Osteria di Medicina a Medicina, recensione: nel regno del friggione

Osteria di Medicina è il posto del friggione (e del ragù), ma soprattutto una trattoria bolognese che va oltre gli stereotipi che la precedono: la nostra recensione.

Osteria di Medicina a Medicina, recensione: nel regno del friggione

Medicina è un ridente (si dice ancora così?) Comune in provincia di Bologna che dista circa mezz’ora dal centro storico e di solito non è la prima meta a cui si pensa quando si pianifica una gita fuori porta. Nonostante questo, a livello gastronomico viene ricordata per almeno tre buoni motivi: avere dato i natali allo chef televisivo Bruno Barbieri, essere il territorio di produzione dell’omonima cipolla IGP e per ospitare l’Osteria di Medicina.

La cucina di questa trattoria ha forti radici nel territorio, da cui prende la maggior parte delle materie prime, oltre alla struttura dei piatti e al set di sapori tipicamente emiliani, rimanendo però lontana da qualsiasi stereotipo culinario. Non è facile offrire una cucina tipica di ottimo livello e l’Osteria di Medicina non solo raggiunge l’obiettivo, ma aggiunge un ulteriore livello di difficoltà inserendo una visione personale dei piatti, pur rimanendo all’interno dei canoni della tradizione. Una sorta di riuscitissimo ossimoro gastronomico.

 

L’ambiente è quello che ci si aspetta dalla classica trattoria con il perlinato alle pareti, i tavoli di legno e l’apparecchiatura con le tovagliette di carta gialla. D’estate c’è la possibilità di mangiare sotto gli ombrelloni che occupano tutta la larghezza della strada chiusa in cui affaccia il locale, assicurando una totale tranquillità ai clienti. Dalla parte opposta della sala c’è anche una piccolissima corte interna con la possibilità di sistemare un paio di tavoli nell’angolo più intimo del ristorante.

Il menu è ristretto a una dozzina di piatti che variano durante l’anno, ma paio di questi che non mancano mai: il friggione e il ragù. Usati come antipasto e come condimento per i primi, queste due specialità rappresentano la spina dorsale della trattoria e interpretano al meglio il territorio.

Il friggione, per i pochi che non lo sapessero, è una salsa di sole cipolle (di Medicina, ovviamente), pomodoro, olio e, in questo caso, piccolissimi dadini di gambuccio e pepe. Sarà per la famosa cipolla di medicina, sarà per il metodo di cottura, sarà per qualche strana alchimia, è il migliore che mi sia capitato di assaggiare finora: dolce al punto giusto, cremoso, profumato e leggermente piccante. Come antipasto viene servito con qualche tigella, mentre come primo finisce giustamente sugli spaghetti.
Il piatto forte dell’Osteria sono senza dubbio le tagliatelle verdi al ragù. In questo caso il colore alla pasta viene dato dall’ortica e non dai soliti spinaci, una variante che ha origini contadine e oggi si trova raramente, mentre un tempo era molto più comune. Il vantaggio è che conferisce alla pasta una maggiore consistenza e un gusto diverso dal solito, molto delicato, ma ugualmente percepibile. Il ragù “della nonna Iole” è il vero cavallo di battaglia e ha la particolarità di utilizzare esclusivamente tagli di maiale di razza ibrida mora romagnola e large white da allevamenti semibradi che vengono insaporiti da cipolla, anziché il classico mirepoix, e pomodoro.

Il tutto viene lasciato cuocere per 7 ore nella pentola Fogacci, che sfrutta la presenza di una doppia camera per mantenere sempre una temperatura costante entro i 105°. Non il “canonico” ragù bolognese, per quanto possa avere senso una parola del genere, ma un una variazione sul tema che lavora su sfumature diverse, mantenendo un sapore antico. Gli habituè percepiscono un po’ la mancanza del classico bouquet aromatico di sedano e carota, ma il tutto convince per il carattere rustico, la corposità e il carattere che impone al piatto. Se aggiungete che la porzione è davvero abbondante (siamo intorno ai 2 etti di tagliatelle a porzione), beh sapete dove andare a mangiare le tagliatelle la prossima volta. Difficile valutare questo piatto in relazione alla stessa specialità proposta da altri ristoranti perché fa gara a sé, detto questo, siamo a livelli di eccellenza superlativa.

Tra gli altri primi ci siamo fatti tentare dalla “pasta fredda un po’ giappa, un po’ italy” composta da piccole crespelle fatte a tagliatella, uova sode, burratine e fave (tante fave). Anche in questo caso le porzioni non scherzano e risulta una buona alternativa vegetariana e fresca, ma non ci ha fatto innamorare e forse osa un po’ troppo, nonostante tradisca una certa ricerca e un ottimo gusto.


Tra i secondi non ci sono i grandi classici della cucina alla bolognese e sinceramente non se ne sente la mancanza. Si può scegliere tra un eccellente galletto al forno dalla carne soda e morbida grazie alla perfetta cottura che viene servito con una maionese all’aglio dall’impronta francese e una giardiniera tritata ridotta quasi a salsa (buonissima).
In alternativa un meraviglioso pastrami cotto a bassa temperatura servito con una sostanziosa salsa di tonno aromatizzata da cipolle e capperi che reinterpreta in maniera convincente i sapori del classico vitello tonnato.

Il secondo più sbalorditivo e anche il più laido – come direbbe Giorgione – è invece composto da una crescentina che viene prima fritta, poi ripassata al forno e condita con mascarpone, salsa di cipolla dall’accento spiccatamente dolce e ultimata con polpette di manzo fritte. Intendiamoci, letta la descrizione sul menu non sarebbe stata la mia prima scelta e devo ammettere che è un piatto un po’ assurdo perché non assomiglia a nient’altro, ma si rivela un acchiappa golosi di rara bontà e tradisce anche un indubitabile equilibrio di sapori e consistenze.


Per concludere il sorbetto limone e nepitella (il tipo di menta dalle punte meno aromatiche che tradizionalmente si usa con i carciofi alla romana) è indovinatissimo e anche piuttosto elegante per i piccoli frammenti foglia d’oro con cui viene decorato. Convince anche il sorbetto di fico viola con la panna, forse un po’ troppo prudente, visto il tenore di tutto il resto, mentre se volete proprio esagerare potete andare su “volevo essere una cheesecake” composta da un denso latte fermentato e montato, un crumble di biscotti osvego e un topping che varia secondo la stagione: stravolta una fresca salsa di lamponi.


Una menzione anche per il personale che ci ha consigliato durante tutta la cena, sempre cortese e attento, il che non è del tutto scontato.
L’Osteria di Medicina è senza dubbio una delle trattorie più interessanti di Bologna e provincia per professionalità, qualità e, non da ultimo, anche per il favorevole rapporto qualità prezzo.

Opinione

ristoranti

Eccellente trattoria che riesce a coniugare felicemente una propria visione della cucina emiliana a una stretta osservanza dei canoni tradizionali. Una trattoria che fa di tutto per non cadere nei soliti stereotipi e ci riesce bene. Imperdibili le tagliatelle d’ortica con il ragù che da sole valgono il viaggio.

PRO

  • Grande gusto nella combinazione dei sapori tradizionali
  • Prendete le tagliatelle, non ve ne pentirete
  • Ottimo rapporto qualità-prezzo

CONTRO

  • Alcuni piatti "osano" un po' troppo
VOTO DISSAPORE: 8.5 / 10
Voto utenti
Osteria di Medicina
Osteria di Medicina
Via Canedi, 32, 40059 Medicina, BO, Italia