Roma | Grom: perché sì, perché no

Ne hanno parlato tutti, Grom ha l’occhio lungo e ora lo trovi pure a Roma. S’è insinuato nel quadrilatero del gelato, tra Il gelato di San Crispino, Ciampini (sempre sia lodato), Giolitti e la Palma d’Oro. Posizionamento audace e rischioso?

Grom non è l’ultimo arrivato e quanto a strategia ne ha da vendere. Tra i quasi 40 negozi sparsi per il mondo e la cartellonistica ammiccante, quasi ci si scorda che sotto le carapine c’è il gelato. La visita alla postazione romana mi ha lasciato molto entusiasmo e un tot di domande sulla catena del gelato più abile a far scrivere di sé.

Perché:

Il gelato è buono, anzi, seducente. Ti fa l’occhiolino.
M’ha fatto scoprire la Nocciola Tonda Gentile Trilobata, e non è un monile dell’Africa sub-sahariana
Usa lo sherry Pedro Ximenés, che sa di simpatico (e forse è anche buono)
Ha una panna notevole
Scrivono tutto quello che ci mettono dentro, e lo scrivono bello grande.
Fanno i fighi, e sanno di esserlo
Ha rivoluzionato il modo di servire il gelato
Ha rivoluzionato il modo di fare il gelato
Hai voglia di sorbetto di limone e li trovi in mezzo mondo
Ha una cioccolata calda che fa bene al cuore
Ha un packaging molto bello
Ha delle coppettine deliziose, montagne di coppettine di un blu profondo e confortante
Hanno dei coni ottimi (ma decisamente trooooppo stretti…)
Curano moltissimo l’igiene
Non ci sono pezzi di coni rotti e schizzi di panna né fuori né dentro il locale
Anzi, a volte ti chiedi se ti trovi davvero in una gelateria
C’è la raccolta differenziata
Usa cucchiaini e buste in materiale Materbi, che è anche bello
Ci sono delle coniste imbranatissime ma molto simpatiche
Ti fanno provare tutti i gusti, anche quelli che non sapevano di avere
Ti rifanno il cono se hai sbagliato a dire il gusto che volevi
Mi piace il cartellone con i gusti del mese, e me lo porterei a casa
Hanno tutti questi pozzetti che mi sembrano dei tesori da scoprire
Vorrei poter mangiare il cioccolato direttamente da dentro la carapina, pescando col cucchiaio
Vorrei potergli spiegare che i vari gusti vanno affiancati, e non i m p i l a t i sul cono
Vorrei scombinare i cartellini a fianco ai pozzetti solo per vedere l’effetto che fa
Vorrei rubarmi la crema di Grom, ché è troppo buona
Vorrei rubarmi uno dei due fondatori di Grom, ché è troppo bo… vabbè, è facile.

Insomma, sembra il ritratto del bello-buono-e-bravo di cui parlano sempre le nonne. Ma la domanda che sorge spontanea è: di cosa stiamo parlando esattamente?

E’ un gelato che si può definire artigianale per legge?
E’ “secondo tradizione”?
Se il gelato nel punto vendita viene sono mantecato, a che temperatura viene conservato?
Quanto tempo può passare tra la miscelazione e la mantecazione per parlare di gelato artigianale e non di ice-cream?
Quale catena del freddo sono riusciti a costruire per far arrivare a Malibù i quantitativi necessari ad una piccola gelateria?
Quali processi sono riusciti a stabilire e standardizzare per avere un prodotto che per definizione è soggetto ad imperfezioni?
E’ vero che il laboratorio è inaccessibile?
E se qualcuno c’è stato, ci racconta qualcosa?

Insomma, mi chiarite un po’ le idee? S’attende vigili qualche risposta.

[Crediti | Link: Puntarella Rossa, Via dei gourmet, Dissapore, immagini: Silvia Fratini, Mad in Italy, video: Mad in Italy]