Arrogant Sour Festival 2019: le birre acide da non perdere secondo noi

Arrogant Sour Festival 2019: le birre acide da non perdere secondo noi

La capitale italiana delle birre acide coincide, per qualche buffo scherzo del destino, con una delle due capitali dell’aceto balsamico: Reggio Emilia, dove ogni anno, e a questo giro per l’ottavo anno, si svolge l’Arrogant Sour Festival. Terra di bongustai e di sapori estremi, ma non fate – non ad alta voce – l’associazione birra acida / aceto, o qualcuno potrebbe offendersi.

Il programma di quest’edizione 2019 ve lo abbiamo anticipato: Chiostro della Ghiara, dal 31 maggio al 2 giugno, se volete mettere alla prova il vostro palato alla sensazione tagliente e mangiare come si deve, per una volta, a un festival di birre.

Non tutte le sour, però, sono un’esclusiva degli habitué dell’acido radicale – qualcuno ha detto snob? – : per sour beer, alle quali è devota la particolarissima manifestazione, si intende birra caratterizzata dalla fermentazione – spontanea o attraverso inoculo – con lieviti o batteri selvaggi.

Lunghi invecchiamenti in botte, spesso, aggiunte di frutta in fermentazione che non faranno altro che rendere la birra ancora più acida e, pure, sapidità accostate all’acidulo – conoscerete le gose – capaci di rendere quella che sulla carta è una “birra sour” la più beverina (che brutta parola) delle bevande.

Insomma, di quanto sia ampio il ventaglio di sapori da esplorare sotto l’insegna “birre sour” ci direte voi, dopo l’Arrogant Sour Festival, ma nel frattempo sappiate che ce n’è per tutti i gusti.

Per prenderci sul serio abbiamo stilato una lista di birre acide da non perdere a Reggio Emilia, partendo da quelle che anche una matricola del sour può apprezzare, fino a quelle che l’appassionato di birra è disposto a scambiare con il peluche dell’infanzia. Tutte alla spina (tranne una).

Disclaimer: la lista completa dei birrifici presenti all’Arrogant Sour Fesrtival la trovate sul sito dell’evento. Tra le novità assolute, birrifici dalla Tasmania, dall’Australia, dal Canada.

So Clinch – Bonavena

Vinenzo Follino, brillante birraio di Bonavena, interpreta uno stile storico tedesco già poco diffuso in Germania. In effetti la “So Clinch” pare essere al momento l’unico esemplare prodotto in Italia di Lichtenhainer, caratterizzato dalla convivenza di affumicato e (lieve) acidità. Una birra agilissima, fresca e citrica grazie al blend proprietario di Lactobacillus. Tasso alcolico: 4.1%, per iniziare.

Faro (dal lambic corner)

Da non perdere il “lambic corner”, con 7 lambic alla mescita e il faro preparato sul momento. Realizzato con malto d’orzo, frumento non maltato e luppolo vecchio, il lambic è la “base” delle più complesse acide belghe gueuze, kriek, framboise.

Tradizionale del Belgio è anche il faro, che si prepara aggiungendo una miscela di zucchero candito e acqua, e che al “lambic corner”, curato da Michele Galati –  publican dell’Abbazia di Sherwood – verrà preparato sul momento.

ca' del brado; birre acide

Carteria N.1  – Ca’ del Brado

Presentata in anteprima al “Sour”, la novità di Ca’ del Brado – che non è un birrificio, bensì un affinatore – è un blend di tre affinamenti peculiari, tre birre in barrique invecchiate, rispettivamente, uno, due e tre anni. Semplificando, è una “gueuze” (blend di tre lambic di annate differenti) nostrana.

