I dazi sul vino? “Trump ci ha quasi fatto un favore”: l’incredibile analisi di Lollobrigida

Il Governo fa il punto, dopo 3 anni di insediamento, e Francesco Lollobrigida dà i suoi numeri, vedendo il bicchiere mezzo pieno dove tanti motivi per essere ottimisti non ci sono.

I dazi sul vino? “Trump ci ha quasi fatto un favore”: l’incredibile analisi di Lollobrigida

Dopo mesi di ordinaria amministrazione, è tornato l’ottimismo del ministro Lollobrigida in tutto il suo vigore. L’occasione è stata l’iniziativa ‘3 anni di governo, 3 anni di risultati’, tenutasi a Roma sabato 25 ottobre; un momento per gli esponenti del governo Meloni nel quale congratularsi per l’ottimo lavoro svolto finora. E il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida non poteva certo uccidere il mood parlando delle difficoltà del settore enologico e dei dazi imposti dal sodale d’oltreoceano Donald Trump.

T’immagini, andare ad una festa e dire che le cose vanno male per colpa di un amico? Ed ecco allora la zampata del fuoriclasse: ok, i dazi americani (passati ad agosto dal 10% al 15%) sono sbagliati, ma alla fine “il rischio sul vino ce l’hai con i tuoi concorrenti europei, che hanno i nostri stessi dazi. Ce l’hai col Sudafrica, che fa ottimi vini ma Trump gli ha messo dazi del 30%, quindi in quel caso paradossalmente ci ha fatto quasi un favore”.

Vorremmo fosse apprezzata la maestria con cui il ministro riesce a sdrammatizzare la pesante crisi del vino, forse la peggiore da decenni, dicendo “beh, però anche gli altri faticano”. Vero, ma il fatto che anche i francesi se la passino male non aiuta certo le cantine italiane, tra magazzini pieni, sovrapproduzione e ancora zero possibilità di produrre agevolmente vino dealcolato (su questo punto ci ritorneremo più avanti nell’articolo).

Il confronto con il Sudafrica

Ci interessa però sottolineare il vero guizzo creativo: il confronto favorevole con il vino sudafricano. Ok, i dazi americani verso il vino sudafricano sono il doppio rispetto ai nostri, tutto corretto. Però per un’analisi decente servirebbe qualche dato in più: l’Italia è il primo produttore di vino al mondo, con 47 milioni di ettolitri; di questi, circa 22 milioni di hl finiscono all’estero, con gli USA che, almeno fino ad oggi, sono il Paese che ne importa di più, circa il 24% del valore totale dell’export.

In Italia produciamo troppo vino In Italia produciamo troppo vino

Veniamo al Sudafrica: la produzione annuale di vino non arriva a 10 milioni di hl, dei quali circa 3 milioni di hl vengono esportati. Il mercato di riferimento dei vini sudafricani è il Regno Unito, che incide sul valore totale dell’export per il 22% circa. Sapete invece che incidenza hanno gli USA nell’export di vino sudafricano? Il 5%.

L’Italia del vino, nella realtà

bottiglie

Dunque, in casa nostra noi beviamo sempre meno vino, esportiamo quasi la metà di quello che produciamo e un quarto di quel valore dipende dagli USA, mentre della piccola produzione Sudafricana un terzo viene esportato e solo le briciole finiscono negli Stati Uniti. Ma Trump, secondo Lollobrigida, mettendo i dazi più alti al vino sudafricano “ci ha fatto un favore”.

L’export di vino italiano negli USA ha registrato a luglio un -26% rispetto a luglio 2024. Ad agosto -30%. “Non temo questo tipo di dazi” ha detto il ministro, “lo vedremo”. Beato lui, ma credo che nell’enomondo sia piuttosto solo.

Allo stesso modo, il ministro ha evitato di rovinare il clima festoso ricordando come le cantine italiane ancora non possano produrre vini dealcolati in proprio, nonostante il decreto sia stato approvato da quasi un anno.

Il povero segretario generale di Unione Italiana Vini Paolo Castelletti sta perdendo la salute e la pazienza appresso alle lungaggini burocratiche dei ministeri dell’economia e dell’agricoltura: “adesso, dalle parole si passi ai fatti, perché il decreto Masaf è stato approvato da quasi un anno, ma le imprese sono ancora ferme e i competitor hanno ormai un vantaggio di anni. Vorremmo che, una volta pubblicato questo decreto, le aziende del vino potessero iniziare a produrre già il giorno dopo, quindi chiediamo ai ministeri di lavorare già ai dettagli amministrativi, che serviranno agli operatori per fare le richieste di accesso alle licenze e alle autorizzazioni necessarie. Evitiamo di dover attendere un altro anno anche per questo, la burocrazia sta uccidendo il nostro settore”. No, decisamente non sono queste le parole adatte da condividere con i colleghi del governo se si vogliono festeggiare 3 anni di risultati.