Perché le vongole stanno diventando carissime

Un ingrediente classico delle feste sta diventando raro e costosissimo. Mangeremo ancora le vongole a capodanno nonostante il granchio blu (e i pescatori spagnoli)?

Perché le vongole stanno diventando carissime

Il tradizionale spaghetto con le vongole della vigilia di Natale o del cenone di Capodanno è sempre più a rischio, soprattutto se lo si vuole gastrofregno, cioè con le vongole veraci del Delta del Po, presidio Slow Food. Infatti il granchio blu si sta continuando a mangiare le nostre vongole e risultato è che oltre al fatto che ormai le vongole sono diventate un bene di lusso (passate da 7 euro al kg ante 2023 ai 20 euro al kg circa attuali), non ce ne sono a sufficienza, e il mercato viene invaso da vongole spagnole, marocchine, tunisine o provenienti dai mari del Nord.

Ma facciamo il punto sul benedetto granchio, visto che sono ormai due anni che se ne sta parlando ininterrottamente. Eppure era arrivato dal Nord America (prima in Francia e poi in Italia)  già dagli anni Quaranta del Novecento. Come mai allora a partire dal 2023 nella laguna del Delta del Po è diventato infestante? Abbiamo sentito in proposito Maria Bugnoli, sindaca di Goro. La risposta ufficiale è il riscaldamento climatico, ma in realtà non esiste una spiegazione scientifica di come mai, in pochi mesi, gli esemplari di granchio blu sono diventati così tanti da costituire un vero flagello per gli allevatori.

La sindaca ci fa notare che l’aumento vertiginoso è accaduto in concomitanza al grande alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2023, e, forse, i granchi sono stati portati in laguna dai fiumi. Si tratta infatti di un esemplare quasi indistruttibile, vive in ogni ambiente, dalle acque dolci, alle salmastre a quelle molto saline, può sopravvivere tra gli 0 e i 35 gradi di temperatura dell’acqua, ma – e questo è confermato dai biologi marini – il suo habitat ideale è proprio la laguna. Il problema è serio soprattutto se si pensa che ogni femmina può deporre fino a 4 milioni di uova.

Cosa è successo in due anni alla produzione delle vongole del Delta

cassettina di vongole

Dal 2023 gli allevamenti del Delta del Po — soprattutto nelle zone di Goro e Comacchio (FE) — hanno subito un crollo produttivo: si stimava una produzione di circa 16.000 tonnellate di vongole, pari al 55% della produzione italiana e al 40% di quella europea (fonte: Il Resto del Carlino); ma non solo, tra le sacche di Goro e Scardovari si producono il 95% delle vongole vendute sui mercati italiani, o meglio, si producevano. Ora, la produzione è calata del 70% , con pesanti ripercussioni su occupazione ed economia locale; secondo Fedagripesca-Confcooperative, le perdite ammontano a circa 100 milioni di euro.

Per dare un’idea del problema, riportiamo di dati forniti da Maria Bugnoli: Goro è un paese di 3450 abitanti, con 1200 pescatori; se dal computo totale degli abitanti togliamo bambini, studenti e anziani possiamo facilmente intuire che quasi tutta la popolazione è impegnata nella pesca, e quella che non lo è lavora nell’indotto, cioè nella lavorazione, trasformazione e vendita del pesce.

Dunque il problema degli allevatori di vongole è serio, perché non è possibile, se si vuole continuare a vivere a Goro, riconvertirsi ad altri mestieri. Gli allevatori si sono reinventati pescatori, oppure hanno convertito i loro allevamenti sulle cozze, o, qualcuno, sulle pregiatissime ostriche rosa del Delta. Ma evidentemente le conversioni non sono a costo zero, e prima di rigenerare utile occorre attendere. Circa 200 persone, e relative famiglie, si sono spostate altrove, a cercar fortuna.

