Da Enzo al 29 a Roma, recensione: la trattoria romana resistente nel cuore di Trastevere

Recensione della Trattoria Da Enzo al 29 a Roma, cucina tipica in Trastevere senza trappole: il menu e i prezzi, i piatti, le nostre opinioni e tutte le informazioni che vi serviranno.

Da Enzo al 29 a Roma, recensione: la trattoria romana resistente nel cuore di Trastevere

Il gastronomo (leggasi anche: mangione sgamato) diffida sempre dei ristoranti acchiappafessi nel cuore turistico delle città. Così quando gli si chiede dove trovare una buona trattoria a Trastevere, tra tovaglioni a quadri, stornellatori e foto di Aldo Fabrizi, lui vi guarderà sghembo rimbalzandovi con uno sbuffo a qualche bettola autentica nella remota periferia. Nelle mie indagini sulla cucina tipica di Roma, però, mi è capitato spesso di incorrere nel nome di Da Enzo al 29: trattoria tradizionale valida, dicevano, a due passi dalla quotidianità trasteverina del Viale. Per amore di rimpinguare il mio carniere di indirizzi, inseguendo il miraggio di un buon posto a portata di viaggiatori, sono andato a provare. Eccovi la recensione.

Il locale

Trattoria Da Enzo al 29

Siede in un angolo tranquillo del quartiere che la vulgata vuole essere il più verace della romanità, in via dei Vascellari 29 (duh). I piccoli tavoli allestiti nelle prospicienze dell’ingresso, grazie alla breve estate in corso, consentono al ristorante (che è un buco nel muro, caloroso e adorno di tutti gli orpelli della trattorialità: scaffali di vini, insegne, orologi, telefoni a muro, quadri polverosi) di sopravvivere alle norme anticovid con un numero di coperti degno. Mi chiedo cosa ne sarà, di questo posto, quando arriverà il momento di smantellare il dehors e chiudere le vecchie porte a vetri in legno. Le sedute disposte sui sampietrini sono coperte da tovagliacce di carta a quadri e coperti che riprendono lo starter pack della trattoria-tipo: bicchieri Duralex, posate dai grossi pomelli delicatamente screziate dall’usura e dai lavaggi, tovagliolo in cellulosa bianca d’ordinanza.

Il servizio, attento e spedito, è deputato a una squadra che riesce a destreggiarsi bene tra la ruvidità richiesta al personale da osteria e la cortesia necessaria a trattare con visitatori internazionali; secondo una modalità cordiale, e un po’ sbrigativa, ma professionale.

Il menu e i prezzi

La carta procede, come da copione, articolandosi in Antipasti (dai 4 ai 7 euro), Primi piatti (11,5 – 13 euro), Secondi (12 – 18 euro), Contorni (6,5 – 7,5 euro) e Dolci (6,5 euro). Curiosa la presenza della sezione “Per iniziare”, che non designa gli antipasti ma tre voci eterogenee, il vino della casa bianco o rosso (più che potabile, prodotto in biologico sull’Appia Antica dall’azienda Riserva della cascina, mezzo litro a 7 euro), il cestino del pane (2,5 euro) e la “degustazione di olio biologico” – che immagino non sia nient’altro che la classica bottiglia lasciata al tavolo – a 50 centesimi per persona. Non mancano, per ogni piatto, indicazioni chiare riguardo alla provenienza degli ingredienti di punta; che fanno riferimento a produzioni d’eccellenza spesso locali (uova San Bartolomeo per la carbonara, farine Mulino Marino per i tonnarelli, guanciale IGP di Amatrice, Parmigiano Vacche Brune nelle polpette). Sul fronte della varietà delle proposte, la carta è decisamente limitata, chiudendo a quattro antipasti basic (due fritti, il carciofo alla Giudia, una porzione di ricotta fresca), cinque primi – la “sacra triade + 1”, cui si aggiungono i rigatoni col sugo di coda – e quattro secondi (trippa, polpette, abbacchio e coda alla vaccinara).

