In un mondo di social usati da male a malissimo, scegliete di essere i social di Mauro Uliassi. Oppure quelli di Taffo, è ovvio, che è riuscito nell’impresa di rendere simpatica e divertente pure la morte, potere di una comunicazione ben fatta. Che poi è chiaramente molto più semplice comunicare bene il cibo, no? Eppure la verità è che sui social della ristorazione (alta o bassa che sia) si ripetono foto noiose, bellissime e perfette, di piatti impiattati con le giuste luci e la giusta angolazione, tutte stucchevolmente uguali.
Oppure racconti autocelebrativi di quanto si è bravi e belli, o telecamere barbosamente puntate su se stessi mentre si propone al pubblico la ricetta top del momento. Che attenzione, cari chef, avrà sempre un problema: se il pubblico può replicarla con facilità allora non è una ricetta d’alta cucina, e se non è una ricetta d’alta cucina forse quello a cui state parlando non è esattamente il vostro pubblico.
Ma insomma, è facile capire come non sia semplice fare social in maniera creativa, e d’altronde è solo da qualche anno che gli chef hanno realmente capito l’importanza di comunicarsi al grande pubblico, e si sono lanciati nel mondo dei social network. Prima, appena pochi anni fa, perfino i siti web dei migliori ristoranti italiani erano brutti e obsoleti.
Ora, per gli chef, ci va solo il tempo di trovare la chiave comunicativa giusta: non troppo boomer, non troppo yeyè. Una giusta via di mezzo, che parli di cucina, ma senza tediare l’utente dallo scroll compulsivo.
Esattamente qualcosa come la comunicazione social di Mauro Uliassi.
I social di Mauro Uliassi e la svolta surreale

Tutto era cominciato tempo fa, e forse anche un po’ prima. Mauro Uliassi aveva iniziato a distinguersi sui social, lui e la sua comunicazione a tre stelle Michelin, per una certa irriverenza. Che peraltro gli è sempre appartenuta, a lui cuoco con gli occhialetti da sole tondi e quel modo di fare un po’ da Riviera Romagnola, ché in fondo non siamo lontani. Una sorta di volontà di andare oltre il seminato, e chissenefrega se sono uno dei migliori chef d’Italia.
Così, ecco apparire le descrizioni social dei piatti più belle di sempre, quelle dei suoi Lab.
Casacca bianca su fondo bianco, occhiali da sole, descrizione secca, chiara, monotona degli ingredienti di un piatto.
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E poi, sul finale, via di rock ‘n roll: gli occhiali da sole si alzano, lo chef fa yeah, e bon, il piatto diventa il contorno di un quadretto surreale. E divertente, proprio perché insolito. Probabilmente, la presentazione più autoironica di un piatto a tre stelle Michelin, soprattutto di un piatto italiano. Perché la cucina sa essere ancora più bella quando si prende un po’ meno sul serio, ché in fondo – non lo diciamo mai abbastanza – sempre di cibo stiamo parlando.
Nonna Bianca: così è nato un mito

“Cos’è il Lab, un lavandino?”
Ditemi voi, come si fa a non voler bene a Nonna Bianca. Il personaggio più sottovalutato del web gastronomico, in questo momento. Più ancora di Benedetta Parodi. Perché a Nonna Bianca bisognerebbe darle un programma tutto suo, eh. Che poi, in realtà, ce l’ha già, sui social del Ristorante Uliassi.
Nonna Bianca è la mamma di Mauro, Catia e Walter Uliassi, ed è da qualche tempo assoluta protagonista della pagina Instagram del ristorante di Senigallia. Ed è una trovata geniale, davvero, perché semplicemente Nonna Bianca è ognuno di noi. Anzi, è ognuna delle nostre nonne, con quel misto irresistibile di saggezza e tenerezza, e di parlantina senza filtri data da un’età che ti consente di fregartene di chi hai di fronte, fossero anche i 128mila follower del ristorante tre stelle Michelin di tuo figlio.
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“Mangiatrice appassionata (e instancabile), critica feroce, donna dalla parlantina più che grintosa”, qualche mese fa Nonna Bianca viene presentata ai social, e da allora è diventata presenza irrinunciabile. Prova i piatti del Lab, ascolta (un po’ perplessa dalla lunghezza, talvolta) le spiegazioni dei camerieri, assaggia. Gradisce o no, a seconda dei casi e della complessità. Scambia rognone per cogli*ne, e le scappa da ridere. Fa gli stessi commenti che farebbe qualsiasi nonna seduta a quel tavolo, e che a volte vorremmo fare pure noi, se non fossimo così impettiti nel nostro ruolo di ospiti di un ristorante del fine dining.
Nonna Bianca, insomma, è una genialata. Impariamo da Nonna Bianca, sui social e nella vita.

