E così Tannico ha definitivamente valicato le Alpi, diventando di proprietà della francese Groupe Castel, una storica e gigantesca società di distribuzione di vini e non solo (per chi fosse curioso, esiste una pagina Wikipedia in francese a loro dedicata). Groupe Castel ha rilevato le azioni della joint venture Campari Group/Moët Hennessy, al volante dell’azienda da nemmeno tre anni. È interessante notare come molti gruppi del mondo degli spirits abbiano rapidamente abbordato Tannico e, con la stessa rapidità, abbiano passato la mano.
Stiamo pur sempre parlando del principale sito di e-commerce italiano di vino e spirits, per cui proviamo a ripercorrere la storia di Tannico e la sua crescita.
Breve storia di Tannico
Tannico vede la luce a fine 2012, per volontà di Marco Magnocavallo, Juliette Bellavita ed altri partner ormai dispersi fra le nebbie della storia. Essendo uno dei primissimi e-commerce italiani nel settore delle bevande alcoliche, le cose vanno subito per il meglio, e già nel 2014 si registrano vendite per 2,5 milioni di euro. Traguardo notevole, se pensiamo che la compravendita di vino online era allora un territorio piuttosto inesplorato.
I risultati di vendita di Tannico crescono anno dopo anno, facendo drizzare le orecchie a molti gruppi del settore. Al contempo, la piattaforma procede ad ampliare progressivamente la propria offerta: da semplice e-commerce B2C Tannico comincia a spaziare, inserendosi nel settore della distribuzione di vini a bar, ristoranti e catering; apre il Tannico Wine Bar a via Savona, Milano; lancia la Tannico Flying School che organizza percorsi di educazione sul vino; apre un nuovo, mastodontico magazzino a Castel San Giovanni (PC).
Questo porta i gruppi di cui sopra a mettersi in moto, e il primo ad appropinquarsi a Tannico è il Gruppo Campari, che nella primavera 2020 finalizza l’acquisizione del 49% della società. Con la collaborazione involontaria delle restrizioni da covid, il 2020 ha fatto registrare un boom negli acquisti di alcolici su Tannico, con un +83% rispetto alle vendite dell’anno precedente: 37,1 milioni di euro contro i 20,3 del 2019; nel 2014 il totale dei ricavi fu di 2,5 milioni di euro, giusto per dare un’idea della crescita mostruosa del sito.
Non passa neanche un anno che stavolta è Tannico a fare shopping: a maggio 2021 viene annunciato l’acquisto da parte di Tannico della maggioranza di Venteàlapropriété (Valap), società francese attiva nel comparto delle vendite di vini premium e en primeur, ossia prestigiosi vini francesi che vengono venduti in anteprima, mentre sono ancora a nanna nelle botti. Per cui Tannico valica le Alpi e si impone anche sul mercato francese, arrivando nel 2022 ad un fatturato di 69,6 milioni di euro, il massimo registrato dal sito.
È proprio a dicembre 2022 che il Gruppo Campari si associa in joint venture con Moët Hennessy (gruppo LMVH) e acquisisce il 100% di Tannico S.p.A., con Marco Magnocavallo che lascia il timone al nuovo CEO Thierry Bertrand-Souleau, accontentandosi del titolo di presidente onorario. La nuova dirigenza, sfortunatamente, deve fare i conti con la flessione generale che il mondo delle bevande alcoliche sta vivendo, subendo un leggero ma inesorabile calo delle vendite. Il fatturato dello scorso anno parla chiaro: 59,9 milioni di euro.
Tante vendite ma nessun utile
Ad ogni buon conto, più che i numeri secchi delle vendite è interessante analizzare in toto i dati finanziari di Tannico. E qui va un doveroso e profondo ringraziamento a Marco Baccaglio e il suo sito I Numeri del Vino, preziosissimo strumento per indagare ciò che realmente sta dietro allo storytelling dell’enomondo, dove “tutto va bene ed è fantastico e non ci capacitiamo di come non ci ammiriate tutti quanti”. I numeri, impietosi, mostrano come Tannico non abbia registrato nemmeno una singola volta un utile netto in attivo.
Non solo, ma dal 2016 ad oggi sono stati incamerati oltre 93 milioni di euro di contributi da parte dei soci. Ora, chi scrive è tutto fuorché un esperto di economia, ma tutti questi segni meno alle voci “utile operativo” e “utile netto” fanno riflettere su come Tannico non sia propriamente una gallina dalle uova d’oro. I vari e rapidi passaggi di mano da un gruppo all’altro potrebbero dare da pensare. Tuttavia è pur vero che sono gruppi giganteschi quelli che hanno manifestato concreto interesse verso questa creatura telematica con poco più di dieci anni di vita, divenuta in pochissimo tempo leader indiscussa nel settore. Non resta che stare ad osservare l’effetto che avrà su Tannico la nuova proprietà di Groupe Castel.