I piatti

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Da_Enzo_al_29_gricia

Il pasto comincia discretamente con la “Palla al 29” (4 euro per due pezzi), fritto della casa che consta sostanzialmente di una crocchetta di patate farcita con mousse di baccalà e un cuore di mozzarella. Dalla panatura spessa, croccante e asciutta, fritta ottimamente, si presenta all’interno di consistenza soffice e spumosa, ricca di formaggio filante ma purtroppo leggermente insipida nel complesso.

Le paste della tradizione arrivano tutte cotte al punto: nonostante personalmente le preferisca un po’ più indietro, specie con i sughi della romanità, comprendo la scelta di servire i rigatoni “Selezione da Enzo” – prodotti da un non meglio specificato pastificio artigianale della Majella – al giusto grado di cottura per incontrare i gusti di un pubblico più ampio (e non illudetevi si parli solo degli stranieri!).

Una Gricia molto cremosa e “morbida” a livello gustativo (11,5 euro), arricchita da guanciale tostato e succulento, tagliato in grossi pezzi che fanno paio simmetrico con il rigatone, si accompagna a un’altrettanto soddisfacente Carbonara (13 euro), con l’impianto guanciale + pecorino arricchito dall’uovo biologico trattato con i guanti, mantecato al grado ideale di consistenza.

Nonostante non sia indicata in menu tra gli ingredienti del piatto, risulta avvertibile nell’amalgama una certa dose di Parmigiano Reggiano impiegata per “ammorbidire” il pecorino; con un risultato piacevole ma anche un po’ piacione.

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Da_Enzo_al_29_rigatoni_al_sugo_di_coda

Da_Enzo_al_29_polpette

Un po’ liquido ma ben concentrato nei sapori il sugo dei Rigatoni con la coda alla vaccinara (11,5 euro), ove risaltano bene il sedano, le uvette e soprattutto la qualità della materia prima di macelleria: incomprensibile però, e anche un po’ offensiva a livello estetico, la “spatasciata” di cacao amaro in cima al piatto; che oltre a risultare brutta da guardare aggiunge veramente poco sul piano del gusto (il cacao non sarebbe stato meglio metterlo nel sugo, e basta?).

Polpette al sugo (13 euro) tra le migliori mai mangiate a Roma: sofficissime, gustose, profumate di noce moscata e mortadella. Volendo cercare il pelo nell’uovo, appena sotto di sale; ma ben condite dal loro sugo: avercene, davvero, avercene.

Senza infamia e senza lode il tiramisù al bicchiere (peraltro proposto al prezzo tutt’altro che modico di 6,5 euro), buono e soddisfacente come qualsiasi tiramisù medio ma lontano dal risultare memorabile.

L’opinione

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Da Enzo al 29 propone una cucina capitolina onesta, con ricette classiche ben realizzate partendo da materia prima di buona qualità, e quasi del tutto prive di “cortesie per i turisti” (al netto del grado di cottura della pasta, quello forse poco romano, e del trionfo di cacao sui rigatoni al sugo di coda). Grande merito del locale è quello di aver rinunciato alla tentazione fisiologica di diventare una delle tante generiche “trappole per americani”, mantenendo una propria identità culinaria autentica e prezzi corretti. L’insieme di queste caratteristiche rende la trattoria uno dei pochissimi posti “giusti” ove sia possibile fare l’esperienza del mangiare romano senza allontanarsi cuore di Trastevere.

Informazioni

Da Enzo al 29

Indirizzo: Via dei Vascellari 29

Sito web: www.daenzoal29.com

Orari di apertura: Lunedì-Sabato 12.30-15 e 19.30-23

Tipo di cucina: Tipica romana

Ambiente: Caloroso e semplice

Servizio: Disinvolto ed efficiente

Voto: 4/5