I piccoli drammi quotidiani di chi gestisce un ristorante

I piccoli drammi quotidiani di chi gestisce un ristorante

Il lavoro del ristoratore è un’avventura straordinaria che si rinnova ogni giorno. Putroppo, come le altre professioni, non è immune da incidenti di percorso che mettono a dura prova i nervi (e la salute mentale) delle persone pazienti che portano avanti ogni giorno la missione di soddisfare il cliente.

A chi non è capitato di rimproverare il cameriere che ha rovesciato un intero vassoio in mezzo alla sala? Di dover calmare un cliente infuriato? Di avere a che fare con la Guardia di Finanza in borghese? Qui sono presenti solo alcuni dei piccoli grandi drammi a cui bisogna far fronte quotidianamente.

E i vostri quali sono?

Piatto terminato

Avete appena finito di decantare le lodi del brasato al Barolo riuscendo a convincere anche il più scettico della tavolata, vi recate tutti tronfi in cucina e lo chef, serafico, vi annuncia che il brasato è terminato. Come sarebbe a dire terminato? Te l’avevo detto, risponde quello. La sua parola contro la vostra. Avete pochissimi secondi per trovare una spiegazione plausibile che non contempli invasioni di animali affamati e altre fantasiose calamità naturali.

Se siete dei professionisti non darete certamente la colpa a chi la colpa ce l’ha. Coraggio: un bel respiro, il vostro sorriso più bello e le parole che più odiate pronunciare: ho sbagliato io.

Bibita scaduta

Vai a capire perché, ma il cliente che ordina una cedrata Tassoni c’è sempre stato e sempre ci sarà. Lo sanno i baristi, lo sanno i ristoratori: certe bibite vanno mantenute lì, in quell’angolino del frigorifero che non si pulisce mai perché per farlo bisogna essere dei contorsionisti.

Ma capita anche con i bestseller: ci sarà sempre il cameriere che, per pigrizia o per ignoranza, fa il carico di lattine di Coca Cola lasciando indietro quelle fresche.

E’ probabile quindi che ci sia almeno una lattina che gira nel frigorifero all’infinito fino a quando va in scadenza e allora, statene certi, finirà fra le mani di quel cliente puntiglioso e schizzinoso che, mentre ammorba i suoi commensali con presuntuosi monologhi socio-politici, non trova di meglio che giocherellare con la sua bibita, capovolgerla e, con immenso orrore, notare che è scaduta da ben due giorni.

Poco vi rimane da fare, ed è inutile anche prendervela con il cameriere negligente. Prendetevela con i voi stessi di vent’anni fa che, in quell’albergo di montagna, non capivate perchè vi costringessero a controllare le scadenze ogni santo giorno.

Wc intasato

Accade nel bel mezzo del servizio, a locale pieno. D’altronde se si intasa è perchè in molti lo usano. Viene solo da chiedersi come mai lo zelo con cui vi dicono che è finita la carta igienica, i clienti non lo usino anche per avvisarvi in tempo della tracimazione della tazza, anziché infierire facendo bellamente finta di nulla.

È il momento di andare a ripescare la cara vecchia ventosa, infilarsi i guanti e assumere l’aria eroica del condottiero di vascello in mezzo alla burrasca.

Qualcuno poi, a lavoro terminato, vi chiederà perchè non avete delegato ai dipendenti. Provate a spiegarglielo, che la cameriera vi avrebbe rinfacciato a vita i danni alla sua french manicure.

Guardia di finanza in borghese

Anche se avete la coscienza a posto, chissà perchè quei due loschi figuri vestiti bene e mai visti prima che consumano in silenzio un ginger al banco vi insospettiscono.

Iniziate quindi la prassi del caso che consiste 1. nell’avvisare il personale di stare allerta e battere tutti gli scontrini, 2. nel telefonare furtivamente ai colleghi del vicinato per verificare se anche loro hanno ricevuto visite strane, 3. nel cercare di assumere un atteggiamento il più possibile rilassato per non destare sospetti.

Per fortuna la maggior parte delle volte finisce che i due uomini del mistero, consumato il loro drink, pagano e se ne escono tranquillamente tenendosi per mano.

Nella peggiore delle ipotesi…beh, affari vostri.

Black out

Peggio di un ristorante vuoto c’è solo un ristorante silenzioso. Quando improvvisamente tutto si spegne vi sentite come nudi e impotenti di fronte al suono del nulla. Terminata la classica ovazione dei clienti, che fare?

Ammesso che siano tutti a pancia piena, per non farli scappare potete sempre improvvisare spettacoli canori, giochi di società, cabaret, quiz a premi. Il tempo necessario al cameriere per provarci con la barista, insomma.

Big crash

Da non confondere con l’altrettanto frequente burnout, il big crash è quel momento nella vita di un cameriere in cui tutto il vassoio carico di bicchieri (pieni o vuoti, ovvio che è meglio se sono vuoti) si rovescia rovinosamente a terra e il mondo si ferma a guardare impietosito per poi scoppiare in un applauso che dovrebbe essere consolatorio ma che in realtà può causare drastici ripensamenti sul proprio futuro lavorativo.

Se voi siete ancora qui significa che avete una grande autostima. Trasmettetene un po’ al vostro cameriere: in questo momento ne ha bisogno quasi più che della busta paga.

Carenza di personale

Loro si ammalano. Loro hanno l’automobile che non parte. Loro hanno la moglie con le contrazioni. Loro hanno un misterioso, improvviso e inderogabile impegno. Loro vivono, mentre voi chissà come mai siete sempre lì, e in qualche modo ce la fate sempre.

E mentre aiutate il cuoco a riassettare la cucina semibuia, ripensate a quando anche voi avevate una vita e, asciugando piatti, cercavate una scusa plausibile per non presentarvi il giorno dopo.

Figuraccia

La signora entra e ordina il solito caffè, solo che oggi ha un bimbo nel passeggino. Per fare i simpatici ci parlate, con il bimbo. Gli offrite un cioccolatino. E poi esclamate “brava la nonna che ti porta a spasso!”. “È mio figlio”.
Esistono molte altre varianti della figura di m****(vi prego di raccontarcele nei commenti), per questo è caldamente consigliato evitare qualsiasi tipo di battuta e commento che non sia di carattere universale come il meteo, l’influenza, i politici corrotti, lo scandalo Volkswagen.

Cliente che perde le staffe

Solitamente è un appartenente alla categoria del “lei-non-sa-chi-sono-io”, che giustamente è frustrato perchè non sapete chi diavolo sia e quindi vi permettete di trascurarlo arrecandogli enormi danni con qualche minuto in più di attesa, con un piccolo errore nell’ordinazione, con un conto sbagliato in buona fede.

Nemmeno il tempo di scusarvi e venite aggrediti pubblicamente con grande imbarazzo di tutto lo staff e grande godimento degli altri clienti palesemente eccitati da questo reality a sopresa.

Ci vorrà un po’, ma quando finalmente se ne andrà voi potrete serenamente riprendere quello che stavate facendo: impugnare la ventosa e maledire il giorno in cui, anzichè andare a Ibiza con i compagni del liceo, avete scelto quel maledetto albergo di montagna.