Lo sappiamo, ce lo hanno mostrato tutte le persone adulte che abbiamo avuto modo di conoscere nella vita: se si viene invitati a cena a casa di qualcuno, pare essere buona creanza portare ai padroni di casa del vino. Si tramanda come, per signorilità, questo gesto batta di gran lunga scatole di cioccolatini, piante o mazzi di fiori, per cui ancora oggi in migliaia si ostinano a perpetrare quella che è in realtà solo una scortese forzatura. In pochissimi punti vi renderemo chiaro perché non è carino portare con sé del vino a una cena. E se proprio non potete fare a meno di portare con voi delle bottiglie, considerate di regalare dell’olio.
Il principio di reciprocità applicato alla bottiglia

La principale problematica è il principio di reciprocità che condiziona tutti noi. Il principio di reciprocità è una norma sociale che stabilisce l’obbligo di restituire favori o doni ricevuti in egual misura, in modo da non sentirci debitori e non perturbare così l’equilibrio sociale. Se tu ti presenti a casa mia con due bottiglie di Amarone della Valpolicella, come posso io prenderle e metterle in cantina senza sentirmi un criminale? Tu hai pensato a me e hai speso dei soldi: con che faccia potrei mai conservarle per bermele da solo mentre guardo “With love, Meghan”? Per cui farò quello che fanno tutti da sempre: prendo il cavatappi e apro immediatamente entrambe le bottiglie. Che, in fondo, è anche la cosa che segretamente vogliono molti degli ospiti che portano un vino, specie se costoso (non è vero, razza di lazzaroni?).
Una volta aperto il vino si presenta il problema numero due: quanto bene si abbina l’Amarone che avete portato al delicato menu a base di pesce che i padroni di casa hanno realizzato per la cena? Già, un invito a cena presuppone un menu e il vino, se presente, ne diventa parte integrante. Magari i padroni di casa hanno già pensato al vino, o magari non lo hanno considerato per enne motivi, ma per non contravvenire al principio di reciprocità piazzano comunque a tavola la bottiglia donata, che andrà ad asfaltare tutte le delicate armonie di aromi ottenute tramite le lunghe ore di marinatura e preservate da una cottura gentile come un Caterpillar in un campo di ciclamini.
Se proprio non potete fare a meno di portare del vino e siete abbastanza in confidenza con i padroni di casa, potreste chiedere loro in anticipo il menu e agire di conseguenza. Ma questo solo se loro vi diano esplicitamente l’autorizzazione a portare del vino, avvalendosi della vostra maggiore esperienza nel campo. E qui sopraggiunge il terzo problema: la temperatura di servizio.
Siete stati incaricati di portare il vino dai padroni di casa, per cui muniti della vostra esperienza andate a prendere lo spumante più adatto in enoteca appena prima di recarvi a cena. Perfetto, se volete rievocare lo spirito di un geyser. No, se avete avuto l’autorizzazione a portare del vino, avetel’obbligo di farlo arrivare a tavola alla giusta temperatura: compratelo in anticipo, conservatelo in frigo a casa vostra (tranquilli, qualche ora di frigo non ha mai ucciso nessun vino) e utilizzate una busta termica per trasportarlo, trasferendolo nella più elegante busta porta-bottiglie giusto sotto il portone. Ricordate: state portando del vino, è una missione importante, il successo della serata ora dipende anche da voi.
Se tutto quanto è stato detto finora per voi ha una sua logica, ma insistete nel voler portare una bottiglia di vino, dovete ordinare ai padroni di casa di oltrepassare il principio di reciprocità e chiarire che possono disporre di quella bottiglia come meglio credono. Rassicurateli che è un pensiero come un altro e che non parlerete male di loro al corso di ceramica. E se non si sentono ancora a loro agio, minacciateli che la prossima volta porterete loro un vaso di Monastera Deliciosa, esigendo che venga messa a tavola anch’essa.