Il Governo ha deciso che possiamo continuare a mangiare polli deformi

Il Governo risponde a un'interrogazione parlamentare sul benessere del pollame allevato in Italia: tutto a posto, dice il sottosegretario, ma la verità è che il 98% dei nostri polli sono Broiler, una razza che non se la passa così bene.

Il Governo ha deciso che possiamo continuare a mangiare polli deformi

Carne coltivata no, polli deformi assolutamente sì. Pare questa la linea del Governo sul tema alimentazione, visto che l’opposizione del Ministro Lollobrigida e dei suoi alla carne coltivata in laboratorio va di pari passo con la serena accettazione (se non difesa) degli allevamenti di nostranissimi polli Broiler, ovvero quelle bestie selezionate negli anni incrociando le razze in modo da svilupparsi in fretta e avere più petto e più cosce (perché è quello che poi i consumatori chiedono nel reparto macelleria dei supermercati).

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Il risultato sono polli dalle dimensioni innaturali, che sviluppano problemi alla muscolatura e all’apparato cardio respiratorio. Bestie nate per crescere in maniera innaturale, sproporzionata, con gravi danni alle ossa e patologie frequenti agli organi interni, come hanno dimostrato le indagini portate avanti negli anni da “Animal Equality“. Abomini culturali (perché sono tutt’altro che naturali) che spesso durante la loro brevissima vita prima della macellazione non riescono a stare neanche in piedi, sovrastati dal peso del loro petto abnorme. Bestie condannate a una vita tutt’altro che dignitosa, nonostante l’Unione Europea imponga a tutti i suoi membri di garantire il benessere degli animali in allevamento, come richiesto anche dalla petizione popolare “End the Cage Age”. Il problema, però, è che per i polli broiler la gabbia è probabilmente l’ultimo dei problemi. All’aperto o al chiuso, l’uomo ha negli anni fatto sì che il loro destino genetico sia quello di vivere una breve vita spesso tra atroci sofferenze, per garantire che nelle nostre diete non manchi mai un petto di pollo bello ciccioso.

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E se pensate che la situazione non vi riguardi, perché voi la carne di pollo la comprate solo ed esclusivamente scegliendola tra selezionatissimi polli italiani, sappiate che secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica i polli Broiler sono il 98% dei 550 milioni di pollo macellati ogni anno in Italia. Dunque, a meno che non apparteniate a quel 2% che si fa macellare le sue galline di proprietà, è piuttosto facile che quello che state per mangiare sia uno dei tanti polli deformi 100% Made in Italy.

L’interrogazione parlamentare sui polli Broiler

Forse un giorno la smetteremo di pensare che tutto ciò che è nostrano sia necessariamente migliore solo in quanto tale. Quel giorno non è sicuramente oggi, con la difesa a spada tratta del Made in Italy che questo governo porta avanti, anziché concentrarsi esclusivamente sul buono, che di certo non manca in Italia. Perché tra il Made in Italy difeso dal Governo ci sono anche gli allevamenti di polli Broiler, che come abbiamo visto proprio buoni non sono.

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Così sembra, a giudicare dalla fine che ha fatto l’interrogazione parlamentare sottoscritta da quindici Senatori per chiedere ai Ministri competenti di intervenire a tutela dei polli allevati a scopo alimentare. A presentarla in Commissione Agricoltura era stata la senatrice del Movimento 5 Stelle Gisella Naturale, prendendo spunto da una denuncia dell’associazione “Animal Equality” contro gli stati dell’Unione Europea che avrebbero violato, con l’allevamento e la macellazione di polli a rapido accrescimento, le normative Ue sul benessere animale negli allevamenti. L’interrogazione, pubblicata l’8 marzo scorso, chiedeva ai Ministri se avessero “promosso o ritengano di dover promuovere efficaci strategie di tutela dei polli destinati all’alimentazione umana, anche in aderenza alla disciplina dell’Unione europea” e “quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere al fine di garantire agli animali, in particolare alle specie avicole destinate all’alimentazione umana, un trattamento orientato ad evitare in qualsiasi modo dolore e sofferenze inutili”.

La risposta, arrivata dal sottosegretario per l’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, non è andata nella direzione sperata. Secondo il rappresentante del ministero, “il miglioramento genetico in ambito allevatoriale e, nello specifico, delle specie allevate per la produzione alimentare, è in atto da decenni” e “con il tempo i progressi della ricerca scientifica hanno consentito di affinare le tecniche di allevamento per tutelare il benessere animale e la sostenibilità delle produzioni”. Addirittura, secondo La Pietra, gli allevamenti italiani di polli non hanno eguali nel panorama internazionale nel rispetto delle normative europee sulla protezione degli animali. Sarà, ma il 98% dei nostri polli è Broiler, e per definizione non se la passa proprio bene. “Al contrario di quanto sostenuto dal sottosegretario La Pietra – ha detto dice Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa – la selezione genetica compiuta sui polli a rapido accrescimento non permette in alcun modo di tutelare questi animali né di rendere la produzione della loro carne sostenibile”

Il tema – ha specificato La Pietra – “è materia di specifica competenza del Ministero della salute, il quale segue la predisposizione della normativa a livello europeo, dandone poi attuazione a livello nazionale, con disposizioni specifiche e relativi Piani di controllo”, attuando controlli ufficiali periodici e un Piano nazionale benessere animale (PNBA).

In effetti non si può dire che l’Italia non sia in linea con le vigenti normative europee in materia, ma la verità – come ha ammesso anche lo stesso sottosegretario – è che le stesse sono in questo periodo oggetto di revisione, “in quanto nel tempo hanno mostrato di non aver raggiunto tutti gli scopi prefissati nonché l’obiettivo di parità di condizioni fra gli operatori”. A oggi, la stessa Unione Europea ha definito gli allevamenti di polli problematici, e ha sottolineato la necessità di una revisione dell’attuale legislazione sul benessere degli animali, con una nuova proposta legislativa prevista entro la fine del 2023. Come sempre, finché l’Unione Europea non ci impone cose diverse, noi aspettiamo, e continuiamo a goderci il nostro polletto alla brace.

Ma il punto è un altro: siamo davvero così tanto sicuri che Made in Italy significhi eccellenza, così come narra il sovranismo alimentare che stiamo percorrendo? E siamo altrettanto sicuri che la carne coltivata sia il male, e gli italicissimi polli Broiler siano il bene? A noi, come sempre, la scelta di cosa portare nei nostri piatti stasera per cena.