Metteresti cane e figlia nel carrello del supermercato come fa Marco Bianchi?

Marco Bianchi, nutrizionista e divulgatore scientifico, mette cane e figlia nel carrello della spesa al supermercato, scatta una foto e la pubblica nel suo profilo Facebook creando un vespaio di polemiche. Tra favorevoli e contrari molti gli rimproverano la mancanza di igiene.

Metteresti cane e figlia nel carrello del supermercato come fa Marco Bianchi?

Viva i germi!” E poi: “guardate che ci sono cani più puliti di certe persone e smettetela di rompere!!!!!! Incivili”. E ancora: “Frustrati che si sfogano online. W i cani e i bimbi insieme, bisogna vivere sereni e non da psicopatici”.

Oppure, dall’altro verso: “non sempre è questione di germi, fatevi pure baciare dal vostro cagnolino, ma non pensate che chiunque debba essere felice della loro vicinanza”.

E poi: “Non sono affatto d’accordo a metterli nel carrello della spesa. Mi sembra una questione di rispetto per gli altri. Comunque per quanto siano puliti i cani annusano feci e urine toccandole con il muso e si leccano le parti intime… poi fate voi”.

E per finire in tema di Brexit “In Inghilterra i cani NON possono entrare in nessun supermercato, ristorante, bar o qualsiasi luogo in cui venga preparato cibo. Senza tante discussioni. E le multe sono salatissime!

Quelli sopra riportati sono solo alcuni delle centinaia di commenti –di contrastante parere– riguardanti una graziosa foto (in alto) in cui un cane, placidamente adagiato dentro il carrello del supermercato, fa bella mostra di sé assieme a un infante, sempre collocato nel medesimo carrello che altri –gli zotici– sono soliti adoperare per stiparvi cibi e alimenti.

Il cane e l’infante sono quelli di Marco Bianchi, il boccoluto divulgatore scientifico mono-espressione ben noto ai lettori di Dissapore, nutrizionista, guru, vate e filosofo new age che omaggia i suoi follower su Facebook, oltre che di immagini di cibi ovviamente sani, di scatti raffiguranti gradevolissimi piedi nudi (suoi), di consigli, di pillole di filosofia spicciola.

AGGIORNAMENTO delle 10:21: Marco Bianchi ha risposto al nostro post.

Marco Bianchi

E anche di graziose scene di vita vissuta da comuni mortali quali quella della spesa settimanale al supermercato in compagnia di figlioletta e cane. Entrambi nel carrello, ovvio, dove altro?

E in poco tempo, questa foto ha generato migliaia di like, centinaia di commenti e vagonate di condivisioni.

Davvero Marco Bianchi non immaginava la ridda di commenti sanguigni che sarebbe seguita alla pubblicazione della foto sul suo profilo Facebook, di cui quelli sopra sono solo un minimo estratto?

E se i commenti erano al 99% unanimi nel manifestare il loro entusiasmo per questa bella trovata e inneggianti al sacrosanto diritto dei cani di finire nel carrello della spesa, c’era uno sparuto 1% che invece, sommessamente e ricoperto da vagonate di insulti, non gradiva l’idea di mettere i propri cibi nello stesso carrello dove in precedenza altri avevano inserito, tra pomodori e zucchine, pure il proprio cane.

E argomentavano che sì, i cani sono belli, buoni e tutto quello che vuoi, ma che hanno anche la disdicevole abitudine di annusare i bisogni dei propri simili in mezzo alla strada nonché il loro rispettabilissimo didietro.

Nonostante queste sensate considerazioni, questo 1% è stato preso a male parole, al grido di “incivili”, “psicopatici”, “intolleranti” o citando, sempre in modo errato Dante, che sui social va per la maggiore, con il “suo” verso “non ti curar di lor ma guarda e passa”, in uno slancio di aristocratico snobismo verso i detrattori dei poveri cani, da lasciare a languire nel proprio brodo di  igiene mista a ignoranza.

A seguito dell’improvvisa e (non si sa quanto) inaspettata popolarità del post, lo stesso Marco Bianchi si è premurato di ribattere ai pochi commenti negativi con un altro post di poco successivo al primo, dove dando praticamente dei “frustrati ed angosciati” ai biechi igienisti e, visto che c’era, lanciando i soliti strali contro i  letali vaccini e facendo un bel minestrone di cani, bimbi, pomodori e Pasteur, si è così testualmente espresso:

Sono basito da certi commenti amici miei… roba da matti… un consiglio: vivere più sereni e meno angosciati/frustrati… queste sono regole alla base della piramide alimentare!!!!

