Die Spaghetti Polonaise: perché ci indigniamo anche di fronte ai complimenti?

Die Spaghetti Polonaise è la hit di Dorfrocken che scatena le polemiche sul cibo e non solo. Ecco perché e di cosa parla davvero.

Die Spaghetti Polonaise: perché ci indigniamo anche di fronte ai complimenti?

Ci sono canzoni che volenti (più spesso nolenti) penetrano nel cervello e non c’è modo di mandarle via. “Die Spaghetti Polonaise” è una di queste e in senso positivo. Un inno gioioso e rumoroso del gruppo tedesco Dorfrocker & Kings of Günter che fa saltare e cantare a squarciagola. Il testo parla di questi non meglio definiti “Spaghetti Polonaise” e qua e là butta termini italiani come rigatoni, farfalle, tagliatelle.

Basta leggere il testo per rendersi conto dell’intento positivo e di ammirazione nei confronti dell’Italia. Eppure, come spesso accade, i commenti di molti italiani sono velenosi e insinuano che sia fondamentalmente una presa per i fondelli. Ma è possibile che quando c’è di mezzo il cibo riusciamo a indignarci anche quando ci fanno i complimenti?

Oggi vi porto con me nello strampalato mondo degli Schlager tedeschi. Vi spiego cosa sono o meglio cos’è die Spaghetti Polonaise, il rapporto che c’è tra questo tipo di canzoni e il cibo italiano e perché e cosa fraintende chi si indigna. Soprattutto, spero di farvi conoscere e apprezzare questa chicca da fomento che, a scapito delle polemiche, vuole soltanto farci divertire.

Cos’è la Spaghetti Polonaise

Spaghetti-Polonaise

L’inizio di tutta questa storia sta proprio là, in quel la che non vi aspettavate. “Spaghetti Polonaise” infatti non è la storpiatura di spaghetti bolognese, piatto internazionalizzato dal ragù alla bolognese che in Italia di fatto non esiste. Si tratta piuttosto di un gioco di parole in cui certo, non manca l’occhiolino alla bolognese, alla pasta, all’Italia e del resto i riferimenti sono molteplici. Il gioco di parole riguarda la danza polonaise, una sorta di marcia o processione di origine polacca che oggi potremmo tradurre in conga o trenino.

Lo stesso che, basta guardare i numerosi video, prende forma a ogni concerto dei Dorfrocker. E a che cosa assomiglia una lunga polonaise? Esatto: a un lungo spaghetto umano, letteralmente il primissimo verso della canzone. “Die Spaghetti Polonaise ist die längste Nudel der Welt”, la marcia polonaise-spaghetto è il più lungo noodle del mondo. Addirittura nel video Youtube si coglie l’esortazione iniziale “Ragazzi adesso facciamo la pasta, partenza!” come a dire, mettetevi in fila. Vogliamo vederla in modo ancora più metaforico? Un inno gioioso al senso di comunità umana o anche solo Germania-Italia che scaturisce da questo tipo di musica. Provateci voi a star fermi in una situazione del genere.

C’è un ultimo aspetto interessante da sottolineare. La Polonaise infatti non è solo un ballo, guarda caso è anche un tipo di sugo. Vado in modalità piatti tipici: originaria della Polonia e diffusasi in Francia nel Diciottesimo secolo, è una salsa per guarnire carne o verdure a base di burro, uova sode, pangrattato, limone, erbe aromatiche. Oggi probabilmente non è più così popolare, soppiantata chissà, forse proprio dalla decantata e cantata bolognese. Comunque, non è questo il caso.

Schlager tedeschi e cibo italiano

Schlager-tedeschi-YouTube

Non è certo la prima volta che cibo ed espressioni tipiche italiane vengono utilizzate dalla musica internazionale. “Die Spaghetti Polonaise” poi fa parte di un genere che da decenni attinge a piene mani da questo repertorio. Si tratta degli Schlager o Partyschlager, dal tedesco schlagen che significa colpire. L’inglese ci prende ancora meglio: to hit e ancora hit, che poi è il modo in cui siamo abituati a indicare le canzoni di successo. Con arrangiamenti poco impegnativi, melodie catchy e un fracco di ritmo, questi motivi sono un classico da Oktoberfest, sagra di paese e après ski.

L’esempio più noto è Luca Toni Numero 1 di Matze Knop. Questo improbabile inno al campione del mondo è a sua volta ricalcato quasi completamente da Zuppa Romana di cui vedete un frame sopra. Una carrellata di nomi di ricette e ingredienti, espressioni tipiche italiane e stralci di conversazione che sembrano presi da un’ordinazione ai tavolini di piazza San Marco. “Prego, acqua minerale, grappa speziale, cozze vongole”. Oppure, andando ancora più indietro, Carbonara degli Spliff che descrive un gruppo di turisti tedeschi squattrinati nell’Italia anni Ottanta. In tutti questi casi il testo è nonsense a partire dal linguaggio italiesco, un misto sgrammaticato di italiano e tedesco.

