“La biodinamica è un pretesto, il vero bersaglio è la legge sul biologico”

Carlo Triarico, presidente dell'Associazione Biodinamica, spiega le ragioni dell'agricoltura steineriana ma soprattutto insinua il dubbio: se fosse un pretesto per bloccare la legge sul biologico?

“La biodinamica è un pretesto, il vero bersaglio è la legge sul biologico”

“Una campagna con grande dispendio di forze, in cui questa volta si è scelta la biodinamica come pretesto, per impedire che il paese leader in Ue dell’agricoltura biologica disponga di una legge. È evidente che contro la biodinamica e il biologico si muove una spinta conservatrice”. A parlare è Carlo Triarico, esponente e portavoce del mondo dell’agricoltura steineriana.

Torniamo a parlare di biodinamica, dopo che il disegno di legge sul biologico è stato modificato, cancellando la cosiddetta equiparazione con l’agricoltura biologica, e dopo aver ospitato la lettera aperta di un agronomo al Nobel Giorgio Parisi che aveva parlato di stregoneria. Lo facciamo con Carlo Triarico, presidente dell’Associazione Biodinamica, sia perché pensiamo sia giusto parlare con tutti o quasi, soprattutto con chi ha meno ascolto, e non c’è dubbio che in questo momento la narrazione prevalente stia condannando senza appello queste pratiche; sia perché in generale sul tema si intrecciano una serie di considerazioni, scientifiche e agricole, teoriche e pratiche, politiche e giuridiche. L’intervista quindi è a tutto campo.

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Chiariamo subito che lei in quanto presidente dell’Associazione Biodinamica. è parte in causa. Anzi partiamo subito con la domanda antipatica: la biodinamica è una lobby?

Chiariamo subito che io sono un volontario e non ho nessuna partecipazione economica nelle aziende agricole biodinamiche. La biodinamica è un movimento internazionale di associazioni di agricoltori ecologici presenti in decine di paesi in tutti i continenti, il primo movimento mondiale della bioagricoltura. L’internazionale biodinamica è una delle organizzazioni democratiche che la Dichiarazione ONU dei diritti dei contadini richiama gli Stati a tutelare, quale presidio per le popolazioni rurali esposte a speculazioni e attacchi. L’ex dirigente FAO, responsabile dei programmi di Agroecologia, Nadia El Hage Scialabba ha lanciato l’allarme sulla campagna di denigrazione della biodinamica in corso in Italia, segnalando il grave pericolo di quest’azione. Sono un militante dei diritti rurali e mi batto perché si proceda anche da noi al rispetto della Dichiarazione ONU. In Italia l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica fu fondata nel 1947 dopo, aver patito le persecuzioni nazifasciste ed è l’associazione madre della bioagricoltura del nostro paese. Solo una narrazione infedele, in assenza di contraddittorio, può degradarla a lobby.

Lei in un’altra intervista recente dice che “Emma Bonino per prima ha presentato la proposta di equiparazione della biodinamico al biologico”. A cosa si riferisce precisamente?

La legge quadro della bioagricoltura è stata discussa per tre legislature, senza arrivare all’approvazione definitiva. Fin dalla prima presentazione, nel 2007, ad opera di Emma Bonino e Paolo De Castro, ministri rispettivamente delle Politiche europee e delle Politiche agricole, la legge includeva l’agricoltura biodinamica, presenza sempre confermata da tutte le camere. Osservo che proprio il partito di cui Emma Bonino è leader, ora ha presentato l’emendamento per eliminare la biodinamica. Una capriola che dovrebbe essere spiegata a futura memoria.

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Il disegno di legge sul biologico, ma ancora prima l’istituzione del tavolo tecnico (che risale al 2013) parlano di biodinamica. Come mai un riconoscimento prima e un passo indietro poi?

L’agricoltura biodinamica è già contenuta nella legislazione europea e in quella italiana. Il Regolamento europeo sul biologico riconosce la tradizione biodinamica anche perché i regolamenti Ue del bio furono mutuati dai disciplinari biodinamici. In particolare la normativa italiana riconosce già la biodinamica come agricoltura biologica e i prodotti biodinamici sono obbligati a essere certificati biologici. I preparati biodinamici sono mezzi tecnici dell’agricoltura biologica, normati in UE, controllati in Italia da una rigorosa normativa, soggetti alla verifica periodica di una commissione tecnico scientifica interministeriale che li ha approvati come opportuni mezzi tecnici. Nel tavolo tecnico il rappresentante dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica è presente da sempre e l’Associazione Biodinamica ha un membro permanente nel comitato per la ricerca scientifica sul bio del MIPAAF. Nonostante questo si è lasciato intendere all’opinione pubblica che la biodinamica sia una novità di questa legge. Un espediente per screditare la legge del biologico.

