Essere gastrofighetti è un lavoro a tempo pieno: sacrifici, rinunce e spending review in un’insolita guida

Essere gastrofighetti è un lavoro a tempo pieno: sacrifici, rinunce e spending review in un’insolita guida

Ridete pure, ma quella del gastrofighetto (deformazione gastronomica di snob, radical chic, champagne socialist, hipster, post-hipster o qualunque altra parolaccia venga in mente) è una vita dura e piena di limitazioni. Dietro tutta la spocchia di un tortino alla quinoa col cavolo nero, dietro la caparbia diffidenza per l’ennesimo ritrovato della cucina prêt-à-manger ci sono sangue, sudore e lacrime, oltre a una buona dose di esercizio.

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Il gastrofighettismo è una disciplina impegnativa che deve pervadere ogni singolo aspetto della vita quotidiana. E’ una scelta radicale. Chi zoppica, incespica, cambia idea alla prima difficoltà è meglio che scappi subito, per dedicare la sua vita a qualcosa di più effimero.

RINUNCIA #1: essere magro.

Nigella Lawson

E’ il punto di partenza imprescindibile per affrontare la strada del gastrofighettismo: accettate di ingrassare almeno un po’. Non troppo, perché vi dovrete comunque adeguare al canone del “mangio bene /mangio sano/sono più alla moda di te”.

Ma vedete il lato positivo, chi nasce con un metabolismopoco incline ai superlavori trova in questa disciplina un certo affrancamento dal senso di colpa che comporta l’attacco compulsivo del frigo in notturna. Se non volete crederci vi basterà dare un occhio a quella golosona di Nigella Lawson.

RINUNCIA #2. Andare a cena fuori con gli amici.

Invito-a-cena

L’uscita con gli amici a cena è una pratica sociale che sottopone il gastofighetto a una serie di idiosincrasie. Per esempio: accettare un locale la cui cucina, il più delle volte, è composta da prodotti che non finirebbero nella sua dispensa nemmeno sotto tortura.

Per tacere che, non volendo rovinare la serata a tutti, dovrete esimervi dal panegirico che avete sulla punta della lingua riguardo l’olio inclassificabile che hanno portato con l’insalata (quasi sicuramente sortita da una busta ad atmosfera controllata).

Tornare a casa con la gastrite è il minimo che possa succedervi.

RINUNCIA #3: Cenare a casa degli amici.

vegetariano

Farvi sentire in giro a pontificare continuamente sulla qualità degli ingredienti, l’importanza delle coltivazioni biologiche, il rispetto della filiera corta metterà in serio imbarazzo qualunque amico di buona volontà ma con una cultura gastronomica più versata allo studio comparato tra il volantino dell’Auchan e quello della Lidl per trovare le offerte migliori.

Operazione che ha comunque una sua dignità.

RINUNCIA #4. Risparmiare sulla spesa per comprare generi non commestibili.

spesa

Che si sa, se non sei milionario da qualche parte devi risparmiare.

Molti pensano che farlo sulla spesa sia la scelta meno socialmente smascherabile, e così, in vista di rifornire il guardaroba durante il fine settimana di saldi all’Outlet, si accontentano di bauletti di pane a lunga conversazione, abbastanza raccapriccianti, farciti con prosciutti di dubbia provenienza.

Non andategli mai troppo vicino, che, anche se sono tutti luccicanti, l’alito potrebbe tradirli.

RINUNCIA #5: Andare in vacanza dove volete.

super vacanza

La vacanza del gastrofighetto dev’essere votata alla scoperta del sapore nuovo. Non importa che sia una Philly cheese steak nel più antico diner di Philadelphia o un pomodorino Pachino raccolto e mangiato sul posto. Resta impossibile al gastrofighetto organizzare la vacanza in un luogo che non abbia almeno un ristorante famoso, un prodotto d.o.c.g. o un romantico mercato contadino dove fare ogni giorno la spesa prima di andare in spiaggia.

Sono quindi esclusi tutti i resort 5 stelle su isole o nel deserto, con il ristorante internazionale che dalla colazione in poi propone spaghetti, sushi e pancakes.

RINUNCIA #6: Essere ricco.

essere ricco

Essere un gastrofighetto costa. Non solo perché una o due volte all’anno vi verrà l’orticaria se non riuscite ad andare a cena nel ristorante del momento, o nel nuovo tristellato e affini. Pensate dunque a mettere in preventivo il viaggio, la cena (dai 100 ai 200 euro a testa vini esclusi) e, se siete sfortunati e pure un po’ beoni, anche il pernottamento.

Per gli altri 364 giorni dell’anno considerate che farete la spesa in almeno quattro botteghe diverse ogni giorno e dovrete essere disposti a percorrere diversi km per dare la caccia a quell’asparago I.g.p. coltivato in un territorio che ha il raggio di 200 metri e le caratteristiche organolettiche giuste.

[Foto crediti: il post, thrillist, dissapore, voglio vivere low cost, super vacanza, absinthrill]