Loverbeer – Sanbiki

Valter Loverier è un habitué del festival, nonché un’istituzione della “birra acida” italiana, produttore della prima ora, da una piccola cantina di Marentino (TO) tappezzata di botti di legno. Classici a parte (la Beerbrugna, con le susine damaschiche, è quella che dovete provare per prima per comprenderlo), al “sour” porta la neonata Sanbiki, collaborazione a sei mani con i birrai di Lervig e Moor, una “”Winy woody pale ale” con luppolo Loral – che elargisce un particolare aroma fruttato –  fermentata in tini di rovere con lieviti selvatici. A me è piaciuta, mi direte.

Linee “Nature” e “Abruxensis” – Opperbacco

Il microbirrificio di Noraresco (Teramo) di recente ha inserito la quinta marcia, con due nuove linee, “Nature” e “Abruxensis”, legate alle materie prime locali, cereali e luppoli compresi. Due linee molto promettenti, ameno da quello che ho avuto l’occasione di assaggiare, senza dubbio decise sugli ingredienti “caratterizzanti”. Scegliete voi, tra quelle che ci saranno al “sour”.

Montmorency VS. Balaton – Jester King

Garanzia di pulizia e piacere nella bevuta, questo birrificio del Texas è celebre in tutto il mondo per le sour. Presenza fissa del festival, quest’anno porta a Reggio Emilia, tra le altre birre, la Montmorency vs Balaton: un’interpretazione americana della kriek belga – lambic con aggiunta di ciliegie in fermentazione – ottenuta da una sour ale invecchiata in botte e rifermentata con due varietà di ciliegie del Michigan, Montmorency e Balaton.

spon; jester king; birre acide

The Boysenberry – De Garde

La tipologia è simile, una sour ale con frutta in fermentazione, in questo caso protagonista è il “boysenberry” , frutto di bosco a metà tra la mora e il lampone. Una chicca presente al sour tra le produzioni di De Garde, altro birrificio fisso al festival.

Vinsanto – Cantillon

Il birrificio emblema della tradizione sour belga, con sede a Bruxelles e bottiglie un po’ in tutto il mondo, custodite gelosamente nelle cantine dei beer geek. La selezione presente a Reggio Emilia, alla spina e in vendita al beershop, è piuttosto clamorosa, tra “evergreen” del produttore e edizioni limitate.

In esclusiva per il laboratorio del 31 maggio, “Cantillon, Ca’ Matilde e Capolinea: lo chef e il mastro gelatiere incontrano il lambic” – una sorta di degustazione guidata con piatti “stellati” e gelati di Simone De Feo in abbinamento alle birre sour – , ci sarà la Vinsanto. Si tratta di un blend di tre lambic (24, 24 e 12 mesi) affinato in tonneau con vinacce di Vinsanto, per l’appunto, dell’azienda Capezzana di Carmignano, osannatissima per le sue grappe. Una rarità da 540 bottiglie di tiratura che è il risultato dell’elucubrazione comune del sopra citato Michele Galati, Benedetta Contini Bonacossi dell’azienda vinicola del pratese e Jean Van Roy di Cantillon, ovviamente.

Saison Bernice – Sante Adairius Rustic Ales

Uno dei nomi di punta della produzione sour made in USA. Per farsi un’idea di come lavora sarà il caso di assaggiare la Saison Bernice, saison a fermentazione mista che denota tutto il controllo di cui è capace il birrificio Sante Adairius Rustic Ales su fermentazioni e passaggi in botte.

Antidoot Wilde Fermented

Nuovo produttore di birre sour, sidro e vino naturale belga. Molto chiacchierato e ricercato dagli appassionati di mezzo mondo, è il grande nome nuovo del sour festival. Consigliata qualunque birra, l’importante è che lo si provi.

The Ale Apothecary

Fate conto che le birre di The Ale Apothecary sono pressoché impossibili da reperire negli Stati Uniti; a Reggio Emilia trovate il piccolo birrificio alla spina, sotto ben otto referenze. Inutile consigliare specifiche etichette, molte non le conosco, per la gran parte si tratta di novità; non ha mai deluso i miei investimenti, sebbene talvolta screanzati.