Ecco appunto: nella stessa intervista sopra citata lei dice che “è dal 2007 che la legge sul biologico e il biodinamico viene approvata dalle aule parlamentari, ma sempre con piccole modifiche che impediscono l’approvazione definitiva fino al termine della legislatura. È una tecnica parlamentare”. Il sospetto che lei avanza è che ci sia un disegno, che anche stavolta accadrà così al prossimo passaggio in aula. La prima firmataria, Maria Chiara Gadda, ha dichiarato che no, i colleghi senatori assicurano che si approverà al più presto. In ogni caso la sua illazione è forte: è basata su un semplice sospetto o c’è qualcosa di più concreto?

In questa vicenda il paese deve avere riconoscenza per il legislatore, che ha svolto un lavoro di alto profilo. Ha scritto la legge approfondendone per tre anni gli aspetti tecnici e giuridici nelle commissioni, ha acquisito pareri istituzionali autorevoli. È giunto così a una maggioranza solida. Una legge che è voluta da tutti, anche nel mondo agricolo. Al contrario, la tecnica di indurre, con pressioni sui parlamenti, cambiamenti minimi, atti a rinviare l’approvazione definitiva, è esterna alle istituzioni parlamentari, ne denigra l’operato, proprio su una legge che le camere avrebbero approvato da tempo, perché ben concepita. Una campagna con grande dispendio di forze, in cui questa volta si è scelto la biodinamica come pretesto, ma atta, come nelle passate legislature, a impedire che il paese leader in Ue dell’agricoltura biologica e biodinamica disponga di una legge di settore. La legge sul bio supporterà la transizione ecologica del paese leader per eccellenze agroalimentari, una legge capace di sostenere tutta l’agricoltura italiana. È evidente che contro la biodinamica e il biologico si muove una spinta conservatrice attardatasi sul vecchio paradigma produttivo e refrattaria all’innovazione ecologica. Il nostro Parlamento è invece più avanti e pronto a varare una legge giusta.

Potrebbe accadere adesso, per esempio, che si proponga un altro emendamento in cui si esclude la parola “biodinamica” dagli articoli in cui è ancora presente?

La legge potrebbe essere approvata rapidamente e senza variazioni. Del resto gli oppositori della biodinamica hanno espresso tutta la loro soddisfazione per la modifica. Sarebbe poco credibile se ora trovassero un altro particolare da cambiare che faccia di nuovo rimbalzare il ddl alla Camera.

Cosa risponde a quelli che definiscono la biodinamica stregoneria? E che dicono che pratiche magiche non possono essere finanziate da uno stato moderno, che è assurdo che vengano anche solo nominate in una legge dello Stato?

Rispondo che la storia della tolleranza e il secolo dei lumi ci hanno insegnato che quando c’è una caccia alle streghe è dagli inquisitori che bisogna difendersi. Il Ministero dell’Agricoltura conteggia 4.500 aziende che applicano la biodinamica, con una media di 34 ettari e di 29 addetti (contro i 2 addetti della media nazionale), un fatturato di 13.300 euro per ettaro rispetto ai 3.200 della media nazionale. Parliamo di aziende specializzate e molto strutturate tecnologicamente, con produzioni d’eccellenza esportate nei mercati più esigenti. Chi ha visitato le aziende biodinamiche ha capito che le accuse sono false. Gli standard biodinamici di produzione sono pubblici e contengono solo pratiche ammesse dall’agricoltura biologica. È facile capire che è impossibile che in Italia decine di migliaia di agricoltori facciano riti sugli alimenti, senza una ASL o i NAS se ne siano mai accorti. A fondare la biodinamica, del resto, sono stati scienziati di valore, premiati per il loro operato. Nei paesi europei più avanzati ci sono istituti di ricerca e cattedre universitarie di agricoltura biodinamica, a volte con annesse aziende sperimentali dedicate. La letteratura scientifica referata valuta positivamente la biodinamica e una recente meta-analisi dell’Istituto nazionale francese di ricerca in agricoltura (INRAE) ha validato i risultati dell’agricoltura biodinamica. Non è un caso che i detrattori della biodinamica, pur parlando in nome della scienza, evitino accuratamente di citare i risultati delle ricerche ufficiali.

