Qualche giorno fa, come ogni anno il 2 novembre, sono andato con i miei figli al cimitero del paese (più onestamente: alla sagra delle castagne in paese e poi già che c’eravamo al camposanto) a visitare nonni zii parenti e amici. Sulla lapide di una vecchia zia, c’era incisa come su molte altre una frase, una di quelle vacue formulazioni sulla vita eterna, meno consolatorie che impersonali. Mio figlio piccolo ha fatto incredulo: veramente questa cosa l’ha detta la zia? Certo che no, ho risposto io, se avesse potuto piuttosto avrebbe voluto sulla sua tomba la ricetta degli struffoli per cui andava famosa – o forse no, dato che era molto gelosa dei suoi segreti.
Torno a casa, e scopro grazie a Eater questa meravigliosa storia: i cimiteri di tutto il mondo, o perlomeno quelli degli Usa, sono pieni zeppi di tombe sulle cui lapidi non sono incise frasi di circostanza o moniti spirituali, ma ricette di zuppe e biscotti. E poi dice che siamo noi italiani quelli che pensano sempre al mangiare. Lo ha scoperto un’archivista, che prima ci ha costruito un account Instagram e Tiktok di successo, e poi inevitabilmente ne ha fatto un libro: To die for, buono da morire si potrebbe tradurre, raccoglie 40 di queste ricette eterne.
La scoperta delle ricette sulle tombe
L’autrice si chiama Rosie Grant, ed è arrivata a questa scoperta quasi per caso, non essendo lei né una cuoca né un’agente di pompe funebri, ma un’archivista laureata. Durante il successivo master in informatica e archivi digitali, si è trovata a fare un tirocinio al cimitero monumentale di Washington – in un certo senso ricalcando le orme dei genitori che lavoravano come guide nei ghost tour della città di origine. È il 2021: dopo un bel po’ di tempo – ma neanche tanto, qualche mese – e un bel po’ di video e foto curiose postate online, Grant si imbatte in quella che in un primo momento le sembra una rarità. La tomba della signora Naomi Odessa Miller-Dawson a Brooklyn, New York, riporta gli ingredienti degli spritz cookies, semplicissimi biscotti di pasta frolla. E pensa, come ha dichiarato nell’intervista, quello che abbiamo pensato tutti quando abbiamo letto la parola ricetta associata alla parola tomba: uh che idea balzana, più unica che rara.
E invece. Presto scopre che sono decine, centinaia, migliaia le lapidi a contenuto gastronomico. All’inizio se le trova davanti per caso per caso, ma quasi subito prende una decisione: oltre a postare la foto della scritta, come fa con tutti i monumenti funebri degni di nota, prova a eseguire la ricetta. Man mano che posta, però, la cosa si ingrandisce: da un lato infatti riceve molti messaggi commossi di persone che raccontano una cosa ovvia quanto profonda, e cioè che quando vogliono omaggiare un caro estinto, si mettono a preparare il suo piatto preferito. Dall’altro viene sommersa da segnalazioni di tombe che portano incise delle ricette: e a quel punto si mette a battere a tappeto tutti gli Stati Uniti, dalla Florida all’Alaska. Usa ogni spostamento, ogni viaggio, da quello di lavoro al matrimonio dell’amica, per andare a visitare il cimitero più vicino. E quasi sempre la visita non è vana.
Poi il progetto prende forma e lei, oltre a provare le ricette, si mette in contatto con i parenti delle persone defunte, ricavando una storia ogni volta diversa, ma i cui ingredienti ricorrenti sono il cibo, il lutto e in ultima analisi l’amore. Curiosa cosa, ancora di più se possibile, nelle sue peregrinazioni Grant scopre che ci sono tre autrici di ricette – e relative lapidi – che sono ancora vive: semplicemente si sono portate avanti col lavoro. D’altra parte, chi non muore (ops) dalla curiosità di assistere al proprio funerale e visitare la propria tomba?
Cibo, morte e tabù
Ci sono delle culture, e dei culti – come quello messicano del dìa de los muertos, o alcuni riti asiatici – in cui la morte non è considerata un tabù, una cosa di cui si ha talmente paura che non si nomina mai, col risultato di pensarci sempre. Ma anche in Usa, tutto sommato, sono messi meglio di noi: chi non è rimasto meravigliato la prima volta che ha visto in un film americano il classico party con cibo e vino dopo un funerale. E in molti cimiteri ci sono dei tavoli da picnic sull’erba tra una tomba e l’altra. Da un punto di vista razionale, il cibo sembra l’espressione più concreta della vita, e quindi una cosa agli antipodi della morte. Ma se pensiamo che il cibo è la prima forma di amore, la connessione con chi non c’è più è inevitabile.
Dopo quattro anni, Grant ha raccolto le ricette più rappresentative in un libro, ma continua a ricevere segnalazioni e si appresta a visitare la prima lapide con ricetta d’Europa, in Olanda. Ovviamente lei stessa ha pensato a quale ricetta vorrebbe sulla propria tomba, ma pur non avendo preso una decisione definitiva, al momento propende per le linguine alle vongole. E voi, con quale piatto vorreste che vi ricordino?