prodotto (non dimentichiamo che i prodotti agroalimentari sono per natura e per definizione molto più legati all’esperienza e agli aspetti più intensamente emozionali, in quanto legati direttamente o indirettamente a bisogni primari e primordiali dell’essere umano), così come dalla ricerca e dalla sperimentazione di nuovi prodotti (che, per esempio nel citato settore delle acque confezionate, si concentra soprattutto su formati e packaging, accanto alle crescenti dinamiche di prodotti legati alla salute e alla bellezza, quali le acque funzionali, addizionate o quelle con acido ialuronico o collagene).

Accanto a queste competenze, tuttavia, un buon manager del settore food & beverage non può comunque mai permettersi di sottovalutare una solida preparazione tecnica manageriale, possibilmente con una formazione generale accompagnata da una più specifica nella propria area funzionale aziendale. Gli “strumenti” del management tradizionale, seppure aggiornati, sono ancora fondamentali, anche se l’attenzione della formazione tende al giorno d’oggi a spostarsi sempre di più dalle hard alle soft skill, “sminuendo” talvolta le prime e illudendosi che sia sufficiente sviluppare, ad esempio, capacità di networking, comunicazione, empatia, creatività, problem solving e team management per sopperire alla mancanza di hard skill e alla padronanza delle tecniche di management più fondamentali.

Come sempre, occorre un buon bilanciamento tra i due aspetti, in quanto soft e hard skill non sono né in contrapposizione né alternative. Ancora di più dopo l’esperienza del Covid e proprio in questi mesi con la guerra in Ucraina, con impatti fortissimi sui prezzi in generale (secondo i dati Eurostat, l’inflazione annua in Europa a marzo 2022 ha superato abbondantemente il 7%), sui mercati delle materie prime e alimentari in modo particolare (si pensi al prezzo e alla fornitura del grano e dei cereali), non ci si può più permettere una gestione “a intuito”, basata sull’esperienza e sulla “sensazione”. Il controllo analitico dettagliato è fondamentale. “You get what you measure”, recita un celebre detto, indicando come ciò che non è misurato e analiticamente rilevato sfugge alla gestione anche del manager o proprietario più esperto.

Pertanto, anche per una semplice attività quale può essere una piccola trattoria a gestione familiare, richiede strumenti e tecniche di management calcolate e precise, che non possono essere sottovalutate, ma che vanno padroneggiate con sicurezza e che rappresentano un necessario completamento delle altrettante preziose soft skill, soprattutto in un mondo come quello
attuale e in particolare nel contesto di questi mesi dove ci si deve destreggiare tra la “nuova normalità” post-Covid, la speculazione dilagante, i prezzi alle stelle e le disponibilità limitate dei beni alimentari a causa della guerra.