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Lei pensa che l’agricoltura possa e debba essere valutata con metodi scientifici, o che ci siano alcuni ambiti di attività umane per giudicare i quali i parametri scientifici non sono gli unici ed esclusivi elementi di giudizio da considerare?

Come è noto l’agricoltura è una tecnica sorta prima della scienza, su basi empiriche e sapienziali. Ancora oggi le agricoltura contadine forniscono la maggior parte del cibo. Ma quella scientifica è la cultura che maggiormente può sostenere gli agricoltori davanti alla contemporaneità. Il riconoscimento reciproco della dignità dei saperi tra scienziati e agricoltori è un requisito fondamentale, purtroppo calpestato da questa polemica. Penso quindi ai diversi approcci dell’agricoltura italiana e ai suoi frutti eccellenti. Sono uno storico della scienza e mi occupo di metodo scientifico. I testi di epistemologia di Rudolf Steiner, il fondatore della biodinamica, sono di grande rigore metodologico. Purtroppo c’è un vuoto di conoscenza del dibattito sui fondamenti della scienza dell’Ottocento e Novecento, tanto da non riconoscere le teoresi da cui è nata la biodinamica e non saperla comprendere. Come è noto quello scientifico non è l’unico metodo interpretativo della realtà, ma diventa fecondo proprio attraverso l’integrazione dei saperi. Proprio sulla conciliazione di uno spazio metodologico tra discipline scientifiche e umanistiche Steiner fu chiamato da Federigo Enriques, il più importante matematico italiano del ‘900, con Benedetto Croce, a tenere una conferenza sul metodo scientifico, alla più grande riunione mondiale di scienziati e pensatori, tenutasi a Bologna nel 1911. Una lezione che motivò Croce a far pubblicare i testi di Steiner in Italia e che oggi dovrebbe essere letta da chi, con superficialità, accusa la biodinamica di stregoneria.

Dal lato opposto, una critica che viene spesso sollevata alla biodinamica è che le aziende vengono certificate da Demeter, che è un ente privato non accreditato da nessuna autorità statale, il quale in qualche modo ha una sorta di monopolio mondiale sul biodinamico, e può decidere cosa rientra in questa definizione e cosa no. Cosa risponde a questo?

È bene chiarire che le aziende per certificarsi biodinamiche devono assoggettarsi al sostema di controllo del biologico. L’assurdità della pretesa di separare il biodinamico dal biologico sta anche nel fatto che il prefisso “bio” può essere applicato sugli alimenti solo se da agricoltura biologica ed è in forza della rigorosa aderenza del biodinamico al biologico che i regolamenti UE riconoscono i prodotti biodinamici come biologici. La stessa parola agricoltura biologica nasce per semplificazione dal termine agricoltura biologica dinamica, il primo metodo di agricoltura ecologica. L’Internazionale degli agricoltori biodinamici non ha mai voluto registrare la parola biologico o biodinamico, per gli intenti umanitari da cui è nata e pertanto queste parole non sono esclusiva di nessuno. Siamo i primi a chiedere che la biodinamica sia nelle legge, fattore che eliminerebbe, se mai ci fosse, ogni pretesa di esclusività.

Quella biodinamica Demeter appartiene alla categoria delle certificazioni volontarie e come tale rientra nella normativa comunitaria e statale. Da quasi un secolo l’agricoltura biodinamica è stata definita nella pratica e negli standard dagli agricoltori di tutto il mondo: è dunque ben individuata. Tanto è vero che il regolamento Ue del biologico parla proprio di tradizione biodinamica e la normativa italiana la connette sempre al biologico come una specificità. Il riferimento alla tradizione storicamente affermata ha pregio giuridico. L’agricoltura biodinamica ha dunque, per la legge, delle caratteristiche ben note al consumatore e restrittive rispetto al biologico base. Non serve che un termine sia cetificato da un ente pubblico per essere garantito. Come un consumatore non deve trovare strutto in un pane sotto la certificazione volontaria vegana, così non deve trovare il rame nella verdura biodinamica. Dunque chiunque voglia certificare e vendere, prodotti biodinamici può farlo applicando le caratteristiche identitarie del metodo, tra cui concimazioni solo da sostanza organica dell’azienda stessa, presenza obbligatoria di animali, benessere animale e sola alimentazione da foraggio dell’azienda, almeno il 10% di suolo destinato alla biodiveristà, fortissime restrizioni sui già pochi mezzi tecnici e additivi ammessi nel biologico, il costante miglioramento della fetilità dei suoli. Non c’è dunque esclusiva, ma usare un termine noto facendo altro sarebbe ingannevole per il consumatore e una concorrenza sleale verso i produttori.