Acqua minerale naturale: guida all’acquisto e prova d’assaggio

Confronto tra sapori, residui fissi e prezzi delle principali acque minerali naturali in commercio, in una Prova d'assaggio che vuole essere prima di tutto una guida all'acquisto.

Acqua minerale naturale: guida all’acquisto e prova d’assaggio

Guida all’acquisto dell’acqua minerale in bottiglia attraverso una Prova d’assaggio particolarmente ardita, basata su intensità dei sapori primari, residuo fisso e corpo delle principali acque naturali in commercio. 

Liscia o gassata? Povera di sodio o ricca di minerali che stimolano la diuresi? Volete digerite secondo natura? E a plin plin come siete messi? Su queste ed altre annose questioni ci siamo arrovellati in redazione per scegliere il tema di questa prova d’assaggio ad alto tasso diuretico. Un bisogno impellente (ok, la smetto) ci ha guidati nella scelta di alcune tra le più note acque in bottiglia, a caccia di proprietà sensoriali.

Un paradosso tutto italiano

Un business, quello delle acque in bottiglia, che muove cifre da capogiro. È rimbalzata in rete per un po’ l’indagine condotta lo scorso anno da Legambiente, in cui, dati alla mano, si è fatto il punto della situazione di un paradosso tutto italiano. Siamo il secondo Paese al mondo per consumo pro-capite (206 litri) di acque in bottiglia, ogni anno in Italia vengono imbottigliati qualcosa come 14 miliardi di litri e “nessuno si indigna del fatto che una risorsa pubblica così preziosa, venga svenduta per pochi millesimi di euro al litro a fronte di guadagni stratosferici per chi la gestisce, come se fosse una proprietà privata”.

Secondo quanto riportato nel dossier di Legambiente, i canoni applicati dalle regioni sulle concessioni sono tutt’oggi ancora irrisori. Nel migliore dei casi l’azienda imbottigliatrice versa 2 millesimi di euro al litro, con ricarichi 250 superiori rispetto ai 50 centesimi al litro che rappresentano il prezzo medio di vendita di un’acqua in bottiglia. Evidentemente siamo convinti che l’acqua in bottiglia sia migliore di quella del sindaco, perché i fatti ci cosano! O no? Indosso indegnamente i panni del Piero Angela per un momento:

Farai la ruggine? Il residuo fisso è tuo amico

Io vi vedo che guardate le etichette delle acque minerali e cercate quella con il più basso residuo fisso convinti che “l’acqua più leggera d’Europa“ saprà eliminare le scorie in eccesso e stimolare la diuresi per farvi vivere una vita snella. Insomma, ho sensazione che vi pensiate lavatrici (cit.) e che questo parametro sia percepito come qualcosa da demonizzare.

Il residuo fisso si riferisce alla quantità di sali minerali presenti in un litro d’acqua (sodio, magnesio, potassio, calcio..) dopo evaporazione a 180 gradi. In base a ‘ciò che rimane’ le acque in bottiglia vengono classificate in minimamente mineralizzate (meno 50 microgrammi/litro), oligominerali (le più diffuse, con un residuo compreso tra i 50 e i 500 mg/l), mediominerali (tra 500 e 1000 mg/l) e acque minerali, (> 1500 mg/l) il cui consumo, secondo quanto suggerisce l’istituto superiore di sanità “andrebbe subordinato al parere del medico per la comparsa di effetti indesiderati quali ad esempio un’azione lassativa”. I Sali disciolti nell’acqua sono parte di quei micronutrienti essenziali, assunti  attraverso il cibo, necessari per il buon funzionamento del nostro organismo e, sebbene non vi siano ancora evidenze scientifiche sull’efficacia con cui il nostro organismo assimila queste sostanze dall’acqua, preferire acque minimamente mineralizzate con la convinzione che un residuo fisso maggiore possa essere dannoso per la salute è una fregnaccia. Non vi verranno i calcoli, non farete la ruggine. State sereni.

L’OMS non ha fissato valori minimi e massimi rispetto a queste sostanze presenti nell’acqua, proprio per mancanza di evidenze scientifiche rispetto al loro assorbimento. Quindi, salvo eccezioni (vedi l’acqua anti stipsi) e in condizioni di salute, non vi affidate a questo parametro come discriminante, fatene piuttosto una questione di proprietà sensoriali e di prezzo.

Nitrati e nitriti

Vi soffermate a leggere le etichette a caccia di numerini prossimi allo zero? Cosa sappiamo di queste sostanze? Sappiamo che i nitrati sono normalmente presenti nelle acque, anche in quelle potabili, oltre che in molti alimenti, e sappiamo che di per sé non sono tossici. Lo diventano solo se convertiti in nitriti, perché possono combinarsi con altre sostanze e formare composti che agiscono da precursori considerati cancerogeni. Ma, come ci spiega AIRCL’associazione tra nitrati presenti nell’acqua potabile e cancro non è stata confermata da studi affidabili che abbiano dimostrato una relazione di causa-effetto, ma è stata soltanto ipotizzata in base a osservazioni inattendibili di scarsa qualità scientifica.

