Osteria Ai Do Farai a Venezia, recensione: tipicità e nostalgia

Riesce l'Osteria Ai Do Farai, certezza per gondolieri e residenti di Venezia, a rendere onore alla propria nomea? La nostra recensione, completa di menu, prezzi, foto e opinioni.

Osteria Ai Do Farai a Venezia, recensione: tipicità e nostalgia

Posizionato esattamente a metà strada tra Campo San Barnaba e Campo Santa Margherita da una parte e la sede dell’Università Ca’ Foscari dall’altra, quasi inserito all’interno di una ideale cornice “accademica”, l’Osteria Ai Do Farai di Venezia possiede sulla carta tutte le caratteristiche per essere luogo di elezione per una clientela più locale (estendendo l’aggettivo anche ai fuorisede) che turistica.

Il fatto poi che sia menzionato sia dall’Accademia Italiana della Cucina che dal Touring Club giunge a dare una ulteriore pennellata di affidabilità e tipicità che sembrerebbero confermare quanto racconta la storia e quanto testimonia l’apparenza.

Il locale

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Tra i più longevi indirizzi cittadini, in un sestiere che più di altri ha mantenuto la sua autenticità, Ai Do Farai deve il suo rilancio, dopo che negli anni ’70 era uno dei principali punti di ritrovo della gioventù cittadina, a Dino Toffoletti (scomparso nel novembre 2017) patron e vera anima del locale. In breve tempo l’osteria diventa un riferimento per tifosi e sportivi: non solo calcio (l’Inter è la squadra di riferimento) ma anche e soprattutto voga, come testimoniano coppe, gagliardetti e stemmi vari appesi alle pareti.

Gondolieri e la presenza documentata di attori, artisti e celebrità completano il quadro, tratteggiando un luogo dalla storia solida. E tutto, in effetti, racconta il tipico e il tradizionale: dall’insegna di legno su fondo color mattone, al bancone accogliente, agli arredi in legno, tra tavoli, sedie, credenze e pareti, in cui il colore rosso dei listoni rende il contesto piacevole e pure un po’ piacione. Bicchieri e vasi di Murano completano l’opera.

I menu e i piatti

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La carta è decisamente all’insegna della tradizione e il pesce domina quasi incontrastato. Gli antipasti (12-30 euro) vedono le colonne portanti (mantecato, saor, misto) affiancarsi a quello che viene considerato come il piatto forte del locale, il carpaccio di branzino, che viene preparato e sfilettato al tavolo. I primi (11-18 euro) seguono in un tripudio di grandi classici: bigoli in salsa, spaghetti alle vongole, al nero, alla scogliera e analoghi risotti; pesce al forno, alla griglia e fritto, e seppie in tecia chiudono il cerchio dei secondi (20-36 euro), che propone anche fegato alla veneziana e tagliata di manzo. Infine, i dolci: tiramisù, salame al cioccolato e uno scenografico sorbetto al limone preparato al tavolo. Il servizio è cortese e un po’ ammiccante: peccato per il mancato controllo del green pass (una telefonata può giustificare un ritardo nella verifica al momento dell’ingresso, ma si può recuperare dopo).

Peccato soprattutto per l’assenza non solo di tovaglia (per carità, siamo in trattoria) ma anche di tovagliette di carta usa e getta, qui sostituite purtroppo indegnamente da sottopiatti in similpelle ai quali posate e bicchieri si appiccicano rumorosamente. Il tipico e le note di colore sono accettabili e apprezzati, ma in tempi di Covid qualche accortezza in più in fatto di igiene sarebbe gradita. Limitata ma curata la carta vini, con un occhio particolare al Nordest.

Rivelatorio l’assaggio, che ha permesso di constatare con amarezza una proposta non all’altezza della fama e del passato. L’antipasto misto di pesce, ineccepibile nella quantità, si dimostra non omogeneo all’assaggio. Gradevoli il baccalà, le sarde e le seppie; un po’ gommosi e poco saporiti gamberetti e capasanta, accettabili scampi e gamberi. Va meglio con gli spaghetti allo scoglio, serviti in un piatto da portata ovale, che ci fa sentire un po’ turisti di passaggio: crostacei e molluschi sono più saporiti, la cottura è corretta, il condimento complessivo non untuoso. Entrambe le quantità (antipasto e primo) impediscono l’assaggio del dolce, non a malincuore.

Scontrino Ai do farai

Opinione

trattorie

Con un passato glorioso ed una gestione fino a qualche anno fa altrettanto solida, Ai Do Farai sarebbe un indirizzo dove il tipico e il tradizionale acquisterebbero un senso pieno. Il condizionale è infatti d’obbligo perché se il locale è gradevole, i piatti passano la sufficienza non consentendo di rendere memorabile un pranzo o una cena che avrebbero tutte le carte in regole per esserlo.

PRO

  • Ambiente caratteristico

CONTRO

  • Una cucina non all'altezza del passato
VOTO DISSAPORE: 6 / 10
Voto utenti
Osteria Ai Do Farai
Osteria Ai Do Farai
Calle Cappeller, 3278, 30123 Venezia, Venezia VE, Italia