Diverso il discorso per Pronto Giuseppe, già successo dei Die Jungen Klostertaler remixato in anni più recenti dal re dei Partyschlager DJ Ötzi. Qui il testo per quanto semplicistico ha un senso, è quasi tutto in tedesco e pizza e spaghetti sono usati dichiaratamente in modo stereotipato, se non polemico. Nel testo dei Dorfrocken invece non c’è giudizio, anzi è permeato da una dichiarata ammirazione per l’Italia. Li vediamo addirittura sul Brennero attraversare il confine, impazienti di arrivare a Venezia. Allora perché ci si indigna?

Se ci indigniamo (quasi) sempre per il cibo

Meme-italiani-cibo

Guai, guai a toccarci il cibo. Una lezione che a quanto pare non impariamo mai, dal ministro dell’Agricoltura fino a Beppe del bar. Perché tanti si indignano per Die Spaghetti Polonaise? Faccio subito un disclaimer: fra tanti offesi ce ne sono tantissimi entusiasti, presi bene quanto me per questo improbabile tormentone. Il problema è che il negativo risalta di più. La prima grande polemica è sulla presunta storpiatura della bolognese. Come si azzardano questi a parlare di pasta che manco sanno cos’è? Questo il tenore dei commenti:

“Al posto che con rigatoni la rima la dovevano fare con coioni”, “Ma la finiranno prima o poi di prenderci per il culo?” “3 coglioni andate a munchen a mangiare patate e a mettervi i wurstel nel culo”, “Stereotipi italiano a mille non è bello altrimenti per me siete dei naz” “Allora, gli spaghetti POLONAISE sono BOLOGNESE … CIAO BELLA CIAO è la canzone comunista per antonomasia”

Da cui derivano insulti razziali (cr*cchi a profusione), rivendicazioni storiche (“mio nonno chiede se non vi è bastato il bollito che vi hanno già dato una volta), calcistiche (“e l’Italia 2 a 0, e l’Italia 2 a 0… ciaoo andiamo a Berlino”) e gli inevitabili insulti sulla cucina tedesca (“Mangia crauti e kartoffen ma che ne sanno i tedeschi della nostra cucina?”).

L’altra grande fetta polemica invece si concentra sul “Ciao, Bella, Ciao”. E qui ci si divide in due gruppi: quelli che criticano perché Bella Ciao viene ridotta a scopi goliardici, come si permettono di usare una canzone così importante per un scopo così frivolo; e i fascisti. Perché se siete contro Bella Ciao o pensate che sia una canzone divisiva, mi dispiace dirvelo ma siete fascisti. Ricordo inoltre a tutti che Bella Ciao, pur avendo matrice italiana nell’ambito della Resistenza al nazifascismo, è diventata una canzone internazionale contro ogni tipo di oppressione o dittatura (basta aver visto la Casa di Carta per rendersene conto). Chi la pensa diversamente beh, sappiamo da che parte sta.

Il problema è che i Dorfrocken non fanno alcun riferimento alla canzone Bella Ciao. Ci sono le virgole tra ogni parola e piuttosto, azzardo un’interpretazione, attingono a una delle espressioni italiane più conosciute al mondo, ovvero Ciao bella. Quanti turisti avete visto con t-shirt e borse stampate con questa scritta? Quanti negozi di souvenir le vendono? Tutto qua. Se proprio volete la polemica ve la faccio io, e non certo nei confronti dei Dorfrocken. Il fatto che proprio un’espressione da catcalling come Ciao bella sia simbolo dell’Italia nel mondo la dice lunga sul retaggio patriarcale che ancora attraversa il nostro paese. Ma come al solito i problemi sono altri: cantiamoci su.

Ma quindi di che parla die Spaghetti Polonaise?

Spaghetti-Polonaise-1

Ormai vi immagino già a fare il trenino, siete pronti per il karaoke? Ecco di cosa parla “Die Spaghetti Polonaise”, da non confondere con un’altra Spaghetti Polonaise olandese di Immer Hansi (in cui tra l’altro si distingue limoncello e pizza all’ananas, sorvolo perché sono troppe polemiche per un solo articolo).

Dunque: il noodle più lungo del mondo va da Roma a Bielefend, non piace solo a Vroni ma anche a Riga Toni (il nome e cognome del personaggio vestito da cuoco). E allora andiamo, perché in Italia c’è cibo buono. Mi piacciono le taverne, non dico mai di no a un bicchiere di vino, dico Salute! mi trovo bene ma ne voglio ancora di più. Ho già mangiato tagliatelle con Michelle, carbonara con Klara (doppi sensi?) e tutti amano le mie farfalle (davvero, meglio non sapere). Ma ne vogliono ancora, e allora si ricomincia.

Così in loop, con il ritornello indimenticabile che apre e fomenta le danze. Spaghetti per me, per te e per tutti. Senza pensieri, come dovrebbe essere.