Movopack: l’imballaggio riutilizzabile 20 volte che potrebbe rivoluzionare l’e-commerce

Movopack è primo servizio di packaging circolare per e-commerce e utilizza contenitori in materiale riciclato riutilizzabili fino a 20 volte. Abbiamo intervistato il suo fondatore.

Movopack: l’imballaggio riutilizzabile 20 volte che potrebbe rivoluzionare l’e-commerce

Lo scorso dicembre il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo su una proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, che revisiona la legislazione attuale. Lo scopo è quello, in linea con il Green Deal Europeo, di promuovere l’economia circolare, favorendo riutilizzo e riciclo degli imballaggi e altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggio, contrastare l’aumento dei rifiuti da imballaggio e garantire una maggiore uniformità nell’applicazione a livello statale. L’accordo costituirà la base per i negoziati con il Parlamento europeo in vista dell’adozione finale del provvedimento.

Particolare attenzione viene riservata al tema del riuso: l’imballaggio dovrebbe essere, tra l’altro, “concepito, progettato e immesso sul mercato con l’obiettivo di essere riutilizzato”. I principali settori coinvolti sono quello alimentare (es. percentuale minima di imballaggi riutilizzabili per alimenti da asporto del 10% dal 2030 e 40% dal 2040), e quello della logistica (es. pallet e cassette di plastica dovrebbero arrivare ad un riutilizzo del 30% dal 2030 e 90% dal 2040). Per il settore e-commerce si prevede il 10% di riuso degli imballaggi dal 2030, e il 50% dal 2040.

Uno sguardo all’Italia è sorprendentemente confortante: i dati ci dicono che il nostro paese ha riciclato nel 2020, il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali, posizionandosi in vetta all’Europa e superando una media europea pari al 53%. L’Italia si conferma un’eccellenza anche nella gestione dei rifiuti d’imballaggio: conta più di 10,5 milioni di tonnellate avviate a riciclo, con un tasso pari al 73,3% nel 2021. Un dato che supera il target europeo del 65% al 2025 e che anticipa e supera di 9 anni il target europeo del 70% fissato per il 2030.

Guardando alle potenzialità del settore, c’è chi ha dato vita a qualcosa di inedito nel panorama del riciclo e del riuso legato al mondo dell’e-commerce, dando vita di fatto al primo servizio di packaging circolare per e-commerce. Si chiama Movopack, utilizza contenitori in materiale riciclato riutilizzabili fino a 20 volte e prevede che il consumatore, dopo aver ricevuto il prodotto ordinato, ripieghi il packaging e, grazie alla lettera di vettura apposta sopra, lo rispedisca all’azienda produttrice imbucandolo in una qualsiasi cassetta postale. Per capire meglio come funziona e soprattutto perché ne parliamo qui su Dissapore abbiamo intervistato Alberto Cisco, uno quattro soci fondatori.

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Com’è nata l’idea di Movopack?
Per spiegarlo devo fare un passo indietro. Movopack è stata fondata da 4 soci (Tomaso Torriani, Alberto Cisco, Andrea Cipollonenni e Mattia Aroldi n.d.r.). Tommaso Torriani ha lavorato per un periodo in uno dei maggiori asset manager europei interamente focalizzato sulla sostenibilità ambientale e a partire da quell’esperienza e dall’osservazione di come il mercato sia sempre più attento alle soluzioni di packaging sostenibile ha dato la spinta per iniziare a pensare ad un modello di recupero degli imballaggi basato sulla circolarità. Abbiamo iniziato dagli elettrodomestici – a febbraio 2021 – per poi passare, con l’obiettivo di espandere la nostra offerta – nel settembre 2022 – all’e-commerce. E’ stata una naturale conseguenza all’interno di un mercato in cui per i brand è sempre più importante comunicare la sostenibilità: di fatto il packaging è la prima interazione tra il cliente finale e il brand da cui si ordina ed è quindi lo strumento perfetto per farlo.

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Di cosa è fatto?
I materiali sono diversi a seconda delle necessità del cliente: polipropilene riciclato, R-Pet (bottiglie di plastica a fine vita), oppure poliestere, tutti personalizzabili a seconda delle necessità dei clienti. La personalizzazione avviene anche per le forme (andiamo dalla taglia S, tipo pochette, fino alla taglia XL) e per i colori.

Quali sono i vostri fornitori?
Abbiamo selezionato una serie di provider in base ad una serie di criteri e standard di responsabilità sociale, ambientale e prevedendo anche per alcuni dei “transaction certificate” per cui ad essere certificata è tutta la filiera.

Come avviene la scelta dei partner commerciali?
Abbiamo al momento un centinaio di clienti attivi a fronte di un team commerciale di quattro persone: andiamo a cercare i clienti potenzialmente interessati ma lavoriamo bene anche grazie al passaparola. Con i clienti italiani si sta creando un inbound di brand e-commerce e inoltre i feedback positivi tra aziende stanno moltiplicando i contatti commerciali.
Il funzionamento si appoggia alle cassette postali. Ma non c’è il rischio che – nel caso in cui queste vengano ridimensionate nei numeri – anche la vostra idea subisca una battuta d’arresto?

