C’è un momento preciso, verso la metà di novembre, in cui l’aria cambia d’improvviso. Entri al supermercato e ti accorgi che il Natale arriva sempre prima e più che una festa, religiosa o pagana che sia, diventa un esperimento di darwinismo culinario. Un tempo il dilemma era binario: panettone o pandoro? Canditi o non canditi? Era una guerra civile semplice, pulita.
Oggi, guardando le vetrine a affacciandosi sui social network, le creature che affollano gli scaffali e gli schermi degli smartphone sembrano partorite da un collettivo di parvenu e di bambini finanziati dai fratelli Vanzina, mostruosità dolci e salate con ingredienti che non dovrebbero mai condividere la stessa cucina, figuriamoci lo stesso impasto. Siamo ormai ostaggi di una pornografia gastronomica che non cerca il piacere ma lo stupore, una deriva inarrestabile che ha generato ibridi lievitati che richiedono, per la nostra sanità mentale, una classificazione urgente. Quello che segue è un bestiario delle sei aberrazioni definitive di questo 2025, una carrellata dei panettoni e pandori più trash e coatti dell’anno. Leggetelo e disperate.
Il panettone cafonal ricoperto d’oro

L’inferno dei più e paradiso per pochi. Sono queste le considerazioni da fare al cospetto del pinnacolo dell’ostentazione gastronomica: il panettone ricoperto d’oro. Se Dickens scrivesse oggi il Canto di Natale, il fantasma del Natale Futuro porterebbe Scrooge a Minori, in provincia di Salerno.
Qui, il pasticcere Sal De Riso della pasticceria omonima vende un panettone ricoperto di foglia d’oro (e farcito con cioccolato fondente venezuelano nel formato di 2kg) a 175€, al momento il secondo panettone più costoso sul mercato, superato solo dal Marchesi decorato a mano (600€). Non sgomitate perché è già sold out. Il bello è che l’oro non sa di niente e ti si attacca pure al palato. Il cioccolato che c’è sotto, invece, è buonissimo.
Il panetton woke con gli insetti

Ci aveva già provato l’anno scorso Davide Muro dell’Antica Pasticceria Castino, a Pinerolo (TO) con il suo “PanCricri”. Parliamo di un panettone, all’apparenza innocuo, con l’1% di farina di grillo, niente burro (sostituito dall’olio extravergine di oliva), pasta di arachidi e albicocche. La sorpresa? I grilli interi caramellati e ricoperti di cioccolato che sembrano normali croccantini glassati.
La novità del 2025 è il panettone di Small Giants, la startup italianissima delle proteine alternative, che vende online il grande lievitato arricchito con farina di grillo e, nella versione gourmet, guarnito con larve intere croccanti e crema dark alle nocciole. Mettendo da parte il sapore di orzo con note tostate (così lo descrive chi lo ha assaggiato) e approfondendo la faccenda delle emissioni di carbonio, considerata poi la percentuale effettiva di insetti impiegati in entrambe le ricette, l’impatto ambientale positivo dei suddetti panettoni diventa statisticamente irrilevante.
Sai quanto ce ne frega, l’importante è far sentire l’acquirente un pioniere coraggioso e generare articoli di giornale (ecco, ci siamo cascati anche noi).
Il panettone con gli snack sopra

Se i precedenti erano per adulti deprecabili, questi sono panettoni per adulti che si rifiutano di crescere. Panettoni che non sono più panettoni, ma matrioske bellicose di zuccheri raffinati. Metterli insieme è molto semplice: si prende un grande lievitato artigianale (o presunto tale) e ci si schiantano sopra barrette Kinder, ovetti di cioccolato o Happy Hippo, per poi farcire il tutto con creme untissime e straripanti.
A spopolare sono le versioni mini, soprattutto su Tik Tok, impreziosite da biscotti Lotus e crumble cookies. Ma io mi chiedo, è possibile che per provare piacere ci si riduca a un imbarbarimento simile?
Il panettone (o pandoro) al cocktail

L’idea è quella di unire i due grandi passatempi nazionali: mangiare troppo e bere per dimenticare di aver mangiato troppo. Non più il banale limoncello, quest’anno si sboccia con il panettone al Bellini (pesca e prosecco) e all’immancabile Spritz.
Siamo la nazione del Vaticano e dell’aperitivo, quindi perché non rovinare il nostro dolce sacro inzuppandolo nell’Aperol? Il sapore è spesso un mix confuso di arancia chimica, retrogusto amaro e quel sentore di alcol economico che ti ricorda le cattive decisioni prese all’università. Perfetto per quella zia che dice di non bere ma poi si mangia pure i tovaglioli e inizia a ballare sui tavoli.
Il panettone Sicilian Dubai

La globalizzazione si fa verde e pacchiana. Non bastavano i panettoni al pistacchio farciti con le siringhe da veterinario, ci voleva una spruzzata di Medio Oriente e pasta kataifi per rendere più croccante l’atmosfera. Bronte è da provinciali, la destinazione che ci meritiamo è Dubai.
Il risultato di questo sincretismo sciagurato è un malloppo costoso e appariscente, poi dici perché gli alieni non ci parlano.
Il pandoro di mozzarella

In produzione da qualche anno ma sempre d’effetto. Ci spostiamo in Campania, dove il concetto di “limite” è solo un suggerimento. Qui i caseifici prendono una mozzarella di bufala da un chilo e la schiaffano in uno stampo da pandoro. È un blocco di latte con sezione a stella gigantesco che trasuda siero quando lo tagli. È grottesco? Sì. Lo mangeresti? Io sicuramente. La versione farcita, devo ammetterlo, è troppo anche per me.

Insomma cari lettori, comprate pure questi pasticci depravati, fateci i video, sentitevi moderni. Ma sappiate che da qualche parte, in una dimensione parallela dove il buon senso esiste ancora, un vecchio pasticciere sta guardando giù, scuotendo la testa, mentre Dio gli passa una sigaretta e mormora: “Te l’avevo detto che dargli il pollice opponibile è stato un errore.”


