Manuale di cucina sentimentale: questo libro parla di noi, anzi di voi

Manuale di cucina sentimentale: questo libro parla di noi, anzi di voi

E alla fine ci ho scritto un libro, si, su noi gastrofissati e questi anni di cibocrazia. Ci siamo, ci siete, proprio tutti lì dentro.

Non è un libro di ricette, nemmeno un manuale di economia domestica, è un romanzo: una storia di amicizie, amore, sentimenti al tempo dei gastrofissati. Insomma, è il libro da avere subito.

— C’è la Foodblogger Qualunque, più qualunque di tutte, di giorno imprigionata nel corpo di un avvocato, di notte scrive sul blog, dilapida il suo patrimonio comprando inutili accessori di cucina, cita Pellegrino Artusi e si  sveglia all’alba per marinare la carne, far lievitare focacce, chattare con altri fanatici come lei.

— C’è la Regina del cibo consolatorio e delle diete fai da te, ogni settimana sperimenta un nuovo regime alimentare, frequenta solo insegne che contengano la parola “Bakery”, non sa cucinare, il mondo si aspetta che lei sia una meravigliosa cupcake, mentre sotto sotto si sente un’imperfetta e casereccia crostata.

— C’è la Bio Donna, tutta presa da decrescita felice e autoproduzione, il rapporto più duraturo e significativo è quello che ha con il suo panetto di pasta madre; parla come un libro stampato di Slow Food, e tutto quello che dice è buono, pulito e giusto.

— C’è il Nerd della cucina, socialmente imbarazzante, cita autori completamente sconosciuti, ossessionato dalle tavole periodiche, prova dolore fisico ad uscire per locali, ha un amore per gli ingredienti oscuri e i condimenti strani;

— c’è l’Hipster che si occupa dell’azienda agricola di famiglia, in un modo in cui un hipster se ne sa occupare: scatta foto desaturate dell’orto per postarle sui social network;

— c’è il Fidanzato sbagliato, quello che non sa distinguere un Camogli mangiato in Autogrill da una focaccia artigianale di Recco, un baccalà mantecato da un sarda in beccafico, un tartufo di Alba da un tartufo di cioccolato.

Poi ci sono enotecari che vendono vino dispensando consigli di vita, star della cucina in televisione, contadini postmoderni, amori consumati via chat parlando di cotture a bassa temperatura, sogni erotici con ostriche e faraone in fricassea.

E poi ci siete voi:

il web era pieno di altri fissati per la cucina come me e di siti dove incontrarsi per discutere e tenersi informati. Era incredibile quanti nottambuli ci fossero, fissati, come me, a perder tempo sulla ricetta perfetta delle melanzane alla parmigiana (quale tipo di melanzana? Black Beauty? Larga Morada? Gigante bianca? Precoce di Barbentane? Violetta di Napoli? Bianca ovale o Tonda comune di Firenze? Violetta lunga palermitana o Violetta nana precoce? Ma anche: fritta? Grigliata? Al Forno? E se fritta, in quale olio? Oliva, arachidi, mais? C’era una bella differenza..).

Incontravo persone con cui parlare per ore di formaggi francesi o di tartufi, di aromi per l’arrosto, o della corretta disposizione degli alimenti nel frigorifero. C’era gente strana là dentro: gente che prendeva seriamente anche la forma di una tazzina di caffè, gente capace di stare sveglia e incollata al computer tre notti di fila per guardare un video di 72 ore che ti insegnava passo passo in tempo reale come preparare il panettone. Internet ci stava dando la possibilità di essere davvero chi volevamo essere o di fingere di essere chi non eravamo? “

Trovatevi e meditate. Che in fondo siamo simpatici antieroi, un po’ sfigati ma ben consapevoli che in un periodo storico di inquietudine e incertezza, in cui la precarietà lavorativa e sentimentale ci costringe ad aggiornare i nostri sogni e a non prenderci troppo sul serio, gli unici punti fermi sono l’amicizia, l’amore.

E una cena da condividere con chi la sappia apprezzare.