Abbiamo intervistato Luigi Schigi D’Amelio, birraio dell’anno

Abbiamo intervistato Luigi Schigi D’Amelio, birraio dell’anno

Ogni volta che scriviamo di birra su Dissapore veniamo linciati. Com’è possibile?

Abbi pazienza con noi appassionati. Abbiamo passato anni a viaggiare per l’Europa, studiare, e poi vediamo il giornalista che – magari preso da sincero entusiasmo – si mette sulla cattedra e scrive castronerie. Quando leggo il programma del corso birra dell’Ais mi vengono i brividi. Ovvio che poi il beer geek reagisce in maniera scomposta.

Ecco, beer geek, statevene buoni: oggi non sono io a parlare di birra, ma faccio parlare Luigi Schigi D’Amelio. Che, nel caso non lo sapeste (ma voi lo sapete, lo dico a tutti gli altri), è appena stato eletto Birraio Dell’Anno 2013. Il premio indetto da Fermento Birra intende premiare ” la bravura tecnica, la filosofia produttiva e, in definitiva, la capacità di emozionare”.

Quello di Schigi è stato un percorso atipico: innamorato della birra fin da bambino, da appassionato è passato direttamente a produttore, saltando la classica fase dell’homebrewing casalingo.  Ha conosciuto gli attuali proprietari di Extraomnes (il birrificio del 2010 di cui è mastro birraio) a un corso di degustazione e “sono stati così matti” da credere nelle sue capacità. Nonostante l’esperienza non decennale si è già costruito una solida reputazione in Italia. Insomma, può andare come opinion leader?

Luigi, hai già scombinato la mia scaletta: perchè quando vedi i corsi dell’Ais ti vengono i brividi?
Se uno è dentro la cultura della birra, vedendo la strutturazione che hanno dato al corso non può non rabbrividire. Ci sono cose che non stanno né in cielo né in terra. E poi, se fai un corso sulla birra di qualità devi far sentire cose che abbiano un senso. Non un prodotto morto, industriale e pastorizzato sulla Moretti rossa. Fareste un corso del vino facendo sentire il tavernello in brick? Hanno due approcci al mondo della birra: o la trattano con sciatteria o fanno gli altezzosi, guardando noi appassionati come i figli di un dio minore.

luigi schigi d'amelio

Ora però dicci: come si diventa birraio dell’anno?

Bella domanda. Non certo perché sono simpatico e gioviale. Anzi, vedendo la giuria del premio, mi sono quasi stupito: tra quei 50 personaggi, a vario titolo influenti  del mondo della birra, non sono certo stato accomodante in passato.

D’accordo, non lo si diventa facendo il simpatico. Qual è allora la filosofia, se mi passi il termine, di Extraomnes?

L’ispirazione è dichiaratamente belga. Sicuramente non vogliamo fare birre “da meditazione”. Le nostre birre vanno bevute, non degustate, e anche il formato della bottiglia rispecchia questa filosofia. Fino a qualche anno fa i birrifici artigianali proponevano quelle da 75 cl, noi siamo stati tra i primi a usare quelle da 33. E a metterle in vendita a un prezzo popolare.

Bene, parliamo di prezzi? Non li trovi mediamente eccessivi?

Nelle intenzioni, la birra è nata come alternativa al vino. C’era un prezzo minimo di vendita da cui non si poteva prescindere, e non si voleva dare l’impressione di svalutare il prodotto. Per molti anni questi prezzi livellati verso l’alto hanno retto, anche perché la birra rimaneva un prodotto di “nicchia”, per quanto non apprezzi il termine. Da qualche anno, però, il target dei consumatori di birra artigianale si è allargato e questo discorso non regge più.  I prezzi sono scesi molto, e con le nostre bottiglie solo da 33 noi di Extraomnes vogliamo lanciare un messaggio preciso, e promuovere un diverso modo di fruizione.

birra extraomnes

Ti sei formato con il percorso canonico del vino: sommelier AIS, i seminari con Luigi Veronelli. Come mai è scattato il colpo di fulmine con la birra e non con il vino?

Potrei, appunto, citare una frase di Veronelli “Il peggior vino del contadino è meglio del miglior vino industriale”. Quello della birra è un mondo che trasuda passione, genuinità ed entusiasmo – o meglio, era vero all’inizio. Oggi, beh …

Ecco, appunto. Cosa pensi di questa nouvelle vague della birra artigianale?

Dal 1996 i birrifici artigianali sono cresciuti come il Telethon. Diciamo che Baladin (anche se ci sono stati altri pionieri, come Agostino Arioli o il Birrificio Lambrate) ha partorito, ovviamente suo malgrado, dei piccoli mostri.  Ed è innegabile che molti oggi vedano nella birra più delle opportunità che altro. A prescindere dalle capacità, provo sempre rispetto chi fa l’investimento di acquistare un impianto. Vorrei però chiedere maggior trasparenza alle brew firm [chi produce birra con un impianto non suo, NdR] , un fenomeno che manifesta una crescita un po’ preoccupante.

extraomnes

Birra a km 0. Ci piace o non ci piace?

La vedo più come una questione di marketing che altro. Per  ora ha più senso rivolgersi all’estero per i malti e i luppoli. La birra è meno legata al territorio del vino.

Il birraio dell’anno 2014 sarà …

Giovanni Campari del Birrificio del Ducato, arrivato in finale con me quest’anno. Ti dirò di più. Stiamo per fare una birra insieme, una collaborazione Ducato-Extraomnes.

[Credits | Immagini: birraiodellanno.it, 64bottlesofbeeronthewall.wordpress.com, abbuffone.it]