“Senti, si potrebbe scrivere un post su questa cosa qui…” E mi arriva un’immagine. La apro.
Due uova! Sode. Sode e sgusciate.
Giuro che all’inizio non ci volevo credere.
Due povere uova, nude, spoglie, poco allettanti nel loro pallore molliccio e biancastro mi guardavano affrante dalla tomba di polistirolo nero in cui erano state sigillate, quasi vergognose, le tapine, al di sotto della scritta “2 uova sode” e dell’altra “i già pronti”.
Due indicazioni un po’ paradossali, la prima ridondante, l’altra come a voler presentare i due ovetti lessati non per quello che effettivamente sono bensì per un piatto elaborato, ricco e invitante come solo le lasagne al ragù sanno essere.
Invece sono solo due uova. Con tutto il rispetto per le uova.
Uno scherzo di cattivo gusto, quindi, ai danni di due povere, semplici uova indifese?
Macché: l’immagine era corredata di regolamentare comunicato stampa riportante le testuali parole: “2 uova sode già sgusciate, l’idea semplice, pratica e fresca. L’ideazione del prodotto è nata per soddisfare quei consumatori che amano la comodità e che potranno gustare e impiegare le uova nei loro piatti (…)“.
Notare “L’ideazione del prodotto” e “L’esigenza dei consumatori che amano la comodità”.
Precisato che delle tante esigenze che avverto, quella di avere tra le mani una vaschetta con dentro due uova sode fredde e pelate non è che sia proprio tra le più pressanti, passato il primo momento di stupore, e anche quello successivo di sommessa ilarità, ci ho pensato su.
Premesso che il prodotto l’avrebbe ideato e pure sfornato gia bell’e fatto la gallina, e quindi a lei andrebbe il merito nonché una cospicua parte di utili derivanti dall’ingegnosa idea, alla fin fine si è solo smontata una cosa già fatta dalla natura, e pure bene, e si è rifatta in un altro modo.
E perché mai un tale loop?
Ma semplice, ce lo dice il comunicato stesso: per noi. Semplicemente. Chiaramente. E, oserei dire, impudicamente.
Per le due povere uova, infatti, non ci si è neanche preoccupati di scomodare una qualche motivazione dignitosa, come invece è accaduto per le arance commercializzate da una nota catena americana di supermercati bio.
“Whole foods” aveva effettuato poco tempo fa la medesima operazione con delle povere arance, prima private della loro protezione naturale, che molti chiamano buccia, poi inscatolate e incellofanate in tristissime confezioni usa e getta.
All’epoca Whole Foods aveva cercato di salvare la faccia buttandola sull’etico e sul sociale, spiegando che tale stramba operazione poteva essere utile per coloro che, vuoi per età, vuoi per patologia invalidante, non riuscivano a pelare i pur morbidi frutti.
Ma tanto era stato il clamore suscitato da questa bizzarra operazione di penelopiana memoria che, etica o no, la catena aveva mestamente ritirato le arance denudate dagli scaffali del super, e morta lì.
Invece, ora, a noi è data la possibilità di migliorare la qualità della vita, di continuare tranquilli a lavorare e digitare senza nemmeno staccare le mani dalla tastiera per bollire o pelare un uovo: non è forse progresso, questo?
[Crediti | Link: Dissapore]