Sacchetti bio a pagamento: si possono portare da casa ma solo se nuovi e le altre cose da sapere

Aggiornamento sulla vicenda dei sacchetti bio a pagamento: si possono portare da casa ma solo se nuovi, ha detto il ministro della Salute, Luca Galletti. Ecco le altre cose importanti da sapere

Dopo la giornata di ordinaria follia vissuta ieri da chiunque abbia fatto la spesa in un supermercato, causa l’obbligo, in vigore dal 1° gennaio 2018, di pagare i sacchetti biodegradabili per frutta, verdura, affettati e qualunque prodotto non sia venduto già impacchettato, oggi gli italiani hanno voglia di capire le nuove e cervellotiche misure.

E capire, soprattutto, come si evitano altri boicottaggi farlocchi per non pagare i famigerati sacchetti bio, dopo quelli fallimentari che qualcuno ha tentato ieri.

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Bene, allora, cercando di girare al largo dalle bufale, chiariamo gli aspetti ancora oscuri delle nuova legge.

COSA DICE ESATTAMENTE LA LEGGE?

La legge 123/2017, di conversione del “decreto Mezzogiorno” entrata in vigore il 1 gennaio 2018 , fa obbligo ai commercianti di fornire ai loro clienti buste biodegradabili e compostabili al 40%. La spesa è a carico del cliente e il costo deve essere indicato nello scontrino.

SOLO IN ITALIA I NUOVI SACCHETTI BIO SONO A PAGAMENTO?

Sì, come previsto dall’art. 5 della legge in questione: “le borse di plastica in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o prodotti imballati”.

Il pagamento delle buste, come ha detto oggi a Repubblica Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, ha uno scopo “educativo”, ovvero “far capire che la plastica biodegradabile è una salvezza per il nostro disastrato ambiente”. Le associazioni dei consumatori stanno spingendo per fissare il costo massimo dei sacchetti bio a un centesimo di euro.

SI POSSONO PORTARE I SACCHETTI DA CASA?

No, non si possono portare. Questo, sia per non meglio precisati motivi igienici, sia per “sensibilizzare i consumatori ai costi relativi allo smaltimento della plastica”. E noi consumatori, come abbiamo visto ieri, siamo sensibili al nostro portafoglio.

MA ATTENZIONE: oggi il ministro dell’Abiente, Gian Luca Galletti, ha detto al Corriere della Sera che i sacchetti propri si potranno utilizzare, ma solo se nuovi. A questo proposito, sarà determinante l’indicazione che il ministero della Salute darà nei prossimi giorni.

SIAMO OBBLIGATI A USARE I SACCHETTI DEI SUPERMERCATI?

A questa domanda, strettamente collegata alla precedente, ha risposto di nuovo questa mattina a Repubblica Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente:

“Non è vero che siamo obbligati a prenderli al supermercato. I ministeri competenti, quello della Salute in primis, emaneranno una circolare per spiegare cosa si può portare al supermercato in alternativa. Potremmo fare come in altri Paesi europei – continua Ciafani -,  dove i clienti si portano la cosiddetta ‘retina’, igienica, ecologica, che si può usare quante volte si vuole”.

PRIMA DELLA NUOVA LEGGE PAGAVAMO I SACCHETTI DI PLASTICA?

Certo che li pagavamo, ma in molti casi senza saperlo. Fino a dicembre 2017, infatti, i sacchetti di plastica per frutta e verdura erano formalmente gratuiti, nonostante il loro costo, come tutti i costi d’impresa, fosse assorbito dal prezzo dei prodotti posti in vendita, per quanto non evidenziato sullo scontrino.

Il che portava alcuni a un utilizzo “disinvolto”, per non dire eccessivo, delle buste, con relativo danno ambientale. “Sensibilizzando” il portafoglio dei consumatori si vuole quindi attirare l’attenzione sull’uso indiscriminato di buste e sacchetti e sulla loro dispersione nell’ambiente.

[Crediti | Corriere della Sera, Repubblica]

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