Il nuovo agriturismo Il Poggio è il vostro prossimo ristorante piacentino preferito

Nel ristorante dell'agriturismo dell'azienda vitivinicola Il Poggio di Travo ci sono due belle novità in cucina e in sala, e sono partiti subito benissimo. La nostra recensione.

Il nuovo agriturismo Il Poggio è il vostro prossimo ristorante piacentino preferito

Appena attraversato il ponte di Tuna, struttura di rara bruttezza sull’altrimenti incantevole fiume Trebbia, ci si imbatte nella statua in vetroresina dedicata a un elefante: si tratta di Surus, cavalcatura di Annibale nella battaglia che si svolse proprio in questa valle nel 218 a.c., e che dei pachidermi che rappresentavano la falange corazzata dell’esercito cartaginese fu l’ultimo sopravvissuto dopo una cruenta battaglia.

L’antico passaggio degli elefanti ha lasciato diverse tracce nell’immaginario trebbiese, vive ancora adesso: non solo in questo simulacro offerto nel 2010 dal Rotary Club locale ma, ad esempio, anche nel vessillo del comune di Gossolengo e, forse l’omaggio più celebre, sulle etichette dell’azienda vitivinicola Vino del Poggio, in quel di Travo.

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Vino del Poggio è stato, per anni, il refugium peccatorum di una generazione gourmet piacentina ancora adolescente, che si è incontrata e formata su questa collina, attirata dal panorama privilegiato, dall’autentica e ruspante cucina dell’agriturismo, e radunata intorno alla figura di Andrea Cervini.

Andrea è uno di quei vignaioli locali illuminati sulla via de La Stoppa, figliastro enologico di Giulio Armani ed Elena Pantaleoni, ed è uno di quelli che ha contribuito a creare quella scena piacentina del vino naturale che, anche se oggi qualcuno considera divisiva, è comunque stata sempre identitaria: e anche voi l’avete amata, non negate. E non è raro incontrare in sala proprio lui, che con la sua caotica allegria condividerà volentieri le bottiglie sue e dei colleghi che ammira, insieme a racconti, aneddoti sulle annate e dettagli sulle vendemmie.

Dopo un periodo di silenzio, in cui si temeva che la sala e la terrazza sopra il vecchio fienile dell’azienda agricola sarebbero rimaste un ricordo o il luogo di una rimpatriata occasionale per gli addetti ai lavori, da pochissimo tempo si è sparsa tra gli appassionati la notizia che l’agriturismo di Vino del Poggio non solo è vivo e vegeto, ma ha rilanciato con due nuovi acquisti che hanno da subito attirato la nostra curiosità.

Vino del Poggio 2.0

poggio sala

La prima novità la incontriamo ad occuparsi di sala, accoglienza, e non solo: Francesco Barbieri è ormai un veterano della nouvelle vague della ristorazione piacentina, e se vi è capitato di frequentare tavole come quelle del Belrespiro, della Locanda del Falco o dei fratelli Pavesi (ma anche i banchi degli eventi di vino naturale, fiero rappresentante delle terre della Primogenita), la sua sarà una presenza familiare.

Qui, in versione solista, dispensa un’accoglienza gentile e sincera, con il benefit aggiunto per la cucina della sua passione per la raccolta di erbe spontanee e funghi, e della disarmante semplicità con cui propone i sapori della sua memoria: come il bucolico “aperitivo” a base di una generosa spatolata di mascarpone da accompagnare alla mostarda di frutta. “Era la merenda di mio nonno”, racconta. Probabilmente il nonno non aveva la fortuna di un mascarpone sontuoso come quello lodigiano di Carena né lo accompagnava un pane di segale degno del miglior Rugbrød danese, ma il bello di riportare la tradizioni al presente è proprio questo.

Nuova tradizione piacentina

poggio bollito

L’altra novità è in cucina. Si tratta di Emanuele Roda, trent’anni, con esperienze piacentine pregnanti come quella alla corte dei fratelli Pavesi e in città al Bitter, e una formazione tra Australia e Giappone, da cui sembra aver imparato, oltre alla tecnica, la lezione che a molti altri sfugge: la consapevolezza del genius loci, elaborando una linea di cucina talmente centrata da dare l’illusione di essere sempre stata così.

E invece c’è modernità, leggerezza, intensità e generosità: grandi salumi affinati tra le botti della cantina interrata  con qualche chicca proveniente dalla collezione personale del patron, con uno gnocco fritto etereo e croccante. Oltre alle erbe raccolte personalmente dal maitre ci sono quelle di Biofilia, azienda agricola giusto due fiumi più in là dove, all’ombra del castello di Sariano, razzolano anche un’infinità di razze di galline ornamentali, alcune preservate dall’estinzione, che forniscono volentieri le loro uova in cambio dell’affettuosa ospitalità.

poggio frittata

Ecco quindi che i vecchi tavoloni di legno si popolano con una cangiante insalata di bollito, una golosissima tatin di scalogno, carciofi arrostiti con il loro fondo e salsa alla menta, gnocchi con aglio orsino, una commovente frittata di erbe (quando è stata l’ultima volta che ve ne hanno servita una al ristorante?), e dei crespigni “semplicemente” ripassati in padello con burro nocciola, miso e limone: i fuori carta capitano spesso, e qui Emanuele si è voluto concedere un crescendo fulminante di amaro, acidità, sapidità e rotondità, in un piccolo capolavoro di complessità ed understatement.

poggio pisarei 1

Tanta consapevolezza quindi, e altrettanta continuità: a sostenere Emanuele c’è la nuova generazione dei Cervini, Carolina, da giovanissima responsabile delle paste fresche tramandate dalla nonna, che si rivelano anche loro sorprendentemente contemporanee, con la loro sfoglia finissima e i ripieni intensi, menzione speciale per il taglio grossolano delle erbe nel ripieno dei tortelli piacentini, che esalta materia prima e la peculiare masticazione della chiusura con la coda.

poggio tortelli

Restando tra i classici locali, i pisarei sono in bianco, piccoli quanto i fagioli dell’occhio che li accompagnano, e con un po’ di cotiche a donare la giusta dose di collagene al tutto, nello stile neoclassico riscoperto alla Palta da Isa Mazzocchi in Val Tidone e diffuso in città da saggi promotori del rinnovamento piacentino come la Trattoria San Giovanni e, più di recente, il Bitter. Il menù è snello, varia spesso (a parte le paste di Carolina, sempre presenti) e i prezzi vanno da1 12 ai 14 euro a portata.

Ritrovare un posto del cuore come Il Poggio era già un’ottima notizia, riscoprirlo con tutta questa nuova linfa vitale è stato inaspettato quanto piacevole, e la Piacenza gourmet ha sicuramente una nuova destinazione da aggiungere alla mappa.

Opinione

L’evoluzione del Poggio da semplice cucina di agriturismo a ristorante è stata rapida e totale: niente è stato perso dell’accoglienza casalinga, ma le molte attenzioni in sala e una cucina di grande intelligenza e connessione col territorio ne fanno una “novità” della ristorazione piacentina già interessante e con un grande potenziale.

PRO

  • Una cucina moderna, territoriale e comprensibile
  • La vista sulla Val Trebbia
  • La passione per il vino della proprietà

CONTRO

  • Il ristorante andrebbe segnalato un po' meglio nella struttura
VOTO DISSAPORE: 7.5 / 10
Voto utenti
Agriturismo Il Poggio
Agriturismo Il Poggio
Località Poggio Superiore di Statto 6, 29020 Travo PC, Italia
Opzioni Vegetariano