Il Buonappetito – Al ristorante dei calciatori non c’è fumo senza arresto

A Torino si è scoperto che i soldi investiti in un ristorante dai prezzi elevati frequentato da calciatori era stata aperto e pagato con soldi truffati allo stato. Cosa fare quando un ristorante ci insospettisce

Il Buonappetito – Al ristorante dei calciatori non c’è fumo senza arresto

Grazie ai messaggi WhatsApp posso ricostruire la storia con precisione.

Era esattamente il 12 aprile 2017. Stavo passeggiando in giro per il centro della città in cui vivo, quando mi imbatto in un ristorante evidentemente aperto da poco, mai sentito prima.

Non è ora di servizio, ma mi incuriosisce. Scruto dentro: molto elegante. Guardo la carta esposta fuori e sobbalzo.

Primo perché ha prezzi assai esosi. Secondo perché i piatti sono di quelli che fanno scialo. Tipo: Spaghetti alla chitarra con ragù toscano: 20 euro; tagliata di filetto Black Angus Nebraska, 35 euro; Wagyu di Kobe, 40 euro.

Diamine, penso: apre un ristorante grande, grosso, con pretese e caro e non ne ho informazioni?

Quanti ristoranti ha in mano la mafia in Italia? Almeno 5000.

La mia è una città piccola: se si muove uno chef bravo si sa, se un ristoratore possente apre un nuovo locale, si sa. Dunque un po’ stupito mando un messaggio a un amico: la foto del menu e il commento “Robe strane in giro.”

Nelle settimane successive il locale si crea una sua popolarità: pare diventi sosta amata da calciatori e altri clienti spendaccioni. Boh, penso, cose che non capisco.

L’epilogo della storia è l’altroieri.

Vado al bar con i miei bambini, prendo “La Stampa” e leggo che i proprietari sono coinvolti in una truffa perché il denaro investito nel locale era di provenienza illecita.

— La prima cosa che m’è venuta in mente è stata: “ah, ecco.”

— La seconda è che a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca.

— La terza è che ancora una volta i pubblici esercizi si dimostrano un canale perfetto per far girare soldi sporchi.

Fossi un ristoratore onesto, di cui è piena l’Italia, sarei infuriato: i locali come questi –-in genere: nel caso specifico bisognerà vedere l’esito delle indagini-– costituiscono una concorrenza più che sleale, criminale.

Fossi un cliente normale, come peraltro sono, ci penserei tre volte prima di entrare in un posto che mi insospettisce.

Fossi un calciatore, cacchio, sceglierei con più attenzione i posti dove bere Cristal. E poi, diciamocelo: il Cristal è sopravvalutato.

[Crediti | La Stampa]