Inoltre bisogna considerare le concentrazioni: quelle di nitrati e nitriti nell’acqua potabile sono molto basse, quasi inesistenti. In Italia il decreto legislativo 31/2001, in vigore da dicembre 2003, ha stabilito che i nitriti debbano avere una concentrazione inferiore a 0,5 mg/L, mentre per i nitrati la massima concentrazione consentita è 50 mg/L. Si ritiene che entro questi limiti le acque potabili possano essere consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita“. Insomma, state sereni.

Acqua in bottiglia vs acqua del sindaco

Qui è dove vi esorto a bere l’acqua della rete pubblica, che nella stragrande maggioranza dei casi è sensorialmente godibile e (paradossalmente) più controllata. In Italia esistono infatti due leggi distinte che stabiliscono i limiti massimi legati ad alcune sostanze presenti nelle acqua in bottiglia e nelle rete pubblica. In alcuni casi le differenze sono enormi, tanto che alcune acque in bottiglia non sarebbero potabili per la rete pubblica. Mi aiuto con una tabella:

Queste le leggi:
Decreto D.lgs. 2 febbraio 2001 n. 31;

Decreto 10 Febbraio 2015.

Qualche esempio? Il manganese può raggiungere i 500 mg/l nell’acqua in bottiglia ma non può superare i 50 mg/l per quella “del sindaco”, per l’alluminio non ci sono limiti per quella imbottigliata, mentre non può superare i 200 mg/l per quella di rubinetto. Insomma, se il criterio di scelta con cui riempite il bagagliaio di acqua (e plastica) fosse legato alla convinzione che l’acqua in bottiglia è più sicura rispetto a quella della rete pubblica vi invito a rivedere i vostri credo. L’acqua del sindaco in Italia è quasi ovunque buona e sicura.

Esistono ovviamente eccezioni (lo scandalo PFAS in alcune zone del Veneto ad esempio non ha certo aiutato ad accrescere la fiducia sul consumo di acqua dal rubinetto *inserite sarcasmo qui*), ma sono appunto eccezioni. Ne gioverà il vostro portafoglio e anche l’ambiente. Io il pippone sulla plastica non ve lo vorrei fare, anche perché a volte la questione plastiche e sostenibilità non è sempre una linea retta (per alcuni prodotti le variabili da considerare sono moltissime), ma nel caso dell’acqua possiamo affermare che sì, è decisamente più sostenibile (anche economicamente) bere acqua di rubinetto, anziché riempirsi i balconi di plastica da buttare.

Bene, fatte le necessarie premesse, eccovi quanto emerso dalla nostra Prova d’assaggio, che come ogni prova che si rispetti si è svolta alla cieca.

I parametri presi in considerazione riguardano l’intensità percepita di alcuni sapori primari, con particolare riferimento a salato e amaro, eventuali sensazioni metalliche/ferrose, odori sgradevoli (tipo composti solforati) e percezione del corpo. L’elenco che segue tiene conto di queste caratteristiche e del prezzo (riferito alla singola bottiglia in formato da 1,5 l).

Proprio in base al corpo delle acque abbiamo ordinato la lista delle acque testate: le prime sono le più snelle, poi, a seguire, quelle più “corpose”.

Acqua minerale naturale in bottiglia: Prova d’assaggio

Le acque più snelle

SAN BENEDETTO PURA DI ROCCIA

Eccola, la nuova acqua del gruppo San Benedetto. L’acqua che “sgorga limpida e incontaminata alle falde delle montagne bellunesi” ha un corpo snello e nessun accenno salino o amaro.

Se amate le acque “povere di..” provatela. Il prezzo più basso del nostro test.

Prezzo: 0,20 cent (formato da 1,25 litri)

LEVISSIMA

Reinhold Messner ci ha fatto na capa tanta con quest’acqua che sgorga in Valtellina ai margini del Parco Naturale dello Stelvio. Oggi è controllata dalla S.Pellegrino, a sua volta azienda di proprietà di Nestlè. Alziamo l’asticella del corpo, ma non avvertiamo comunque sentori salini.

Alla cieca non abbiamo percepito differenze significative, oltre al corpo ovviamente, insomma tra una minimamente mineralizzata e un’oligominerale non avrete grandi sussulti palatali.

Prezzo: 0,35 cent.

SANT’ANNA

Tra le acque minimamente mineralizzate troviamo anche Sant’Anna, imbottigliata da Fonti di Vinadio (CN) la più alta delle sorgenti Rebruant.

sant'anna

Non presenta differenze sensorialmente percepibili rispetto a San Benedetto. Alziamo solo l’asticella del prezzo.