Si può trasformare il granchio blu in ricchezza? L’iniziativa dei pescatori di Goro Si può trasformare il granchio blu in ricchezza? L’iniziativa dei pescatori di Goro

Chi ha deciso di proseguire nell’allevamento ha adottato dei sistemi di protezione, che però incidono per il 50% sul costo di produzione oltre a significare un gravoso aumento di manodopera. Si usano dei teli in PVC bucati, da stendere sul fondale marino sopra alle vongole (che stanno immerse nella sabbia) e si picchetta tutto il perimetro; ma il telo si sposta con le mareggiate e si sporca con le impurità dell’acqua salmastra e va tolto e ripulito quasi ogni giorno. Lo stesso vale per recinti coperti da una griglia, che impediscono al granchio di arrivare alle vongole, ma che richiedono una manutenzione giornaliera.

Di fatto, pensando in questi termini, il fatto che le vongole del Delta siano passate da circa 7 euro al kg a circa 20 euro al kg, non è così scioccante, anzi. Il fatto è che probabilmente dovrebbero costare 40 euro al kg, per permettere agli allevatori di avere lo stesso utile di prima, ma ovviamente quello è un costo impossibile per il mercato.

Quanti soldi sono stati spesi dalle istituzioni

gabbie vongole

Finora la Regione Emilia Romagna ha liquidato oltre 3,5 milioni di euro di indennizzi a 282 imprese colpite dalla crisi, e per il 2026 è previsto un nuovo stanziamento di 1,5 milioni di euro, da aggiungere ai contributi già erogati. (Fonte: Agricoltura Emilia-Romagna). Una grossa parte di questi contributi è dedicata alla raccolta e allo smaltimento del granchio blu, e una piccola parte è invece pensata per contribuire all’acquisto dei materiali per proteggere gli allevamenti. Anche la Regione Veneto è coinvolta con cica 3 milioni di stanziamenti, metà dei quali destinati allo studio del granchio blu per cercare di eliminare il problema alla base.

Evidentemente questi contributi non potranno durare per sempre, quindi è lecito chiedersi cosa succederà alla vongola verace del Delta tra qualche anno. La sindaca di Goro concorda con i biologi, ritornare alla produzione pre 2023 sarà impossibile, almeno nei prossimi anni. Quello che invece si sta facendo è cercare di vendere il granchio blu, forse qualcuno avrà notato le confezioni di paté di granchio blu, o di polpette al granchio blu che sono comparse nel banco frigo di qualche supermercato. inoltre alcuni ristoranti di fine dining, quelli più attenti alla sostenibilità, hanno inserito il granchio blu nel menu (il ristorante Venissa di Mazzorbo, a Venezia, un anno fa ha studiato un intero menu degustazione sulle specie infestanti dei mari).

A Goro però preferiscono raccogliere i granchi blu e venderli all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Corea del Sud, Paesi in cui è molto ricercato e considerato una prelibatezza. Tuttavia la riconversione delle fabbriche, il trasporto con refrigerazione, e ora anche i dazi, non rendono il commercio particolarmente fruttuoso, almeno per il momento.

Disclaimer sulla questione europea delle vongole.

pescatore

Negli ultimi due mesi si è parlato molto di vongole anche a livello UE, a seguito di una contesa sul calibro minimo di commercializzazione. Infatti una delegazione del Partito Popolare Europeo spagnolo ha contestato la deroga concessa all’Italia, che permette la vendita di vongole di circa 22 mm, inferiori ai 25 mm stabiliti dalle norme comunitarie, definendola “concorrenza sleale”. Per fortuna l’abbiamo scampata, e l’Eurocamera lo scorso 16 ottobre ha confermato la deroga italiana fino al 2030. Tuttavia si tratta di vongole diverse da quelle del Delta, perché si parla di vongole provenienti dalla pesca; per gli allevamenti infatti non esiste nessuna restrizione sul calibro.

Tuttavia è utile sapere che le associazioni dei produttori italiani sostengono che le particolarità ambientali — fondali, salinità e condizioni di crescita — rendono sostenibile la pesca a taglie inferiori, e che aumentare la taglia minima a 25 mm ridurrebbe la produzione stimata di circa il 35%.

Non è così folle, dunque, pensare tra 5 anni, quando questa deroga scadrà, il mercato delle vongole italiane sarà ridotto ai minimi termini.