Perché parlare di “influencer vegana” nel caso di Zhanna D’art è un dovere giornalistico

Il caso dell'influencer vegana deceduta ci dà l'occasione per parlare di terminologie e deontologia, e anche per sottolineare - se mai ce ne fosse bisogno - che una dieta vegana può certamente essere sana e non pericolosa.

Perché parlare di “influencer vegana” nel caso di Zhanna D’art è un dovere giornalistico

Una vicenda triste, quella dell‘influencer vegana Zhanna D’art, deceduta qualche giorno fa – raccontano i media – a causa di “un’infezione simile al colera” esacerbata dalla “condizione esausta del corpo”. Condizione a cui era arrivata seguendo una dieta rigorosissima e folle, fatta esclusivamente di frutta, semi e succhi. Un fatto di cronaca sentito e commentato, che non smette di causare polemiche e indignazione. C’è chi, ad esempio, trova inappropriato l’aver appellato Zhanna come “influencer vegana”, presupponendo che l’aggettivo contenga in sé una qualche connotazione di merito.

È quanto fa notare – ad esempio – la giornalista e opinionista Selvaggia Lucarelli con un post sui suoi social. “Lasciare intendere che Zhanna Samsonova sia morta per una dieta estrema da salutista fanatica è davvero scorretto”, scrive Lucarelli. “Non credo serva un Pulitzer per sospettare problemi molto più seri nel suo rapporto col cibo”. Ed è ovvio – e se non lo fosse, siamo qui a chiarirlo – che non è per nulla nostra volontà mettere in correlazione una sana dieta vegana con un pericolo per la salute. Eppure, per quel che ne sappiamo al momento, stando a quanto riportano i media internazionali, le precarie condizioni fisiche dell’influencer – che ne avrebbero, di fatto, causato o concausato la morte – erano legate anche al suo rigorosissimo regime alimentare. Ed è quello il motivo per cui, giornalisticamente, difendiamo il dovere di sottolineare il suo essere un'”influencer vegana”. Magari frettolosamente – i titoli richiedono sintesi, ma la speranza è sempre quella che i lettori vogliano approfondire – ma, raccontando un fatto di cronaca simile, quel “vegana” è ahinoi un aggettivo che ha una valenza connotativa fondamentale. Non significa che i vegani moriranno di stenti, né che l’essere vegani sia di per sé uno stile di vita pericoloso. Significa semplicemente che, in questo specifico caso, il suo essere radicalmente vegana è fondamentale per comprendere la vicenda.

Gli aggettivi connotativi: quando è giusto usarli e quando no

La questione non è semplice, e non è da dare per scontata. E, che ci crediate o no, qui a Dissapore l’abbiamo sempre trattata con tutte le attenzioni del caso. Gli aggettivi, le provenienze geografiche, le caratteristiche fisiche si specificano se e soltanto se sono oggettivamente rilevanti per costruire il contesto di un fatto. Che una rapina venga compiuta da “un uomo di colore” (solo per fare un esempio di quelli con cui purtroppo ci si scontra quotidianamente) è fonte di un pregiudizio che noi, come professionisti dell’informazione, cerchiamo a tutti i costi di evitare.

Ma che un’influencer scelga di raccontare al suo pubblico una dieta squilibrata, che può portare a conseguenze di salute gravi, è una cosa che, in un fatto di cronaca, va evidenziata. Perché se quella persona poi dimagrisce fino al punto che il suo corpo non è in grado di difendersi da un’infezione, è ovvio che dietro ci sono problemi psicologici sicuramente più importanti e più grandi del solo scegliere una dieta rigida e restrittiva. Ma è altrettanto ovvio che c’è la responsabilità di aver influenzato una community su questo tema, nel momento in cui si propone il proprio stile di vita e di alimentazione. E ancora, è ovvio che l’essere vegani – restrittivamente vegani, in questo caso – diventa un dettaglio importante e significativo nel ragionare su questa morte assurda. Zhanna soffriva di disturbi alimentari? Probabilmente sì, a giudicare dalle immagini che la ritraggono magrissima. Li avrebbe avuti anche con una dieta più varia? Non possiamo saperlo. Quello che sappiamo è che è tragicamente scomparsa perché fisicamente debilitata, e che l’alimentazione che seguiva era molto, molto drastica nelle scelte. Se le due cose siano strettamente correlate lo dirà la medicina, ma al momento a noi è sembrato un particolare rilevante da indicare.

“Seguire una dieta sana non significa limitarsi rigidamente, rimanere irrealisticamente magri o privarsi dei cibi che ami. Piuttosto, si tratta di sentirsi bene, avere più energia, migliorare la propria salute e migliorare il proprio umore”, scriveva giustamente in un post non troppo in là nel tempo Zhanna, sotto una foto in cui appariva decisamente più in salute. “Sono passati 5 anni da quando ho iniziato una dieta a basso contenuto di grassi completamente a base di frutta nota come dieta 80/10/10 e non mi sono ammalato per tutto quel tempo”, proseguiva poi, consigliando la discussa dieta crudista ideata dal Dr. Douglas Graham.

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Ed è qui che entra in gioco la centralità di definire questa fragile ragazza “influencer vegana”. E no, dirlo non significa che i vegani moriranno. Né che sia impossibile scegliere una dieta equilibrata e sana, indipendentemente dal regime alimentare che si decide di avere. Ma se a lanciarsi con la macchina giù da un ponte è un guidatore ubriaco, noi giornalisti abbiamo il dovere di inserire quell’aggettivo – connotativo della causa specifica della morte, e non della persona, né dell’ubriachezza in generale – senza che lo zio che alza innocuamente il gomito alla cena di Natale si senta chiamato in causa.