Haters e bullismo contro Benedetta Rossi: le parole non hanno più un peso? 

Se un hater è un criticone, allora chi si lamenta degli haters è un pesantone: dove sono i cyberbulli che hanno insultato Benedetta Rossi?

Haters e bullismo contro Benedetta Rossi: le parole non hanno più un peso? 

Come chiunque abbia figli in età scolare, il bullismo è per me fonte di preoccupazione. Così come lo è la violenza a cui chiunque può essere sottoposto sul web e sui social, dove qualsiasi hater si sente difeso nelle sue affermazioni dallo schermo protettivo letteralmente posto tra  i suoi insulti e la persona che li riceve. Stiamo parlando di un tema serio, serissimo, di cui rimane vittima più del 15% dei ragazzi, talvolta con conseguenze psicologiche nefaste.Per cui, quando leggo che Benedetta Rossi è rimasta vittima degli haters e dei cyberbulli, la solidarietà non può che essere immediata.

Il problema esiste, eccome, e non può essere un’attenuante sostenere che se hai milioni di follower qualcuno di loro avrà per forza il cervello bacato, perché in fondo è una questione di probabilità numeriche. E no. Gli odiatori del web – spesso seriali, spesso senza freni, spesso volgari e talvolta pericolosi – sono un fenomeno che non va sottovalutato, ma che va fermamente combattuto. E la domanda sorge spontanea: come può un personaggio pacioso, positivo, serafico e simpatico come Benedetta Rossi restare vittima degli haters?

Critica e odio: due cose molto diverse

Benedetta Rossi

Appunto: come può? Semplicemente, nonostante i titoli lanciati a gran voce in questi giorni dai giornali, non è quello che è successo. E non sono io a sostenerlo, ma lo fa lei stessa. Nel suo video tanto discusso, in quello sfogo social finito su tutti i giornali, non c’è traccia di haters. E probabilmente neanche di cyberbullismo.

Se la sinistra riparte da Benedetta Rossi (per forza vince Giorgia Meloni) Se la sinistra riparte da Benedetta Rossi (per forza vince Giorgia Meloni)

Utilizza il tonno in scatola e viene seguita da quella gente lì“, dice Benedetta Rossi leggendo alcuni dei commenti che hanno ferito di più lei e la sua community. “In tv la guardano solo quelli che comprano i surgelati“, prosegue. E io tiro un sospiro di sollievo: niente offese alla sua persona, niente attacchi sul piano fisico, niente menzogne o accuse su piani paralleli e non strettamente pertinenti al suo lavoro. Semplicemente, commenti che criticano – anche con toni pacati, a quanto pare – le sue scelte alimentari e culinarie.

Benedetta Rossi e Kasanova: avevamo davvero bisogno di decine di sac a poche in plastica monouso? Benedetta Rossi e Kasanova: avevamo davvero bisogno di decine di sac a poche in plastica monouso?

La sua (sacrosanta) fonte di reddito, peraltro. Che è un po’ come se il panettiere, criticato perché il pane acquistato al mattino non era all’altezza delle aspettative, urlasse alla diffamazione o al bullismo. Eppure, Benedetta Rossi parla di “intere categorie di persone offese e letteralmente insultate”, e della sua fanbase interamente bullizzata. Semplicemente perché qualcuno si permette di dire che le scelte fatte non sono condivisibili. E se lo fa, è un radicla chic che ha la colf e che può uscire fuori a cena fregandosene di fare la spesa quotidiana.

Tanto più che tutto questo sfogo parte da un articolo di Dissapore, dove una nostra giornalista faceva quello che è la sua (sacrosanta) fonte di reddito: scrivere, e scrivere in maniera critica. Senza insultare, senza bullizzare, semmai facendo notare le scelte che potevano essere fatte diversamente.

L’importanza delle parole, e della critica

In un Paese disabituato alla critica, di ogni genere, un articolo sulle dieci ricette peggio riuscite di una persona che per mestiere fa ricette non è accettabile, perché ferisce l’animo di quella persona. Di più: non è accettabile perché è fonte di bullismo, e lascia scatenare gli haters. Che non dubitiamo che Benedetta Rossi possa avere (come ahinoi chiunque si affaccia sul web), e che sono sicuramente un problema, ma che non rientrano certamente nella categoria di quelli citati nella video denuncia. Gli haters sono una cosa seria, così come lo sono le parole: sono commentatori che attaccano gratuitamente, che insultano, che passano dalla sfera professionale a quella personale, che fanno bodyshaming, che minacciano, che sanno fare paura. E non ci sembra che criticare l’utilizzo del tonno in scatola rientri in questa sfera di persone.

E chi, come i colleghi giornalisti, ha il compito di dare un peso alle parole, dovrebbe farlo, perché generalizzare su questioni così importanti aiuta solo ad annacquarle. Se un haters è solo un criticone, allora chi si lamenta degli haters è solo un pesantone.

Invece, la critica – finanche quella pungente – può essere motivo di riflessione. Per tutti quanti. Perché quando Benedetta Rossi nel suo video si chiede: “E allora non va bene quello che il 90% delle famiglie normali mette nel carrello della spesa?” La risposta probabilmente è no, non va bene. E la responsabilità del cambiamento sta in tutti quanti noi. E non c’è nulla di radical chic o di gastrofighetto nel voler promuovere il cambiamento.