Prezzo: 0,40 cent.

LAURETANA

L’acqua più leggera d’Europa rivendica con fierezza il suo corpo snellissimo e azzarda sentenze sulla biodisponibilità dei sali disciolti. Sul sito ci ricordano che “solo il 35% dei minerali inorganici presenti nelle acque sono biodisponibili. Questo significa che la quantità di minerali essenziali quali calcio, magnesio e potassio dissolti nell’acqua sono veramente bassi e non giocano nessun ruolo nell’apportare minerali al corpo umano” Come a dire, la nostra acqua non ne ha ma chissenefrega, al tuo corpo servirebbero a poco.

E sul claim dell’estrema leggerezza siamo disposti a sborsare cifre per nulla trascurabili. Lauretana è la più costosa nel quartetto. Se vi piacciono acque leggere, e questa si è dimostrata tale, scegliere qualcosa di sensorialmente simile ma a prezzi meno assurdi (ce lo ricordiamo che stiamo parlando di acqua, eh?)

Prezzo: 0,63 centesimi a bottiglia. Mica male.

E le acque più corpose

ROCCHETTA

Appartiene alla Compagnia Generale di Distribuzione (Cogedi), il terzo gruppo italiano per volumi di vendite di acque minerali dopo S.Pellegrino e San Benedetto, e controlla anche il marchio Uliveto.

Corpo maggiore e tenui sentori salini caratterizzano il sorso “dell’acqua della salute”.

Prezzo: 0,42 cent

PANNA

Marchio di proprietà della San Pellegrino Terme, viene imbottigliata nello stabilimento in località Panna, Scarperia e San Pietro (FI).”L’acqua indicata per le diete dei neonati” parla oggi di fine dining e avventurosi abbinamenti gastronomici (e noi paghiamo allegramente tutto sto popò di comunicazione). Alziamo ulteriormente l’asticella del corpo.

Non si palesano spigoli salini o ferrosi. Mezzo euro a bottiglia però, dai su..

Prezzo: 0,50 cent.

VITASNELLA (SAALE. CIT)

Differenze significative sia in termini di corpo sia di salinità per Vitasnella, che evidentemente di snello ha ben poco se paragonata a Lauretana, Sant’Anna o San Benedetto. La mineralità è elemento caratterizzante, se vi piacciono le prime dell’elenco avrete qualche difficoltà ad apprezzare le caratteristiche di quest’acqua. Potrebbe convincerti il prezzo però.

Prezzo: 0,30 cent.

ULIVETO

Salendo ulteriormente di complessità incontriamo Uliveto. Il marchio, anch’esso di proprietà della Compagnia Generale di Distribuzione (Cogedi), è noto ai più per il pennuto parlante che incalza Del Pietro. Ecco, “i preziosi minerali” che favorirebbero la digestione (gli stessi che Lauretana sbeffeggia affermando che non sono assimilabili) si sentono tutti. Il corpo sostenuto è alleggerito dalla naturale effervescenza.

Proprietà sensoriali assolutamente riconoscibili e uniche, non necessariamente in accezione positiva. Se come la sottoscritta bevete acqua liscia o decisamente frizzante difficilmente apprezzerete qualcosa che sembra sgasato. Come si dice? De gustibus.

Prezzo: 0,39 cent.

A mali estremi estremi rimedi?

FONTE ESSENZIALE

Il marchio è di proprietà del gruppo Ferrarelle. “Antica fonte Boario”, così recita l’etichetta per quest’acqua decisamente ricca di solfati. Lo vedete tutto quel magnesio riportato in etichetta? Potrebbe avere effetti lassativi. Insomma se avete di questi problemi un paio di bicchieri potrebbero aiutare la regolarità intestinale.

Se come la sottoscritta mostrare ipersensibilità ad alcune sostanze amare, potreste trovarla imbevibile. Acqua per alcuni palati spiccatamente amara. Va detto che non è certo un’acqua da bere a secchiate, gioca proprio un altro campionato (quelle da bere con parsimonia insomma, magari dietro consulto medico). Nel caso ingoiate il sorso amaro per il bene del vostro intestino. A me non credo riuscirebbe

Prezzo: 0,65 cent.

Conclusioni

Che cosa ci insegna questa Prova d’assaggio? Innanzitutto a riflettere sui prezzi delle acque imbottigliate, su quanto paghiamo un bene pubblico e su quanto potremmo fare scelte più sostenibili. Palesa ovviamente differenze sensoriali rilevanti tra diverse acque. Noi che preferiamo acque non caratterizzate da sensori salini o amari abbiamo “premiato” le prime del test. Ma al netto delle insindacabili abitudini di consumo e a parità di proprietà sensoriali non vi affidate al brand, ma (ca va san dire) al prezzo.