I panettoni del supermercato nel 2025 sono un impietoso specchio sociale

Panettoncini venduti a caro prezzo, opulente creme a rimpinguare la scarsa dolcezza della regressione. E ancora ricarichi scusati (se così vi pare) da farciture che suonano altisonanti e volti noti. Come cambia il panettone, al supermercato, per questo Natale 2025.

I panettoni del supermercato nel 2025 sono un impietoso specchio sociale

Sapete benissimo quanto il tema dei grandi lievitati delle feste ci sia caro, e negli anni abbiamo anche maturato la presunzione di aver acquisito un minimo di autorevolezza al riguardo. Così, se la nostra annuale classifica è imminente, a darvi conto dei risultati del nostro panel in cui si sfida il gotha dei maestri italiani, le nostre considerazioni sarebbero parziali senza dare uno sguardo all’economia reale: ci siamo quindi fatti diversi giri tra i supermercati per cogliere i trend del Natale 2025, e ci sono diverse riflessioni interessanti da fare.

Bruno Barbieri

panettone motta barbieri supemercato

 

Quello dei panettoni griffati da grandi chef è ormai un trend assodato, ma stiamo parlando di supermercati e non di boutique, e chi ha fatto il colpaccio da questo punto di vista è sicuramente Bruno Barbieri. Grazie alla collaborazione con Motta, l’ex pluristellato giudice di MasterChef ha praticamente il monopolio sugli scaffale, in un’operazione del Gruppo Bauli che vuole sfruttarne l’immagine per fare della storica azienda milanese il suo marchio premium. E di fatti il panettone Motta nella sua versione entry level è sparito. Se volete vi comprate il Bauli, che è sempre dello stesso gruppo.

Com’è il panettone salato di Motta e Bruno Barbieri: Prova d’assaggio Com’è il panettone salato di Motta e Bruno Barbieri: Prova d’assaggio

E mannaggia a loro hanno pure puntato su temi che ci sono cari, come la destagionalizzazione e il panettone salato. Tutto bellissimo, ma c’è un problema: i prodotti (e non solo i grandi lievitati) non sono decisamente all’altezza delle ambizioni.

Il panettone “crafty”

Sul concetto di crafty ci siamo espressi sia sulla birra artigianale che sul gelato: prodotti squisitamente industriali che prendono in prestito concetti propri dell’artigianalità, a volte scimmiottando in modo maldestro, altre volte con preoccupante efficacia.

Gelato crafty: come le gelaterie cercano di sembrare “artigianali” Gelato crafty: come le gelaterie cercano di sembrare “artigianali”

Così tra frutti IGP canditi, triple lievitazioni e ammiccamenti gourmet (e a volte con intere linee prodotto dedicate come “Bottega Balocco”), anche al supermercato si può incappare in prodotti dignitosi in una fascia di prezzo media che si è creata tra le referenze entry level, quelle che nell’infanzia ci hanno portato a detestare canditi e uvette, e gli artigianali veri che, nei casi più estremi, sono arrivati ai 54 euro al chilo, e con aumenti che abbiamo registrato tra il 7 e il 28%.

I panettoncini

panettoncini supermercato

Non la definiremmo shrinkflation, piuttosto un segno dei tempi. I panettoni monoporzione, o formato merendina, sono sempre più diffusi: se fino a pochissimi anni fa erano poco più che un gadget, ora si trovano con le stesse confezioni dei loro “fratelli” maggiori, a dimostrare che un lievitato da 80gr può essere considerato una strenna in tutto e per tutto. Sarà la crisi, sarà che ci sono sempre più single, chissà: ma lo scaffale si dimostra puntualmente impietoso specchio sociale.

I “Delicatissimi” panettoni zuppi di qualsiasi cosa

panettoni porcate

Al lato opposto dell’eterna diatriba con l’artigianalità e le dimensioni ridotte, c’è un altro trend da registrare, ed è quello di un prevedibile ritorno a quelle che potremmo definire, con efficace licenza poetica, “porcate”. Se pensavate che il Tartufone fosse relegato agli anni ‘80, l’effetto nostalgia e la ricerca di prodotti che offrano emozioni forti a prezzi anti-inflazione sembra aver riportato in auge creme siringate dal limoncello al pistacchio, coperture al caramello e cioccolato, farciture al tiramisù, accoppiate doppio gusto, pandori al gin e l’inevitabile Dubai Chocolate.

Sarà che questo Natale siamo tutti più poveri e si compensa, come si può, anche in produzione.