1) Vivienne e Arturo trascorrono tutta la giornata insieme, uno accanto all’altra e lui spesso la riempie di leccate

2) il carrello l’avevo passato con un fazzolettino disinfettante tanto per “ripulirlo” dal grosso… STOP! Un sorriso ed un respiro in più non guasta…

Aggiungo una riflessione: scivoli e altalene? Disinfettate ogni cosa? E in piscina? Ragionate mai su quanti germi possono venire a contatto con il vostro bimbo? Da oggi chiederemo ambienti sterili e bambini VACCINATI con obbligo di legge! Questo onestamente mi spaventa di più, non un carrello…

Insomma, la capite o no? Il vero  problema sono i vaccini e quel cretino di Pasteur –che il diavolo se lo portasse– non i cani nel carrello, razza di frustrati che non siete altro!

Inutile dire che il rimedio è stato peggiore –o migliore, a seconda dei punti di vista– del male, e se il primo post aveva sollevato gli animi di pro e contro cani, per il secondo si è generata un’onda di commenti, giudizi, aneddoti e insulti reciproci di dimensioni inaudite.

Quanto basta per confermare ancora una volta che l’argomento è uno tra i più controversi ma anche uno dei più sentiti da tutti noi, possessori di cani o no.

E’ quindi pensabile fare un po’ di ordine su un argomento così sentito e controverso?

In Italia, purtroppo, una regolamentazione univoca a livello nazionale che stabilisca se vietare o consentire l’ingresso degli animali da affezione nei supermercati non esiste, la materia è lasciata alle singole amministrazioni locali (come Dissapore ha segnalato), alle Asl e al singolo supermercato che può decidere —se la normativa locale lo permette, appunto– di consentire l’ingresso ai nostri amici animali, oppure consentirlo solo in appositi carrelli per loro predisposti, oppure ancora solo con equipaggiamento di guinzaglio e museruola.

Così come potrà optare, al contrario, di  impedirne l’accesso (come da regolamento comunitario n. 852/2004).

Ma caotica legislazione a parte, quali sono le ragioni delle due fazioni, quali i motivi che ci fanno esprimere sulla faccenda con un impeto degno di più alte cause?

I padroni dei cani  lamentano le difficoltà di dover lasciare l’amato bene a casa quando vanno a fare la spesa, non potendo così entrare nei supermercati, ma di dover correre a casa oppure di  doverlo lasciare fuori dal negozio solo, appunto, come un cane.

Ovviamente ribadiscono anche il diritto, nel nome della dignità dei cani, di poterli fare accedere in tutti i luoghi dove si recano, a partire dal supermercato per finire con l’ospedale, dove possono spandere i loro benefici germi e permettere così a tutti di “farsi gli anticorpi”, al grido di “molto umani sono peggio dei cani, per non parlare dei bambini”.

D’altra parte, chi ama i cani ma non nel carrello della spesa o con la testa infilata nello scomparto del pane grattugiato, oltre a tirare fuori il poco igienico vizio dei cani di ”annusare” didietro e deiezioni dei loro simili, argomentano con commenti riassumibili col pensiero di Giorgio Palù, presidente della Società europea di virologia:

«L’ingresso a cani e gatti nei luoghi dove si produce o si conserva il cibo, come i supermercati, è sconsigliato per motivi igienici. E a ragione. Gli animali possono essere veicolo di batteri e parassiti, con il rischio di infettare ciò che mangiamo e quindi anche noi.

C’è inoltre il pericolo di contaminazioni: molti alimenti sono protetti e in genere confezionati, oppure, come per carne, pesce e gastronomia, riparati da un vetro. Tutto ciò riduce il rischio di contaminazioni, ma non lo elimina del tutto. Dunque sarebbe preferibile prevedere aree appositamente attrezzate all’ingresso dei supermercati in cui gli animali aspettino i loro padroni».

Lo stesso pensiero che probabilmente anima le parole di Marco Bravi, presidente di ENPA Torino. Attenzione, ENPA, vale a dire Ente Nazionale Protezione Animali –e non la Lega nazionale cani oppressi ed umiliati– che spiega:

«Noi siamo i primi a sconsigliare di portare i cani al supermercato. Abbiamo avviato da tempo una sensibilizzazione dei commercianti e la risposta c’è stata. Purtroppo dei casi isolati possono causare divieti per tutti ma ben vengano le restrizioni, così come le multe, se servono a responsabilizzare i padroni”.

Insomma, pur comprendendo le ragioni di tutti, bisogna concludere che, in mancanza di una normativa chiara,  il buon senso dovrebbe prevalere sulle emozioni superficiali.

Di coloro che invocano maggiore igiene, che non dovrebbero gridare allo scandalo per ogni cagnolino tenuto in braccio dai padroni o collocato nell’apposito carrello predisposto da alcuni supermercati

Ma anche di coloro che predicano il trito ritornello di “peace and love”, obbligando gli altri, in nome della libertà loro e dei rispettivi amici pelosi, a riporre in dispensa cibi annusati o leccati dai graziosi animaletti, comportamento che non a tutti può risultare così gradevole.

E quindi, rispetto per i cani, certo, ma anche per il nostro prossimo dell’umana specie. Con tutto il riguardo per le scelte di Marco Bianchi, ovvio.

[Crediti | Link: Facebook, Dissapore, Donna Moderna, La Stampa]