I nostri packaging sono forniti di tutto: c’è il sigillo di chiusura, il flyer informativo e la lettera di vettura prepagata per tutti. Quando arriva a casa il prodotto, il cliente toglie il prodotto, ripiega il packaging come fosse una cartolina e grazie ad un qr code presente sopra, conosce in tempo reale la posizione della cassetta postale più vicina. Ad oggi in Italia ci sono 40.000 cassette postali e per legge ogni 500 metri deve essercene una per il 50% della popolazione: noi le abbiamo scelte per la capillarità e per la facilità d’uso. Chi utilizza Movopack non deve fare coda, deve semplicemente imbustare il packaging con già la lettera di vettura. Noi miriamo all’Europa e in Europa le cassette sono 700.000. In Italia sono state installate 11.000 nuove cassette “smart” e che danno informazioni in tempo reali ai postini. Stiamo comunque valutando partnership con punti Snai e tabaccai per essere sempre più capillari sul territorio.
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Quanti packaging tornano indietro? Qual è, cioè, il tasso di rientro?
Il tasso di rientro varia molto, anche a seconda del brand e-commerce con cui lavoriamo. Si va da picchi del 75% con brand molto sostenibili, al 20 %. La media generale è del 45-50%. Abbiamo fatto uno studio di sostenibilità comparando il nostro packaging R-Pet con un cartone riciclato al 70%. Nel caso in cui il cliente butti via il packaging (perché non ha capito il senso di Movopack), l’impatto è il medesimo. Al terzo utilizzo passiamo al 50% delle emissioni di CO2 mentre a fine vita del nostro packaging (20esimo utilizzo), abbattiamo il 75% delle emissioni. In generale i nostri clienti riconsegnano o riutilizzano per usi personali.

Quando il cliente compra, sa che il prodotto che ha acquistato arriva all’interno di un packaging riutilizzabile?
In genere viene sempre precisato. In ogni caso ci sono diverse modalità: ci sono brand che comprano il nostro packaging e spediscono a tutti i clienti, oppure è al cliente finale che in fase di check out viene chiesto un contributo per le spese di spedizione (ad esempio 99 centesimi), così che l’azienda e-commerce ci assume a costo zero e in cui è il cliente che, più sensibile al tema, si accolla il costo della spedizione. Qui sono i nostri partner che decidono, acquistando il nostro packaging, se darlo gratuitamente o meno. In ogni caso è sempre comunicato, ed è fondamentale comunicare bene quello che facciamo. Al momento, in fase di check-out, la selezione per l’opzione è dal 10% al 30%, mentre per quanto riguarda la propensione del cliente nel consigliare Movopack, siamo al 79%.

Nel momento in cui il pacchetto viene rispedito, cosa succede?
Tutti i packaging tornano nei nostri hub sparsi in Europa (al momento sono quattro: uno fuori Milano, uno in Repubblica Ceca, uno in Estonia e uno fuori Londra), vengono divisi per brand e personalizzazione, sottoposti a quality check e poi sanificati. Nel caso di prodotto danneggiato, abbiamo partnership con aziende che a loro volta riciclano. Vengono poi rispediti all’azienda partner per essere utilizzati nuovamente.
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Mi parli della collaborazione con Cosaporto?
Quello di Cosaporto è un last mile delivery e non viaggia attraverso linee di logistica tradizionale: i rischi (in particolare di sballottamento) sono maggiori. Con loro abbiamo quindi sviluppato un prodotto mirato, che obbedisca al last mile e che guardi ai prodotti di piccole dimensioni, avvicinandoci a quello che poteva essere un sacchetto di carta riciclata: abbiamo pensato a delle scatole in polipropilene ondulato, rigide, facilmente ripiegabili su sé stesse, che proteggono quanto un cartone e perfette per chi fa food o comunque prodotti fragili. Anche in questo caso si utilizzano le cassette postali e anche in questo caso abbiamo il vincolo della misura: uno dei lati non deve superare i 19 cm di lato.

Ci puoi fornire qualche dato su clienti e vantaggi nell’utilizzo di Movopack?
Al momento abbiamo 100 clienti attivi. Su 20 utilizzi, l’abbattimento di CO2 è del 75%, pari a quello di 300 alberi che assorbono CO2 in un giorno; su 20 utilizzi il risparmio di energia è del 72%, pari a 40 cicli di utilizzo della lavatrice, mentre il risparmio d’acqua è del 75% pari al fabbisogno d’acqua giornaliero di 100 persone. Il confronto è fatto attraverso una comparazione con cartone usa e getta con il 70% di contenuto riciclato.